Il sottile legame del Premio Nobel per la letteratura László Krasznahorkai con Torino

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Cultura
  • Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Che legame c’è tra il Premio Nobel 2025 per la Letteratura László Krasznahorkai e Torino? E’ un legame sottile ma c’è. Bisogna partire dall’opera dell’autore ungherese non come romanziere, ma come sceneggiatore.

Krasznahorkai infatti, premiato “per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte”, è il principale collaboratore del regista Bela Tarr, ungherese come lui, con il quale ha scritto 5 film.

L’ultimo di questi risale al 2011 e si intitola “Il cavallo di Torino“.

Il cavallo di Torino

Tarr e Krasznahorkai si ispirano ad un episodio della vita di Friedrich Nietzsche che, mentre viveva a Torino, nel 1889, vide un vetturino frustare il suo cavallo. Nietzsche rimase impressionato dalla violenza dell’uomo, lo fermò e abbracciò il cavallo, come per consolarlo di quella violenza gratuita ricevuta. Secondo alcuni fu proprio quell’episodio a far scattare la follia nella mente del filosofo, che lo accopagnò negli ultimi anni di vita.

Il film parte dalla ricostruzione di quella scena e si sviluppa poi in sei parti successive, che raccontano sei giorni successivi della vita di un vetturino che vive con la figlia in campagna. Qui arrivano vari personaggi che mostrano la distruzione a cui sta andando incontro il mondo. E’ una storia di rassegnazione e sconfitta. I protagonisti vorrebbero fuggire e salvarsi, ma non ce la fanno e intorno a loro tutto muore: il cavallo smette di nutrirsi, il pozzo si secca, la brace finisce, la luce del sole si spegne.

Il cavallo di Torino, che è girato come sempre da Bela Tarr in bianco e nero, ha vinto l’Orso d’Argento al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e non è mai uscito al cinema in Italia. Tuttavia venne proiettato proprio al Torino Film Festival.

Chi è László Krasznahorkai

Nato nel 1954 a Gyula, in Ungheria orientale, László Krasznahorkai è uno degli autori più importanti e visionari della letteratura contemporanea. Noto per la sua prosa densa, labirintica e spesso apocalittica, è considerato dalla critica il maggiore scrittore ungherese vivente e una delle voci più influenti della narrativa europea.

Figlio di un avvocato e di un’impiegata, Krasznahorkai scopre solo da adolescente le proprie origini ebraiche, a lungo taciute in famiglia. Dopo il diploma al liceo Erkel Ferenc, studia legge all’Università József Attila e poi lingua e letteratura ungherese all’Università Eötvös Loránd (ELTE) di Budapest, dove si laurea con una tesi su Sándor Márai. Durante gli anni universitari lavora alla casa editrice Gondolat Könyvkiadó, maturando un primo contatto con l’ambiente letterario.

Nel 1987 lascia l’Ungheria grazie a una borsa di studio DAAD a Berlino Ovest. Dopo la caduta del Muro, conduce una vita errante tra Asia, Europa e Stati Uniti: i viaggi in Mongolia e Cina ispirano The Prisoner of Urga e Destruction and Sorrow Beneath the Heavens, mentre i lunghi soggiorni a Kyoto influenzano profondamente la sua estetica e il suo rapporto con il tempo e la spiritualità. Durante la stesura di War and War (1999), è ospite del poeta Allen Ginsberg a New York, che lo incoraggia a sviluppare uno stile narrativo capace di creare uno “sfondo neutro”, concentrando la tensione sulla storia e sui personaggi.

Il suo debutto narrativo, Sátántangó (1985), ambientato in un villaggio ungherese in rovina, è diventato un classico del postmodernismo europeo grazie alla sua struttura circolare e alle frasi interminabili che restituiscono un senso di immobilità e disfacimento. Segue Melanconia della resistenza (1989), allegoria apocalittica della decadenza morale e politica, che gli vale il riconoscimento della critica internazionale.

Tra le sue opere successive spiccano War and War e Seiobo There Below (2008), raccolta di racconti che esplora il rapporto tra arte, spiritualità e impermanenza, premiata con il Best Translated Book Award nel 2013 e 2014. Nel 2015 Krasznahorkai riceve il Man Booker International Prize, primo autore ungherese a ottenere questo riconoscimento, e nel 2021 il Premio di Stato austriaco per la letteratura europea.

Autore dalla visione profetica e dal linguaggio inconfondibile, Krasznahorkai ha costruito un universo letterario dominato da caos, alienazione e rovina, in cui l’ossessione per la forma si intreccia a una profonda indagine sulla condizione umana. Con il Premio Nobel per la Letteratura 2025 arriva la consacrazione mondiale definitiva.

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Quotidiano Piemontese

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