Imam giustifica gli attacchi del 7 ottobre: Montaruli (Fdi) chiede l’espulsione, il Viminale esegue

  • Postato il 25 novembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La deputata chiede l’espulsione, il ministero esegue. E così, lunedì mattina gli agenti della Questura di Torino hanno notificato a Mohamed Shahin, 46 anni, imam egiziano di una moschea del centro città, la revoca del permesso di soggiorno e il decreto di espulsione. Tutto è nato dalle frasi pronunciate dall’uomo, guida spirituale del centro islamico del quartiere San Salvario, nel corso di una manifestazione – il 9 ottobre scorso – a sostegno del popolo di Gaza. In quell’occasione, parlando pubblicamente, l’imam affermava di essere d’accordo con gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas, da lui definito un movimento di resistenza e non un’organizzazione terroristica, e negava la violenza, giustificandola come reazione a decenni di occupazione.

Le sue parole avevano attirato l’attenzione della deputata torinese di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, che l’11 ottobre ha chiesto al ministero dell’Interno di valutare “i requisiti per la sua espulsione e la chiusura temporanea del centro nel quale opera, già noto alle cronache per le posizioni estremiste che ha espresso in passato”. Detto fatto, nel giro di un mese e mezzo il decreto di espulsione è arrivato. Ed è per questa ragione che secondo il deputato Avs Marco Grimaldi e la capogruppo in Piemonte, Alice Ravinale, si tratta di un “provvedimento politico, nulla a che vedere con la sicurezza”, un fatto che “solleva interrogativi gravi e inquietanti sullo stato di diritto nel nostro Paese”. Rivendica tutto Montaruli, che risponde: “A fare polemica sono i soliti che si schierano contro la sicurezza, tra loro anche esponenti di partiti che governano la città”.

Nella mattinata di ieri, dopo essere stato portato in questura e aver ottenuto copia dei provvedimenti, Shahin è stato portato in un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) fuori dal Piemonte. “Per quasi un giorno non abbiamo avuto notizie. Anche alcuni esponenti avevano provato a ottenere un contatto, senza però riuscirci”, spiega a ilfattoquotodiano.it l’avvocato Gianluca Vitale che assiste l’uomo insieme all’avvocato Fairus Ahmed Jamas. Oggi è arrivata una conferma: il 46enne egiziano, in Italia da quasi venti anni, si trova nel Cpr di Caltanissetta, lontano dalla moglie, dai figli e dai suoi difensori.

Il decreto, firmato dal ministro Matteo Piantedosi in persona, prevede l’espulsione con l’accompagnamento immediato “motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato”. Le ragioni illustrate nell’atto sono due: Shahin è stato denunciato per aver partecipato a un blocco stradale del maggio scorso, nel corso di una manifestazione pro-Pal, e per le frasi pronunciate il 9 ottobre. In base alle denunce, dovrebbero esserci anche dei procedimenti penali in corso, su cui i legali non hanno ancora informazioni. Al momento, però, questi due episodi sono stati ritenuti sufficienti dal capo del Viminale per allontanarlo dall’Italia.

Un aereo era già pronto per portarlo in Egitto, ma l’avvocato Fairus Ahmed Jamas, in udienza, ha chiesto la protezione internazionale, che dovrà essere valutata prima dell’eventuale partenza dell’imam. Nell’attesa di un responso della commissione prefettizia, la Corte d’appello di Caltanissetta dovrà decidere se convalidare il trattenimento nel Cpr a Pian del Lago. Gli avvocati prevedono inoltre una serie di ricorsi: “Ci sarà un ricorso al Tar del Piemonte contro la revoca del permesso di soggiorno e una al Tar del Lazio contro l’espulsione”, annuncia Vitale.

Shahin è incensurato e vive in Italia da 21 anni. Non torna in Egitto dal 2016. È considerato vicino al movimento dei Fratelli musulmani in Italia, osteggiato dal regime di Al Sisi. Al netto della minimizzazione degli attentati, è ritenuto una persona attenta al dialogo. “Se lui va in Egitto, sicuramente sarà torturato – spiega Vitale –. È abbastanza bizzarro che il Paese di Giulio Regeni, dove vive Patrick Zaki, non si renda conto che l’Egitto è quel posto lì. In questo momento è vietato mandare una persona come lui in Egitto, sapendo che sarà torturato”. “Parliamo di un cittadino egiziano in Italia da quasi vent’anni, noto dissidente del regime di Al-Sisi, già oggetto di persecuzioni nel suo Paese d’origine”, sottolineano il deputato Avs Grimaldi e la consigliera regionale Ravinale, evidenziando un aspetto tecnico: “Invece di attendere l’esito della Commissione territoriale (sulla richiesta di protezione internazionale, ndr), l’uomo è stato trasferito al Cpr di Caltanissetta, in una dinamica che appare più come una ritorsione politica che un atto di giustizia. Non possiamo ignorare che solo un mese fa la deputata Montaruli aveva sollecitato l’espulsione, con una interrogazione parlamentare diretta al ministro Piantedosi”. I due chiedono la sospensione del provvedimento: “Questa è un’intimidazione, che non ha nulla a che vedere con la sicurezza nazionale. Siamo di fronte a un caso gravissimo di compressione dei diritti fondamentali, e di aggiramento delle garanzie previste per chi chiede protezione internazionale”. Nella tarda mattinata di oggi, un gruppo di persone, tra cui anche alcuni eletti del centrosinistra, si sono radunati sotto la prefettura per chiedere la liberazione dell’uomo.

Montaruli invece si pone un’altra domanda: “Quali aiuti ha avuto questo soggetto per i suoi proseliti d’odio e violenza? Fiancheggiatori degli estremisti islamici non possono trovare spazio a Torino come nel resto d’Italia”.

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Il Fatto Quotidiano

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