Il ritorno del Beato Angelico: le sue più grandi opere riunite a Firenze (comprese le pale d’altare disperse due secoli fa)
- Postato il 5 ottobre 2025
- Cultura
- Di Il Fatto Quotidiano
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Basta leggere il titolo della mostra per avere la sensazione che si tratta di un evento. Quella che si è aperta il 26 settembre a Palazzo Strozzi di Firenze si intitola sic et simpliciter Beato Angelico, cioè un soprannome, già utilizzato dai suoi contemporanei, preceduto dal riconoscimento del suo status religioso, che solo Papa Giovanni Paolo II avrebbe formalizzato non più di una quarantina di anni fa. Nel titolo, altre parole sarebbero apparse superflue, talmente è alta la fama dell’artista.
A 70 anni esatti dalla grande mostra che nel 1955 fu organizzata per celebrare i 500 dalla morte, il famoso frate pittore – il cui vero nome era Guido di Pietro, poi chiamato fra’ Giovanni da Fiesole – torna protagonista di un progetto ambizioso, di un evento artistico difficilmente ripetibile e che ha in sé il pregio della diffusione, non solo in città, bensì sul territorio, considerata la prolificità dell’artista e, purtroppo, la dispersione di molte sue opere causata dalla soppressione degli enti e delle confraternite religiose voluta dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena che ebbe effetti devastanti sul patrimonio artistico. Anche per questo motivo la mostra ha il grande pregio di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni, offrendo un’occasione unica di lettura completa, o quasi, di opere irrimediabilmente smembrate.





Curata da Carl Brandon Strehlke (curatore emerito del Philadelphia Museum of Art), insieme a Stefano Casciu (direttore regionale dei Musei nazionali della Toscana) e ad Angelo Tartuferi (già direttore del Museo di San Marco), la mostra Beato Angelico si è aperta dopo quattro anni di intenso lavoro di preparazione, ma grazie al quale fino al 25 gennaio a Palazzo Strozzi si possono ammirare circa 150 opere che hanno coinvolto 70 prestatori, compresi alcuni dei più grandi musei italiani ed esteri.
Come scritto, la mostra è diffusa: oltre a Palazzo Strozzi è coinvolto il Museo di San Marco, il “tempio” dell’Angelico dove lavorò nell’omonimo convento tra il 1438 e il 1445 e dove si vedono i suoi famosi affreschi dai quali traspare la profonda religiosità delle sue opere e le sue doti di umiltà e umanità.
Artisticamente, la sua pittura rappresentò il passaggio dallo stile tardo-gotico a quello del primo Rinascimento, quando dai dipinti dal fondo dorato si passò a una preponderanza del colore, di cui Beato Angelico fu un vero e proprio maestro. Come sottolineato dal curatore Strehlke, è “soprattutto attraverso l’utilizzo della luce, della prospettiva e del paesaggio che si percepisce la novità della pittura di Beato Angelico” e davvero si resta estasiati – sala dopo sala, opera dopo opera – di fronte all’intima e particolareggiatissima bellezza delle sue opere.
Ma non basta: per rendere la mostra ancora più attraente, gli organizzatori hanno previsto il costante raffronto tra la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico con altri pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, Benozzo Gozzoli ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia, tutti presenti con opere di gran livello.
La mostra a Palazzo Strozzi si dipana attraverso otto sale: si inizia con quella dedicata a Santa Trinita, dove vi sono le tracce del suo “esordio” nell’arte (con la meravigliosa Pala Strozzi); poi segue la sala che evidenzia il suo “nuovo linguaggio” (da non perdere il Giudizio universale) e la terza con le opere da San Marco, in cui compare un delizioso San Girolamo nello studio di Jan Van Eyck. Nella quarta si ammira la Crocifissione sagomata dell’Angelico messa a confronto con altre due; quindi nella quinta sala si ammirano i volti santi e nella sesta opere legate a grandi committenze. Le ultime due sale sono dedicate al periodo romano dell’Angelico e al suo rapporto coi Medici, ed è qui che si possono ammirare due opere fondamentali come la decorazione dell’Armadio degli Argenti della Santissima Annunziata e la Pala di Bosco ai Frati, per il convento francescano in Mugello, terra d’origine della dinastia.
Molto suggestivo anche il percorso di visita nel Museo di San Marco diviso in varie sezioni, nelle quali svettano il Tabernacolo dei Linaioli (per l’Arte dei mercanti di lino), la cui cornice marmorea era stata disegnata da Ghiberti, e il focus sull’Angelico miniatore, allestito nella suggestiva Biblioteca di Michelozzo, la prima pubblica del Rinascimento. Si tratta, in sintesi, di una mostra che non è solo una mera esposizione di opere d’arte, bensì un grande progetto culturale per la cui realizzazione sono scese in campo energie pubbliche e private, con l’obiettivo comune di dar vita a un vero e proprio evento.
Info
“Beato Angelico”
Dove | Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze
Quando | Fino al 25 gennaio 2026
Orari | Tutti i giorni 10-20 – Giovedì fino alle 23
Web | palazzostrozzi.org
Social | Ig @palazzostrozzi – Fb
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