Inizia l’era Fertitta, priorità e prospettive del nuovo ambasciatore Usa
- Postato il 8 maggio 2025
- Politica
- Di Formiche
- 1 Visualizzazioni

Una visita lampo, quella del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Repubblica italiana, Tilman Fertitta, ricevuto oggi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e in seguito dal titolare della Farnesina Antonio Tajani (ieri dal Capo dello Stato Sergio Mattarella). La prima occasione ufficiale a Roma, dunque, anche al fine di prendere confidenza con la nuova realtà, in considerazione del fatto che si tratta di una delle primissime nomine di Donald Trump dopo la sua vittoria alle scorse elezioni, spia di una considerazione speciale che Washington ha di Roma.
L’asse Roma-Washington
Non c’è solo il tema dazi a monopolizzare l’attenzione delle due sponde dell’Atlantico, ma anche la sicurezza, gli investimenti e l’energia. Come osservato ieri da Giorgia Meloni nel question time al Senato garantire la sicurezza dell’Italia e dell’Europa “non è un favore che si fa agli americani, ma semmai un favore che facciamo a noi stessi”. Sui 10 miliardi di investimenti delle aziende italiane negli Stati Uniti previsti per i prossimi anni, Meloni ha ricordato che non sono una sua promessa, “mi sono limitata, prima di partire per gli Usa, a fare una ricognizione degli investimenti che erano già programmati, e ho utilizzato questo dato banalmente per ricordare quanto le nostre economie siano interconnesse, esattamente per arrivare all’obiettivo del quale lei discuteva e cioè di trovare una soluzione ed evitare una guerra commerciale”.
I due governi sono inoltre impegnati a rafforzare quegli investimenti reciproci, con riferimento anche alla Zona economica speciale al fine di attrarre investimenti particolarmente nel Mezzogiorno d’Italia. In occasione della recente visita a Washington, Italia e Stati Uniti hanno sottoscritto una dichiarazione per rafforzare la cooperazione in campo energetico. “Chiaramente a noi serve anche per proseguire in quel cammino di diversificazione delle forniture che è stato avviato dall’Italia all’indomani della guerra di invasione russa in Ucraina”.
Grazie a questa scelta, ha rivendicato il premier, oggi l’Italia è la Nazione con il più variegato mix di fonti di approvvigionamento esterno e gli Stati Uniti sono già il secondo mercato di origine del GNL importato in Italia, con oltre 5 miliardi di metri cubi importati nel 2024. La collaborazione consolidata, iniziata con l’Amministrazione Biden secondo Meloni difficilmente può essere “venduta come un favore che si sta cercando di fare a Donald Trump”.
Chi è Fertitta
Il 67 enne imprenditore di origini siciliane, ha una fortuna stimata di 8,4 miliardi di dollari: originario di Houston, è presidente e amministratore delegato di Landry’s, un conglomerato con ristoranti, hotel, casinò e centri divertimento in 36 stati e in oltre 15 Paesi. È anche uno dei maggiori datori di lavoro degli Stati Uniti, con oltre 60.000 dipendenti e i suoi interessi professionali spaziano dalla tv allo sport: è proprietario degli Houston Rockets, squadra della NBA e inoltre è presidente del consiglio di amministrazione dell’Università di Houston. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti figura il premio “Imprenditore dell’Anno” conferitogli da Ernst & Young, l’ingresso nella Texas Business Hall of Fame come secondo membro più giovane. Dopo la conferma della nomina in Via Veneto, si dimetterà dalla carica di CEO di Landry’s, Inc.
Le priorità di Villa Taverna
Entrando nel merito dei temi a stelle e strisce, spicca quello relativo a Pechino, dopo che in occasione dell’audit dinanzi dalla commissione Esteri del Senato Usa chiamata a votare la sua nomina, Fertitta aveva spiegato le priorità dell’amministrazione americana, come le relazioni tra Cina e Italia su cui avrebbe fatto un attento monitoraggio (il governo Meloni ha deciso di non rinnovare il memorandum d’intesa sulla Via della Seta siglato dal Giuseppe Conte nel 2019).
In secondo luogo spazio alla possibilità di aumentare gli scambi energetici tra Stati Uniti e Italia. “Dal punto di vista energetico, ci piacerebbe che l’Italia facesse molti più affari con le nostre aziende americane, e non comprasse così tanta energia dalla Libia e da altri paesi – aveva detto l’imprenditore in quell’audizione – È qualcosa a cui ho pensato molto, e parlando con le compagnie petrolifere di Houston, non vedo l’ora di mettere in contatto le due parti. Dovremmo fare molti più affari con il governo italiano”. Il tutto va visto all’interno di un paniere di temi che comprende il Piano Mattei, il Mediterraneo allargato, il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa.
Per cui l’occasione della vista lampo a Roma del nuovo ambasciatore americano è utile per cerchiare in rosso le priorità dei due Paesi, uniti da una storica relazione che entrambi intendono rafforzare ulteriormente in vari ambiti, come gli investimenti, la cooperazione industriale, il dossier energetico e la geopolitica delle alleanze globali.