“In schiavitù 12 milioni di bimbi e adolescenti: il dossier Save the Children. “Lo sfruttamento può iniziare online”

  • Postato il 24 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Save the Children ha presentato la quindicesima edizione del dossier Piccoli Schiavi Invisibili, svelando un quadro allarmante che mette in luce la crescente incidenza della tratta e dello sfruttamento minorile, ormai profondamente influenzata dalle tecnologie digitali. A livello globale, una persona su quattro in condizione di schiavitù moderna è minorenne, per un totale di 12,3 milioni di bambini e adolescenti. Nello specifico della tratta, nel 2022, più di una vittima su tre (il 38% delle 68.836 persone per cui è stata rilevata l’età) era minore, un dato in aumento del 31% rispetto al 2019. Incremento che traduce la maggiore incidenza di ragazze vittime di sfruttamento sessuale e all’aumento dei ragazzi destinati al lavoro forzato.

Il dossier sottolinea come crisi globali interconnesse – dall’instabilità economica ai conflitti armati, dalle migrazioni forzate ai disastri ambientali e all’acuirsi delle disuguaglianze – abbiano alimentato un fenomeno che diventa sempre più complesso. Le reti criminali hanno mostrato una notevole capacità di adattamento, utilizzando in modo sistematico tecnologie digitali, dai social media alle app di messaggistica e fino a strumenti di comunicazione criptata per le fasi di adescamento, controllo e sfruttamento. Questa evoluzione ha dato vita all'”e-trafficking“, un concetto che, spiega Chiara Curto Pelle, coordinatrice del programma tratta e sfruttamento sessuale dell’Organizzazione, “non definisce un crimine nuovo, ma una forma digitale di crimini già esistenti”.

Il reclutamento online, spiega, può avvenire tramite una “ricerca attiva di vittime da parte degli sfruttatori, tramite app di incontri, social network o giochi online o attraverso delle offerte di lavoro”, oppure passivamente. Gli sfruttatori spesso cercano di avviare relazioni affettive, anche fingendosi coetanei se la vittima è minorenne, per poi esercitare “manipolazione e controllo” attraverso ricatti, minacce, dipendenza affettiva e sorveglianza digitale, che portano all’isolamento sociale. Lo sfruttamento online può concretizzarsi nella produzione e vendita di contenuti audiovisivi, in live streaming di prestazioni sessuali o abusi, o nel coinvolgimento delle vittime in reati informatici e truffe. Un aspetto cruciale è l’integrazione tra le due dimensioni: “Spesso il reclutamento può avvenire online e lo sfruttamento poi essere offline oppure può esserci uno sfruttamento misto offline e online. A riprova del fatto che lo sfruttamento è un fenomeno molto complesso e in continua evoluzione.” L’e-trafficking permette agli sfruttatori di agire con maggiore anonimato, abbattendo le barriere geografiche e rendendo possibile reclutare, assoggettare e sfruttare le vittime “quasi senza incontrarle”, rendendo “la prossimità fisica del tutto rilevante”.

L’esposizione precoce e spesso non mediata dei minori al mondo online amplifica i rischi, legati anche a una minore percezione del pericolo, scarsa alfabetizzazione digitale e mancanza di supervisione adulta. Si registrano casi di adescamento già a partire dai nove anni. Tecniche come il grooming o i “lover boys” sfruttano il bisogno di affetto e approvazione dei più piccoli. Una nuova frontiera è la “gamification” dello sfruttamento, che maschera attività criminali dietro dinamiche ludiche apparentemente innocue, manipolando le reazioni psicologiche associate al gioco. “La tecnologia e l’uso di internet come spazio di incontro e di socializzazione, soprattutto nel caso di minori, è qualcosa di inarrestabile. Nello stesso tempo, però, i minori sono particolarmente esposti a rischio di cadere in reti di tratta e di sfruttamento online, proprio perché le identità reali degli sfruttatori non sono rintracciabili. Per questo la tratta e lo sfruttamento online è sempre più un fenomeno sommerso, difficile da intercettare e contrastare,” conclude Curto Pelle.

A livello globale, i dati dicono che le ragazze rappresentano il 57% delle vittime minorenni rilevate e nel 60% dei casi sono sfruttate a fini sessuali, mentre i ragazzi sono maggiormente coinvolti nel lavoro forzato (45%). I Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi presentano la più alta incidenza di vittime minorenni (67%), seguiti dall’Africa Sub-Sahariana (61%) e dal Nord Africa (60%). In Europa, l’81% delle vittime minorenni di tratta nel periodo 2021-2022 era di cittadinanza europea e l’88% è stato sfruttato nel proprio Paese d’appartenenza. Nel 2023, le vittime minorenni in Europa sono state 1.358, identificate principalmente in Francia (29,4%), Germania (17,7%) e Romania (16,3%), con il 70% dei casi a scopo sessuale. L’Italia si conferma crocevia di transito e destinazione, con vittime spesso coinvolte in forme multiple di sfruttamento.

Save the Children richiede interventi urgenti per identificare e proteggere i minori vittime, attraverso un sistema coordinato tra istituzioni e società civile, con supporto personalizzato e formazione degli operatori sui rischi online, inclusi quelli legati all’intelligenza artificiale. L’Organizzazione sollecita anche una cooperazione rafforzata tra forze di polizia ed enti di protezione a livello europeo e investimenti nella ricerca per prevenire i fenomeni emergenti. L’Organizzazione continua a portare avanti il suo impegno nel contrasto alla tratta e allo sfruttamento minorile con progetti come “Vie d’Uscita“, “Nuovi Percorsi” e “Liberi dall’Invisibilità“, oltre al progetto transnazionale “E.V.A.“.

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Il Fatto Quotidiano

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