Il partito del mattone si prende la Valle Camonica, sì alla riduzione del Parco dell’Adamello: “Ora più facile costruire”
- Postato il 29 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Alla fine il partito del mattone vince. E sull’asse Pirellone-Comunità montana si prende la Valle Camonica. I sindaci bresciani – la Comunità montana ne comprende 40 – hanno votato per ridurre la superficie del Parco regionale dell’Adamello. Centrodestra e centrosinistra. Ridurre di quanto? La proposta iniziale della Lega indicava di riperimetrare l’area dai 1.600 metri di quota in su (così facendo, il Parco sarebbe stato dimezzato, da 51mila ettari a 25mila). Ora il documento, approvato ieri sera, 28 luglio, stabilisce che saranno i centri abitati ad essere esclusi dall’area protetta. Vale a dire, 19 Comuni. L’obiettivo? Come denunciato da Legambiente, “avere mano libera per costruire il più possibile”. Durissima anche Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi): “Pensare di poter ridefinire in qualsiasi momento i confini di un’area protetta, escludendo centri abitati o zone in cui poter effettuare nuove infrastrutturazioni, mira ad ottenere consenso elettorale sul breve periodo, ma significa compromettere quanto con fatica è stato realizzato dal sistema delle aree protette. Ancora una volta arriva dall’Italia un pessimo segnale”.
A opporsi alla decisione è stato il Comitato di difesa del Parco, che ha richiamato circa 200 cittadini e attivisti all’assemblea della Comunità montana. Dopo due ore di dibattito, i sindaci hanno dato il via libera all’iniziativa della Lega (e di Davide Caparini, consigliere regionale, vero regista dell’operazione). Il documento approvato chiede di semplificare le procedure in materia di tutela del paesaggio al fine di ridurre i passaggi burocratici. Di fatto, si vorrebbe spingere per una legge nazionale che dia valore vincolante al parere della Commissione paesaggio per progetti all’interno del Parco stesso. E addio controlli terzi e più stringenti. Per i promotori, escludere i centri abitati dall’area protetta significa andare incontro a cittadini e uffici comunali, sveltendo le procedure. Il rischio, come denunciato dal Comitato e dalle associazioni ambientaliste, è che si voglia dare mano libera per costruire. “In un momento in cui, anche a causa della crisi climatica, le aree protette sono chiamate ad essere modelli di riferimento – conclude Cipra – dalla Lombardia e dalla Valle Camonica arriva un chiaro segnale che va nella direzione dello svilimento delle direttive comunitarie di tutela e della legittimazione di interventi con impatto sull’ambiente anche in aree di pregio naturalistico”. Il prossimo passo è l’istituzione di un tavolo permanente tra la Comunità montana e la Regione Lombardia.
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