Il Museo della Ceramica di Savona celebra i cento anni dell’Art Déco con la prima grande mostra dedicata allo stile Albisola 1925

  • Postato il 1 agosto 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Generico luglio 2025

Savona. Il Museo della Ceramica di Savona celebra i cento anni dell’Art Déco con la prima grande mostra dedicata allo stile Albisola 1925, in programma dal 23 ottobre 2025 al 1° marzo 2026. Oltre 300 manufatti d’epoca dialogano con le opere contemporanee di Andrea Salvatori, per la prima volta protagonista di una esposizione nella veste di collezionista oltre che di artista.

Se il Déco fu il gusto cangiante e stratificato di un’epoca, le Albisole seppero tradurlo in uno stile ceramico coerente e riconoscibile, che sarà poi chiamato Albisola 1925. A raccontarne opere, protagonisti e il successo che riscosse in tutta Italia è la mostra Nel tempo del Déco. Albisola 1925, in programma dal 23 ottobre 2025 al 1° marzo 2026, al Museo della Ceramica di Savona, a cura di Donatella Ventura e Stella Cattaneo.

Promossa in occasione del centenario dell’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi del 1925, con il patrocinio del Comune di Savona e di AICC Associazione Italiana Città della Ceramica, è il progetto più articolato finora dedicato a questa originale declinazione ceramica dell’Art Déco.

Ricca di oltre 300 manufatti in ceramica, provenienti da collezioni pubbliche e private, la mostra accosta l’indagine storica alla ricerca contemporanea, grazie al coinvolgimento di Andrea Salvatori, artista visivo e ceramista faentino.

Nascita e storia

Nel panorama albisolese degli inizi del Novecento, sono tre le figure che aprono la strada alla modernità: il ceramista e pittore Manlio Trucco e il ceramista e fotografo Ivos Pacetti, che portano in Liguria le suggestioni del Déco internazionale, insieme a Tullio Mazzotti, ceramista, scultore e poeta che si muove tra Déco e Futurismo.

È Trucco, in particolare, che dal 1921 inizia a trasferire su ceramica gli stimoli assorbiti a Parigi nell’atelier Martine di Paul Poiret, dove lavora fino allo scoppio della Prima guerra mondiale come disegnatore e decoratore. Ispirandosi alle composizioni floreali realizzate per tessuti e carte da parati, Trucco dà forma a una nuova cifra stilistica per la decorazione ceramica che sarà via via condivisa anche da altre botteghe del territorio ligure. È così che nasce lo stile Albisola 1925, come sarà poi definito dalla storica e critica d’arte Rossana Bossaglia in occasione della mostra Albisola 1925: ceramica degli anni ’20 del 1979.

Il successo in Italia

Alla II Biennale di Arti Decorative di Monza del ’25 vengono esposte con successo ceramiche in stile Albisola 1925: nell’allestimento ligure spiccano i manufatti di Manlio Trucco e delle botteghe albisolesi Casa dell’Arte, Alba Docilia e Giuseppe Mazzotti. A seguire, il nuovo stile si diffonderà velocemente nell’intera penisola, diventando un simbolo della ceramica Déco italiana. Fino agli anni Trenta, molte manifatture – tra cui quelle del basso Piemonte, della Toscana e del Lazio – ne saranno profondamente influenzate.

Caratteristiche dello stile Albisola 1925

In questo nuovo linguaggio, la decorazione si sviluppa sull’intero corpo dell’opera. I soggetti s’ispirano alla natura, ma la reinterpretano in modo radicale: foglie, fiori e figure animali vengono fortemente stilizzati, i contorni definiti, resi netti, le sfumature annullate fino a diventare, in alcuni casi, puri elementi grafici. Tra i temi ricorrenti: la fenice, le foglie accartocciate, ma soprattutto i fiori, principalmente la rosa, e ancora ciliegie, uva e limoni, tutti trattati in modo elementare, sottolineati da marcate linee nere, con campiture compatte e prive di sfumature. Le tinte sono decise: tipico il giallo con il bruno e il nero, o il bruno manganese su fondo grezzo di terracotta; a volte compaiono tocchi di bianco e di rosso, ma lo stile si caratterizza anche per colori vivaci e una policromia che gioca con l’azzurro, il verde, il nero e l’arancio.

