Il precipizio dei bambini sperduti, il nulla da dove nasce il dolore del mondo

  • Postato il 11 maggio 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Il precipizio dei bambini sperduti, il nulla da dove nasce il dolore del mondo

Share

Nel mese di maggio ricorre la Giornata Internazionale dei Bambini Scomparsi, una piaga secolare e atroce


“Dite a mia madre che non tornerò”: nelle parole di “Sally” di Fabrizio De André risuona un breve testamento che i bambini scomparsi non potranno mai lasciare. Maggio è il mese dedicato ai bambini scomparsi e rapiti, fenomeno in preoccupante crescita e talmente esteso da aver avuto bisogno di una giornata internazionale dedicata alla sensibilizzazione sul tema. Merce di scambio, schiavi, oggetto di riscatto: quella dei bambini scomparsi è una dimensione tristemente cresciuta con l’uomo, che ad ogni nuova notizia di un rapimento ha sempre lasciato il mondo col fiato sospeso e che ha ispirato cinema e letteratura.

BAMBINI SCOMPARSI, CONSUETUDINE NELLE CIVILTÀ ANTICHE


Già nelle civiltà più antiche e lontane nel tempo il rapimento dei bambini era quasi una consuetudine: spesso i bambini venivano rapiti nel corso delle guerre per utilizzarli come ostaggi, pratica molto comune anche alle famiglie nobiliari e non soltanto ai militari. In Egitto, soprattutto, i bambini venivano fatti prigionieri e ridotti in schiavitù. Sempre in nome della loro innocenza, erano utilizzati spesso come strumenti imbonitori nei confronti delle divinità o perché si affiliassero a dei culti religiosi. Venivano rapiti e sacrificati in onore degli dèi affinché questi ultimi fossero magnanimi; tutti davano per scontato che gli dèi gradissero il sacrificio di una giovane vita, ma nessuno li ha mai immaginati a inorridire per questo. Vennero poi le guerre, teatri di orrori a cielo aperto. Non bastavano gli eccidi e gli sfollamenti, le violenze, le migliaia di morti inutili: durante il primo conflitto mondiale i rapimenti furono piuttosto scoordinati e forse non del tutto intenzionali, ma molti bambini vennero separati dalle loro famiglie a causa dei bombardamenti e dalle esigenze di evacuazione di paesi o città.

IL DESTINO DEI SOPRAVVISSUTI

Chiunque sfuggisse alla violenza della guerra e riuscisse a mettersi in salvo, difficilmente ritrovava i propri familiari. Il destino dei piccoli sopravvissuti si sarebbe poi compiuto tra le mura di un orfanotrofio o nella speranza di un supporto da parte della chiesa. Qualcuno tra loro veniva inserito di forza tra le fila militari ed arruolato, a molti veniva richiesto di mentire sulla propria età per aumentare i numeri dei soldati. In altre zone, come ad esempio accadeva per il Belgio e la Francia, molti bambini venivano portati via e costretti a lavori forzati estremamente faticosi ma adatti alle loro corporature minute.

IL PROGETTO LEBENSBORN

Nella Seconda Guerra Mondiale, però, la strategia di rapimento cambiò e fu più mirata. Parliamo in particolare del Progetto Lebensborn, detto anche “Progetto Sorgente di vita”, ideato dai nazisti e nello specifico da Heinrich Himmler, che mirava a riunire bambini con caratteristiche ariane all’interno dei territori occupati (prevalentemente Cecoslovacchia e Polonia) per poi procedere con un processo di “germanizzazione”. Molti di quei bambini non ricordarono mai più le loro origini, vennero affidati a famiglie tedesche e ribattezzati con nomi tedeschi. Molti di quei bambini, anche dopo la fine della guerra, rimasero convinti di essere tedeschi per tutto il resto della loro vita.

LE JUGUN IANFU

Qualunque altro bambino che non possedesse colori o lineamenti tipicamente individuati come “ariani” diventava, per i nazisti, oggetto di esperimenti medici. I più fortunati venivano giustiziati dalle famiglie e quindi in rarissimi casi non separati da loro. Anche in Giappone e nello specifico nei territori come Filippine, Cina e Corea, i bambini venivano rapiti per diventare dei kamikaze o per lavorare nei campi. Le bambine e le ragazzine venivano invece sottratte alle loro famiglie per diventare schiave sessuali per i soldati dell’esercito, le cosiddette “Jugun ianfu”, le “donne di conforto”, anche se si trattava di bambine molto piccole.

IL CASO DI TOMMASO ONOFRI


Alcuni rapimenti hanno segnato invece la storia contemporanea. Quello di Tommaso Onofri, ad esempio, che ancora oggi viene ricordato semplicemente come “il piccolo Tommy”, quasi che il tempo abbia voluto in qualche modo calcificare il suo ricordo nell’innocenza di quei diciotto mesi di età mai trascorsi, mai cambiati, mai cresciuti; mentre tutta Italia aspettava e sperava col fiato sospeso di vederlo ricongiungere alla famiglia credendolo ancora vivo, Tommy era in realtà morto già pochi minuti dopo il rapimento. Il suo corpo venne ritrovato con evidenti segni di strangolamento e colpi alla testa. Quello di Denise Pipitone rimane un caso sospeso nel tempo.

