Immigrazione in Liguria, crescita degli studenti non italiani: sono il 17% del totale

  • Postato il 4 novembre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Scuola studenti classe

Liguria. Aumenta la popolazione straniera in Liguria con un incremento ulteriore, nell’ultimo anno, del 6% a Genova, e del 5,4% a livello regionale con 164.127 ingressi in più. E’ il dato principale del dossier statistico Immigrazione 2025 realizzato dal centro studi Medì e presentato oggi a Genova. Un dossier che evidenzia il ruolo sempre più importante dei cittadini stranieri, oltre che a livello demografico, anche negli ambiti della scuola e del lavoro.

AUMENTO INGRESSI

I dati Istat a fine 2024 indicano un’ulteriore crescita rispetto all’anno precedente della popolazione straniera (164.127 pari a +5,4%), più consistente a Genova (+6,0%) rispetto alle altre province (Imperia +5,6%, Savona +4,7%, La Spezia +3,8%): nella maggior parte dei casi (66,5%, circa due su tre) si tratta di persone che arrivano direttamente dall’estero e non, come accadeva in passato, anche in gran parte dalla natalità delle persone straniere.

Aumento dei permessi a termine, in particolare quelli per motivi di lavoro, cresciuti da 9.508 a 12.736, e un calo dei permessi dilungo soggiorno (-5%), probabilmente dovuto alle acquisizioni della cittadinanza italiana.

IL MONDO DELLA SCUOLA

Il nuovo panorama dei flussi migratori si riflette anche nel mondo della scuola, dove gli alunni di cittadinanza non italiana sono saliti a 30.092 nell’anno scolastico 2023/2024 (+4,4% rispetto all’anno precedente), raggiungendo un’incidenza del 16,7% sulla popolazione scolastica complessiva.

Le nazionalità incrementate maggiormente – nelle scuole liguri – sono state peruviani (1.440, in aumento del 25,1% rispetto all’anno precedente), bangladesi (1.487, +26,2%), tunisini (900, +8,6%), dominicani (762, + 11,4%) ed egiziani (640,+ 13,5%).

La maggior parte è nata in Italia (60,9%), con differenze rilevanti tra gli ordini di scuola: la percentuale e piu alta alla scuola dell’infanzia e alla primaria (rispettivamente 75,6% e 63,3%). Dieci anni fa solo il 45,4% era nato in Italia.

PROVENIENZE E NAZIONALITÀ

A fine 2023, le collettività straniere più rappresentate sono: albanesi (20.714 residenti, 13,3% del totale stranieri), romeni (20.649, 13,3%), marocchini (15.070, 9,7%), ecuadoriani (13.588, 8,7%), bangladesi (9.494, 6,1%), ucraini (7.084, 4,6%), cinesi (5.580, 3,6%) e peruviani (5.276, 3,4%).

Al di la delle presenze storiche, alcune hanno registrato una crescita significativa nell’ultimo quinquennio (2019-2023): spiccano in particolare Bangladesh (+128,6%), Tunisia (+49,7%; 4.072 residenti), Egitto (+73,7%; 3.455) e Pakistan (+88,5%; 2.226).

Si tratta di migrazioni prevalentemente maschili, che hanno modificato la ripartizione pergenere della popolazione straniera, composta a fine 2024 da una maggioranza uomini (51,5%), dopo che negli ultimi 25 anni la presenza femminile era stata prevalente.

IL CONTESTO DEL LAVORO

A fine 2024, in Liguria gli occupati stranieri sono 73mila (l’11,5% del totale), 6mila in più rispetto all’anno precedente, un aumento strettamente correlato all’incremento delle presenze, dal momento che il tasso di occupazione degli stranieri aumenta di poco dall’anno precedente (dal 62,4% al 63,1%) e il tasso di disoccupazione resta fermo a quota 11,8% (comunque quasi il triplo rispetto al 4,5% registrato tra gli italiani).

La ripartizione per tipologia professionale mostra una crescente concentrazione (salita al 23%) di occupati stranieri nel lavoro manuale non qualificato, tendenza che riflette la diffusione del lavoro povero che ingrossa le fasce di popolazione a basso reddito.

Cresce però anche l’imprenditoria, spesso come canale alternativo al lavoro dipendente (e alle difficolta a esso connesse): a fine 2024 le imprese condotte da persone nate all’estero sono salite a 26.377 (+4,1% rispetto all’anno precedente), risultando attive soprattutto nel comparto delle costruzioni (39,7%), nel commercio (26,2%) e nella ristorazione e ricezione turistica (8,8%).

“Da tanti anni vediamo ormai un buon movimento nell’imprenditoria – dice Deborah Erminio, ricercatrice del centro studi Medì – in parte anche a causa di una situazione di mobilità professionale bloccata in altri settori. Inoltre, con il continuo calo demografico nazionale cala anche la quota di popolazione è attiva, quella che può andare a lavorare, quindi il sistema economico ha bisogno di manodopera in più che arrivi dall’estero”.

Autore
Il Vostro Giornale

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