Passato e presente in mostra al Museo della Ceramica di Savona

Nel tempo del Déco. Albisola 1925 parte dall’esperienza parigina per introdurre i visitatori nel gusto di un’epoca scintillante e allo stesso tempo drammatica, che nelle arti applicate ha voluto esaltare la ricercatezza e il saper fare.

In esposizione, opere provenienti dalle botteghe dell’epoca, attive soprattutto ad Albissola Marina e ad Albisola Superiore, ma anche a Savona e a Varazze: la Fenice di Manlio Trucco, la Casa dell’Arte, la Fabbrica Mazzotti, l’Alba Docilia, la Landa, la C.A.S. (Ceramiche Artistiche Savonesi) di Bartolomeo Rossi e la bottega di Dario Ravano, ma anche manifatture meno conosciute come l’Artigiana, la Fiamma e la Ceramica Sansobbia.

Ad affiancarle, alcuni manufatti, abiti, accessori e complementi che contestualizzano il gusto Déco internazionale.

In linea con l’approccio curatoriale del museo savonese, la mostra unisce l’indagine storica alla ricerca sul contemporaneo. Da qui nasce la collaborazione con Andrea Salvatori,
scultore e ceramista faentino legato ai luoghi della ceramica ligure dove ha già esposto in passato, a cui è dedicata un’intera sezione della mostra. Salvatori partecipa al progetto espositivo in una duplice veste finora inedita nel suo percorso: non solo come autore, ma anche come collezionista.

Insieme ad alcune serie di suoi lavori ispirati ai codici del Déco, infatti, presenterà un’ampia selezione di ceramiche appartenenti alla sua collezione privata, esposta per la prima volta al pubblico: manufatti in stile Albisola 1925 non solo di area savonese, ma provenienti anche dalla Toscana e dal Lazio, in dialogo con carte da parati anni Venti e incisioni.

Nel tempo del Déco. Albisola 1925 offre l’occasione di riscoprire un capitolo poco indagato delle arti decorative italiane, espressione di un territorio che da periferia ha saputo trasformarsi in un crocevia internazionale per la ceramica artistica e artigianale. Il dialogo tra pezzi storici e contemporanei, provenienti da diversi distretti italiani, testimonia il fascino esercitato – in tempi e in luoghi diversi – da questo stile decorativo, che continua a sorprendere per la sua attualità.
La mostra sarà accompagnata da un fitto public program di laboratori, attività didattiche e visite guidate a tema.

La produzione contemporanea

Ancora oggi alcune botteghe albisolesi lavorano su varianti e attualizzazioni dello stile Albisola 1925 che è possibile trovare ad Albissola Marina presso Ceramiche Mazzotti, Ceramiche Viglietti, Fabbrica Ceramiche G. Mazzotti 1903, La Nuova Fenice e, ad Albisola Superiore, presso Studio Ernan Design.

Approfondimenti

Andrea Salvatori (Faenza, 1975)