BAMBINI SCOMPARSI, DENISE PIPITONE

Sparita da casa all’età di 4 anni dalla sua casa di Mazara del Vallo, non ha mai più fatto ritorno. Nel tempo si sono succedute indagini, sospetti e interrogatori, perfino ragazzine e ragazze che, a distanza di anni, erano state individuate come quella bambina ormai cresciuta che poteva essere ancora viva e fortunatamente salva. Purtroppo nessuna di queste versioni si rivelò mai quella vera.

ANGELA CELENTANO, ANCORA UN MISTERO

E così anche la vicenda di Angela Celentano, scomparsa all’età di 3 anni e mai più ritrovata, rimane avvolta nel mistero. Stessa sorte è toccata ad Emanuela Orlandi, il cui nome e la cui storia pongono ancora oggi il Vaticano sotto l’occhio implacabile dell’opinione pubblica e ne fanno ancora tremare i freddi marmi.

RAPIMENTO BAMBINI TOCCA CORDE INTOCCABILI


Il punto è che il rapimento dei bambini ha un potere inaudito: tocca corde intoccabili da qualunque altra tragedia, è capace di creare dei profondi buchi neri di attese e di vane speranze – profondi e forti. Difficilmente si vede una comunità pregare e sperare con tanta forza come quando si prega e si spera perché un bambino scomparso faccia ritorno in famiglia. Crea un precipizio artificiale, mentale, all’interno del quale crollano tutti gli adulti e in particolar modo i genitori che riconoscono la sconcertante innaturalità di sopravvivere ai propri figli, presi alla sprovvista da un evento controtempo e contro natura.

LA STORIA DI ETAN PATZ


La storia di Etan Patz cambiò qualcosa. Non tutto, ma qualcosa. E di importante, anche; Etan scomparve in America, precisamente a New York, il 25 maggio del 1979 all’età di sei anni. La repentinità della sparizione e il totale horror vacui in cui la polizia brancolò per anni senza che si riuscisse a venire a capo del dove, del come e del perché, rese indispensabile l’istituzione di una giornata internazionale dedicata ai bambini scomparsi.

UN TEMA PASSATO A LUNGO INOSSERVATO

Questo perché quello dei bambini rapiti è stato, di fatto, un tema passato inosservato fin troppo a lungo in diversi Paesi del mondo, per troppo tempo considerato secondario, quasi del tutto ignorato. I numeri del Ministero dell’Interno sono molto chiari: nei primi quattro mesi del 2024 sono state registrate in Italia quasi seimila denunce di scomparse di minori. Circa 1500 di queste riguardano bambini italiani e quasi 4 mila bambini stranieri. Nonostante il lieve miglioramento rispetto al 2023, rimangono numeri estremamente preoccupanti.

LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI BAMBINI SCOMPARSI


La Giornata Internazionale dei Bambini Scomparsi nasce innanzitutto con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, ma anche e soprattutto di istruirla sulle procedure più importanti da seguire nei primissimi momenti successivi all’acclarata o sospetta sparizione di un bambino: è fondamentale prima di tutto conoscere i numeri d’emergenza da contattare, compreso il Numero Unico Europeo. Al resto ci pensa la tecnologia, che per fortuna oggi rende molto meno intricate ricerche che già da sole portano con sé un peso non indifferente. La collaborazione con le scuole ha assunto di recente un’importanza fondamentale, volta a formare e a rendere più sensibili gli adulti ai quali è richiesto di mostrare massima apertura nei confronti della fragilità dei bambini.

“BIMBI SPERDUTI”

L’autore britannico James Matthew Barrie scrisse di un mondo incantato chiamato “L’Isola Che Non C’è” e di una comunità di bambini scomparsi detti “Bimbi Sperduti”, destinati a non crescere mai: allegoricamente, è un tenero richiamo alla Morte che prende con sé quei piccoli troppo presto. Se questo mondo avesse anche solo un briciolo della compassione che la Letteratura ha il dono di trasmetterci, se un po’ della magia di Peter Pan potesse applicarsi a un mondo al contrario come quello in cui viviamo oggi, potremmo forse sopportare l’esistenza di un’Isola Che Non C’è popolata da Bimbi Sperduti, ma felici.

LA SEGRETA SPERANZA


Perché non è forse questa la segreta speranza di chi deve immaginarsi l’esito della scomparsa di un bambino? Nella tremenda assenza di certezze, la sola consolazione sarebbe quella di immaginarli felici, altrove, in un luogo diverso da quello in cui sono stati visti sorridere per l’ultima volta.

Share

Il Quotidiano del Sud.
Il precipizio dei bambini sperduti, il nulla da dove nasce il dolore del mondo

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti