Il Ponte sullo Stretto come spesa militare NATO?

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Politica
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Il Ponte sullo Stretto di Messina, da decenni simbolo di promesse mai mantenute e al centro di controversie politiche, potrebbe finalmente vedere la luce grazie a una mossa di finanza creativa. L’idea è quella di far rientrare l’opera tra le spese militari strategiche previste dal nuovo impegno NATO: un innalzamento della spesa per la difesa al 5% del PIL, voluto fortemente dall’amministrazione americana guidata da Donald Trump.

In questa ripartizione, il 3,5% del PIL sarebbe destinato alla spesa militare in senso stretto, mentre l’1,5% verrebbe riservato a infrastrutture strategiche che possono rafforzare la mobilità militare. È proprio qui che il Ponte si inserirebbe, diventando formalmente un’opera di interesse strategico per la sicurezza euro-atlantica. Salvini, sostenitore storico del progetto, ha proposto di usare questa via per ottenere i fondi necessari, aggirando così le difficoltà legate al reperimento di risorse nazionali.

Strategia, polemiche e costi: la “militarizzazione” del Ponte

Secondo un rapporto governativo citato da Politico Europe, il Ponte agevolerebbe il movimento di truppe e mezzi militari tra la Sicilia e il continente, rafforzando le capacità logistiche dell’Italia e dell’Alleanza atlantica. Il ragionamento, sostenuto anche da Giorgia Meloni, è che la Sicilia rappresenti un nodo strategico nel Mediterraneo, avamposto verso il Medio Oriente e l’Africa.

L’ipotesi, però, ha scatenato reazioni politiche opposte. La deputata M5S Daniela Morfino accusa il governo di voler applicare arbitrariamente l’etichetta “militare” a qualsiasi progetto, “anche a un marciapiede”, pur di far quadrare i conti. Anche il centro studi tedesco Bertelsmann Stiftung ha lanciato l’allarme sul rischio di “contabilità creativa” per raggiungere il 5%.

Il costo del Ponte si aggira attorno ai 13 miliardi di euro. Classificarlo come infrastruttura strategica permetterebbe di sbloccare procedure e fondi con maggiore facilità. Tuttavia, il progetto definitivo non è ancora pronto, e le critiche si moltiplicano, anche in considerazione dei sacrifici richiesti in altri settori come la sanità e l’istruzione.

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Il Ponte sullo Stretto come spesa militare NATO? (foto ANSA) – Blitz quotidiano

L’Europa osserva, l’Italia valuta: chi pagherà davvero?

A Bruxelles, intanto, si discute di mobilità militare e grandi reti infrastrutturali in una riunione con esperti NATO, funzionari UE e rappresentanti dei 27 Paesi membri. Sul tavolo ci sono almeno 500 progetti strategici, molti dei quali nel Sud Italia, pensati per migliorare la capacità di spostamento di uomini e mezzi militari.

Secondo la Commissione Europea, spetta all’Italia stabilire se il Ponte abbia natura militare o civile. La classificazione delle spese pubbliche segue la metodologia Cofog (OCSE e ONU), e per rientrare nelle clausole di flessibilità serve una chiara motivazione strategica.

Tre, dunque, le strade aperte per il finanziamento: utilizzare risorse nazionali, chiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia con giustificazione militare, oppure cercare un cofinanziamento europeo. In ogni caso, il progetto potrebbe contribuire al raggiungimento del target NATO del 5%, diventando così simbolo – e possibile precedente – di una nuova stagione di investimenti ibridi tra difesa e infrastrutture civili.

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Blitz

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