Internazionalmente riconosciuto come artista visivo, Andrea Salvatori predilige la ceramica come mezzo espressivo con il quale crea sculture che mescolano, con un’ironia un po’ caustica, oggetti come vetri di Murano, porcellane di Meissen o ceramiche dell’epoca di Ginori, recuperate in mercatini dell’usato e dell’antiquariato, con elementi magistralmente creati dall’artista, generando un inaspettato slittamento semantico che produce straniamento. Il risultato è unico, una miscela di cultura pop e estetica kitsch: un modo effettivo ed arguto di rovesciare il piano del reale in una potente combinazione di maestria artigianale e genuina ironia. Tra le mostre personali, nel 2020: Intorno a Michelangelo I Tesori Rinascimentali di Albissola e Savona in dialogo con la scultura contemporanea di Andrea Salvatori, a cura di Luca Bochicchio, Palazzo Ducale, Cortile Minore, Genova; Casa Museo Jorn, Albissola Marina (SV); MuDA Museo Diffuso Albissola Marina (SV); Centro Esposizioni Lavanderia, Albissola Marina (SV); Complesso della Cattedrale: Cappella Sistina e Appartamenti di Pio VII, Savona; Pinacoteca Civica Museo d’Arte di Palazzo Gavotti, Savona. Ikebana Rock’n’Roll, Biennale Mosaico Ravenna, a cura di Davide Caroli, Palazzo Rasponi dalle Teste, Ravenna. Nel 2016: Gli specchi dovrebbero pensare più a lungo prima di riflettere, a cura di Sabrina Samorì e Silvia Battistini, Museo Civico d’ Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Bologna. Nel 2017: Otium cum Dignitate, Andrea Salvatori, scultore, a cura di Guido Cabib, Museo Civico, Gaetano Filangieri, Napoli.
www.salvatoriandrea.it

Manlio Trucco (Genova 1884 – Albisola Superiore 1974)

Avvia la sua formazione artistica frequentando contemporaneamente l’Accademia Ligustica di Belle Arti e lo studio del pittore Luigi De Servi. Inizia la sua carriera in ambito genovese e prosegue la sua formazione a Firenze, presso l’Accademia e la Scuola libera del Nudo. Nel 1906 parte insieme alla moglie Cornelia Pesse per un lungo viaggio in Messico; qui resta fino al 1910, quando decide di ritornare a Genova e riprendere l’attività espositiva. Nello stesso anno, riparte diretto a Parigi: entra in contatto con la comunità artistica italiana e inizia a lavorare nell’atelier Martine di Paul Poiret per cui crea motivi per la stampa di seterie e si occupa del settore arredamento di mobili con decori a rilievo. Rientra poi in Italia e nel 1921 inizia la collaborazione con la fabbrica di ceramiche Casa dell’Arte di Albisola Capo, assumendo la direzione artistica del settore moderno. Dopo una breve collaborazione con le Ceramiche Poggi di Albissola Marina, nel 1922 fonda ad Albisola Capo, insieme al pittore Cornelio Geranzani, la Fenice: fabbrica di ceramiche a carattere prettamente artistico ai cui destini sarà legato per circa 15 anni e con la quale prende a parte alle principali esposizioni di arte decorativa in Italia e all’estero. Tra il 1925 e il 1927 è coinvolto nella partecipazione della Liguria alle Esposizioni di Arte Decorativa di Monza e Parigi. Conosce l’architetto Mario Labò, con cui studia la realizzazione delle prime ceramiche in serie di Arturo Martini. Successivamente anche Francesco Messina collabora con la Fenice. Nel 1937, la consapevolezza di indirizzarsi verso una produzione di segno commerciale lo porta a cedere la Fenice ad Ernesto Daglio. Trucco crea presso la propria abitazione, affacciata sull’Aurelia e progettata dall’architetto Labò, la ditta individuale Manlio Trucco Ceramiche d’arte. Da questo momento riprende con regolarità l’attività pittorica, che diventa nel dopoguerra quasi esclusiva. Nel 1960 cessa l’attività commerciale e qualche anno dopo dono al Comune di Albisola Superiore la sua proprietà vincolandola alla creazione di un museo, oggi Museo Manlio Trucco.

Tullio Mazzotti [Tullio d’Albisola] (Albisola Superiore, 1899 – Albissola Marina, 1971)

Poeta, ceramista, scultore e ceramologo, fin da giovane collabora con il fratello Torido alla gestione della fabbrica di ceramiche di famiglia.

