Il governo gestisce irresponsabilmente la transizione energetica: serve uno sguardo allarmato

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Forse occorre uno sguardo allarmato sulla gestione della transizione energetica che il governo attuale gestisce irresponsabilmente, a dispetto dell’attenzione che meriterebbero i cittadini. La situazione è allarmante:

– il Pnrr è stato bocciato dalla Corte dei Conti Ue perché i programmi di spesa sono stati definiti incerti. Si avvicina la scadenza di giugno 2026 ed è sempre più chiaro che alcune misure non saranno attuate in tempo. Più che una revisione generale del Piano, servono modalità e strategie alternative, che permettano di salvaguardare gli obiettivi. Tuttavia, più passa il tempo e più gli spazi per una revisione complessiva si restringono, dati i tempi tecnici di realizzazione che una tale riformulazione richiede, difficilmente compatibili con le scadenze fissate dall’Ue. Per ragioni non solo settoriali, ma anche sistemiche, questo ritardo ostacola anche aspetti urgenti della riconversione ecologica, come emerge dalla riorganizzazione del polo carbonifero di Civitavecchia.

– Anche il Pniec italiano è stato bocciato dalla Ue perché sono insufficienti i programmi, soprattutto sulle rinnovabili, compresi i progetti di eolico offshore non alle viste, anche laddove già validati dalle popolazioni locali.

– Il presidente presso le commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec, Massimiliano Atelli, si è dimesso perché, a quanto ho potuto constatare personalmente, non ci sono risorse per pagare i componenti della commissione, con pagamenti fermi al 2023, comprese le relative trasferte. A nulla è valso denunciare le insufficienti dotazioni informatiche e le scarse risorse di personale amministrativo. Metà della commissione si è dimessa, l’altra metà è sopraffatta dalla mole di lavoro. L’approvazione dell’eolico di Civitavecchia è ferma anche per questo motivo.

– Il governo non riesce a nominare i presidenti delle Autorità portuali perché non trovano, tra FdI e Lega, l’accordo sui candidati. Il presidente della Commissione Trasporti della Camera, Salvatore Deidda (FdI), ha formalmente chiesto la sospensione delle votazioni in attesa che il governo trasmetta tutte le proposte di nomina, comprese quelle ancora bloccate da trattative politiche o in stallo nei rapporti con le Regioni. Anche la Commissione Trasporti del Senato ha adottato la stessa linea. Di conseguenza, paralisi nei porti italiani fino al 2026, con conseguenti impedimenti per il varo degli hub portuali per l’allestimento delle piattaforme galleggianti di pale eoliche al largo.

Secondo Terna e Mase, è necessario mantenere in servizio le due centrali sarde a carbone almeno fino a giugno 2026, anziché chiuderle, come previsto, a fine 2025. Mancano infatti all’appello centinaia di MW di accumuli contrattualizzati con il capacity market del 2024: finora ne sono effettivamente entrati in esercizio solo 110 su un totale di 506 MW.

Intanto l’Italia annuncia il suo ingresso nell’Alleanza nucleare europea. Il governo di Giorgia Meloni sembra sempre più intenzionato a reintrodurre in Italia la tecnologia del nucleare, che era stata bandita dopo i referendum del 1987 e 2011. Al Consiglio Energia del 16 giugno a Lussemburgo, il ministro italiano dell’Energia, Gilberto Pichetto Fratin, annuncerà che l’Italia aderirà all’Alleanza nucleare, lanciata dalla Francia per promuovere questa fonte di energia “a zero emissioni”. Dopo l’arrivo al potere di Meloni, l’Italia aveva deciso di partecipare all’Alleanza nucleare come paese osservatore. “C’è una scelta del governo in questa direzione”, ha detto Pichetto Fratin. E ha aggiunto con sbadata leggerezza: “L’Italia consuma 310 miliardi di chilowattora e la previsione è che già nel 2040 saremo a 600 miliardi. Da qualche parte, quindi, dobbiamo produrre l’energia se vogliamo rimanere un paese del gruppo di testa nel mondo, un paese ricco e che dà futuro ai nostri figli e nipoti”.

Non c’è dubbio che il governo stia mettendo in campo una strategia di dilazione dello sviluppo delle rinnovabili, così convenienti per la posizione geografica e l’autonomia energetica del Paese. Ma non sembra più questa la direzione di Pichetto Fratin e Meloni che nascondono un ulteriore ricorso al gas sotto il miraggio del nucleare. L’Italia si muove lungo una traiettoria sempre più interconnessa con gli Stati Uniti e il recente accordo bilaterale sul gas naturale liquefatto (Gnl), sostenuto da Giorgia Meloni e Donald Trump, si inserisce in una dinamica più ampia che travalica il piano energetico per toccare anche i settori della difesa, del commercio e dell’innovazione tecnologica.

Inoltre, il “piano di Azione 2025-2030 Italia-Argentina”, adottato a giugno dalla presidente del Consiglio e dal presidente argentino Javier Milei, impegna a favorire l’interazione tra le aziende argentine e italiane nello sfruttamento dello shale gas del bacino di Vaca Muerta. E che dire allora e in questo contesto della riconversione da carbone a rinnovabili a Civitavecchia, voluto da un progetto dal basso e forse anche per questo osteggiato dall’alto?

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Il Fatto Quotidiano

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