Il governo stoppa Costa sulla custodia cautelare: inammissibile il suo emendamento sul decreto sicurezza
- Postato il 13 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le coincidenze non sono mai casuali. Come quella che capita sulla custodia cautelare. È il 6 maggio quando s’incontrano il Guardasigilli Carlo Nordio e i suoi tre sottosegretari, Sisto, Delmastro, Ostellari. Sono ore caldissime per la scelta del Papa e del mini-vertice si perde la notizia. Ma i quattro decidono che è venuto il tempo di schiantare pure le regole basiche che consentono l’arresto a un pm, qualora ricorrano pericolo di fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato. Stanno lì, nel codice di procedura penale di Giuliano Vassalli, dal 1988. Purtroppo, col governo Meloni, è giunta la loro ora. E addosso hanno da tempo anche un altro “nemico”, il deputato Enrico Costa che più volte ha cercato di sopprimere almeno il presupposto della reiterazione.
Giusto nelle stesse ore dell’incontro, Costa sta pensando a un nuovo attacco, condiviso con i colleghi berlusconiani Tommaso Calderone e Pietro Pittalis. Il contenitore è lì, a portata di mano, il decreto Sicurezza, forte dei suoi 39 articoli, 14 nuovi reati, nove circostanze aggravanti, moltissimi aumenti di pena, firmato da Sergio Mattarella l’11 aprile, e ora alla prima boa della Camera. Un gioco da ragazzi. L’emendamento è presto scritto: salvo si tratti dei più gravi delitti, “qualora l’esigenza cautelare riguardi esclusivamente il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quello per il quale si procede, la custodia cautelare in carcere non può essere disposta nei confronti di soggetti incensurati”. Ma da lunedì sera, poco dopo le 19, sappiamo che l’emendamento è stato bloccato. “C’è stata una strage” ammette Costa. Un niet giunto dai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio Nazario Pagano e Cito Maschio, forzista il primo, meloniano il secondo, che hanno etichettato anche il suo come un emendamento “inammissibile”.
Costa ha presentato subito il suo ricorso. Ed è in buona compagnia. Dei 1.894 emendamenti oltre 400 sono stati dichiarati inammissibili. Ne restano 1.494. Ma il Pd con Federico Gianassi ha depositato ieri sera 139 ricorsi contro altrettante cancellazioni. Valentina D’Orso di M5S ne ha scritti 19 ricorsi, solo in materia di giustizia. Ma in quota opposizione, quando venerdì si arriverà ai voti, potranno esserci solo 500 emendamenti, 50 ciascuno Iv e Azione, 145 per M5S, 193 al Pd 193 e 56 per Avs. Quindi la “strage” di cui parla Costa è destinata a proseguire.
Ma politicamente la notizia è che, ancora una volta, il Guardasigilli Nordio vuole tutta per sé la ribalta delle leggi capestro sulla giustizia. Lo ha già fatto, “scippando” via via le proposte di Costa su abuso d’ufficio, separazione delle carriere, prescrizione, interrogatorio prima dell’arresto e tre gip anziché uno per le richieste cautelari. Non ce l’ha fatta, anche se ha tentato, con il bavaglio alla stampa sull’ordinanza di custodia perché l’ordine del giorno di Costa era già deflagrato in aula alla Camera. Adesso né Nordio, né i tre agguerriti sottosegretari intendono rinunciare ad appuntarsi la medaglia della stretta sulla custodia cautelare.
Ma la partita in aula del decreto sicurezza s’annuncia scabrosa. Già durissima la bocciatura del Csm con il parere della sesta commissione, al vertice il togato di Unicost Roberto D’Auria, perché non velocizzerà i tempi della giustizia penale. Non è certo “la moltiplicazione dei reati a favorire una migliore efficacia dell’organizzazione”, scrive il Csm, ma “interventi ispirati alla logica opposta della depenalizzazione”. Mentre la maggioranza punta “unicamente su alcuni delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione”, a partire dall’abuso d’ufficio, di cui la Consulta ha appena certificato la definitiva scomparsa. E certo il dl Sicurezza prosegue nell’invenzione di nuovi reati, come il rave party, e sull’inasprimento di quelli esistenti.
La scure sugli emendamenti è stata violentissima. Via tutti quelli che riguardano il vecchio partito fascista, come l’Avs Devis Dori contro il saluto romano. Soppresso quello di Alfonso Colucci di M5s che vorrebbe riallargare i poteri della Corte dei conti su scudo erariale e controllo concomitante sul Pnrr. Niet alla Dem Debora Serracchiani su più soldi alla Dia. No al Fondo per la morosità incolpevole che sottoscrive tutta la sinistra. Né l’aiuto agli studenti fuori sede che vorrebbe Vittoria Baldino di M5s. Almeno bocciato il leghista Igor Iezzi che vuole negare lo sciopero ai rider. Nessuna apertura a Luana Zanella di Avs sulla cannabis. Ça va sans dire bocciato Federico Cafiero De Raho che vuole ripristinare l’abuso d’ufficio e D’Orso che vuole sopprimere il reato di rave.
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