Qui, agli inizi degli anni Venti, affianca alla riproduzione degli stili antichi ispirazioni di gusto Déco. Cruciale sarà la partecipazione all’Expo di Parigi nel 1925. Da quest’esperienza inizia una trasformazione delle decorazioni, ibridate da motivi Déco e temi futuristi che, a seguito dell’incontro con Filippo Tommaso Marinetti, faranno della bottega il cuore della ceramica futurista italiana. Tullio, ribattezzato Tullio d’Albisola da Marinetti stesso, partecipa in prima persona alla realizzazione di opere futuriste firmando creazioni “antimitative” come il celebre boccale policentrico Fobia antimitativa, conservato al MIC di Faenza. Nei laboratori della MGA svolge il ruolo fondamentale di catalizzatore di movimenti culturali ed è il primo ad avere l’intuizione di invitare artisti provenienti dall’Italia e dall’estero a lavorare nei laboratori di famiglia; come Lucio Fontana, che arriva ad Albissola nel 1936 e resta, per oltre trent’anni, legato al borgo ligure. Eclettico e brillante, Mazzotti pubblica libri di poesie, spesso illustrati dall’amico Nino Strada, o piccole antologie di ceramiche con introduzione in versi. Realizza le celebri Litolatte, libri di latta prodotti dalla Nosenzo, con testi propri e di Marinetti e illustrazioni di Bruno Munari. Esperto ceramista, scrive saggi di storia e critica sulla tradizione ceramica ligure. Nel 1959, Tullio e il fratello Torido Mazzotti proseguono separatamente l’attività; Tullio e la sorella Vittoria fondano la ditta “VMA – Vittoria Mazzotti Albisola” con sede nella casa futurista ideata da Nicolaj Diulgheroff all’inizio degli anni Trenta.

Ivos Pacetti (Figline di Prato 1901 – Albisola Capo 1971)

Durante la grande guerra a Genova, è disegnatore alle Medie Artiglierie della Società Ansaldo; dopo il conflitto, è restauratore, autore di mobili in stile e copista. Il 1920 è l’anno della svolta: si trasferisce ad Albisola e inizia a collaborare con la M.A.S. (Maioliche Artistiche Savonesi) di Dario Ravano. Inizia una fortunata carriera di ceramista che lo porterà ad affiancare alcune tra le più importanti manifatture locali (MAS, La Casa dell’Arte, Alba Docilia, ILSA e S.P.I.C.A.), fondando poi La Fiamma. Catturato dall’estetica futurista, aderisce al movimento di Marinetti, partecipando alle principali esposizioni del gruppo come la Mostra Nazionale d’Arte Futurista (Palazzo Ducale di Mantova), l’Omaggio futurista a Umberto Boccioni (Galleria Pesaro di Milano) e la Prima Mostra Nazionale d’Arte Futurista (Palazzo del Sindacato Ingegneri a Roma). Dal 1939 è direttore artistico dell’ILSA dove imposta una produzione di tipo industriale; successivamente fonda “La Tavola della Pupa”, una tra le prime fabbriche in Italia a produrre servizi di ceramica in miniatura per bambini. Nel 1956 apre il nuovo, modernissimo, stabilimento Ceramiche Minime Fratelli Pacetti che si specializza in prodotti di confezione per l’industria e nella realizzazione di monotipi artistici. Se la ceramica ha rappresentato il suo principale campo d’azione come artista e imprenditore, altrettanto significativo è stato il suo impegno nella pittura e nella fotografia.

Museo della Ceramica di Savona

Con oltre mille opere conservate al suo interno, il Museo della Ceramica di Savona custodisce sei secoli di storia della ceramica, dal 1500 ai nostri giorni. Inaugurato nel 2014, trova spazio in pieno centro a Savona, nelle sale del Palazzo del Monte di Pietà – uno dei più antichi d’Europa –, oggi proprietà della Fondazione De Mari, che ha voluto restituirlo alla città dopo un attento restauro.
Un contenitore storico di pregio per una collezione che attraversa i secoli raccontando tanto il territorio quanto le sue connessioni artigianali e artistiche internazionali.

Autore
Il Vostro Giornale

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