Inter, le ragioni perché può fare l’impresa a Barcellona
- Postato il 29 aprile 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


Chi avesse guardato in rapida sequenza il Barcellona straripante della finale di Copa del Rey e poi l’Inter arresa del match perso contro la Roma, non avrebbe dubbi: non ci sono speranze per i nerazzurri, al massimo l’obiettivo di trascinare a San Siro il discorso qualificazione. La semifinale, porta d’accesso verso Monaco di Baviera, comincia così ma non è detto che sia l’unico filo da seguire nella lunga vigilia.
Non sempre il calcio risponde solo alla logica, ci sono ragioni diverse e più profonde per immaginare che i 180 minuti tra andata e ritorno possano raccontare anche storie diverse. Chi è favorito? Il Barcellona. E’ una sfida chiusa? No. Nemmeno quella del Montjuïc, che non è il Camp Nou e fa un po’ meno paura del muro affrontato all’epoca dall’Inter di Mourinho in viaggio per il Bernabeu.
Voglia di riscatto dopo aver perso Coppa Italia e scudetto
Essere passati in una settimana dal puntare il Triplete al rischio concreto di rimanere con in mano un pugno di mosche non può non toccare nell’animo lo spogliatoio. Lo choc delle sconfitte contro Bologna, Milan e Roma non può essere metabolizzato in poche ore, però può rappresentare una benzina motivazionale in più per il gruppo. Quella con il Barcellona è una sfida facile da preparare per qualsiasi allenatore: bisogna lavorare sulla tattica e sulle gambe, non a livello di motivazioni ed approccio che sono insiti in una notte europea di questo livello.
Cedendo alla Roma in un San Siro ammutolito, l’Inter ha dato la sensazione di aver perso il filo emotivo della stagione oltre che di essere enormemente in difficoltà dal punto di vista della condizione fisica. Sulla seconda è impossibile intervenire, riannodare quel filo invece è quasi automatico quando in palio c’è l’accesso alla partita delle partite, la finale della Champions League che rappresenta il culmine del calcio europeo stagionale.
In Europa l’Inter non ha mai tradito
In Champions League i numeri dell’Inter di Simone Inzaghi sono da grande squadra. Da settembre a oggi ha perso solo a Leverkusen all’ultimo minuto, sul campo dei campioni di Germania, e per il resto ha infilato solo vittorie o pareggio funzionali a un percorso quasi netto. E’ la migliore difesa del Vecchio Continente con le 5 reti subite di cui una nella prima fase contro il Bayer Leverkusen, una (ininfluente) contro il Feyenoord e tre concesse al Bayern Monaco nelle due notti capolavoro dei quarti di finale.
Quello che non è riuscito in campionato, dove le reti incassate sono state 33 in 34 giornate, l’Inter lo ha fatto in giro per l’Europa. Sin dall’autunno la sensazione è stata quella di una squadra mentalizzata sulla Champions League e sull’idea di tornare a fare la finale dopo quella persa tra mille rimpianti a Istanbul: concentrata, cattiva, coraggiosa e resiliente quando necessario. I 180 minuti contro il Bayern Monaco hanno racchiuso tutto questo e spinto l’asticella in alto fino alla semifinale: abbandonare ora il sogno è impossibile.
Il Barcellona è fortissimo, ma…
Il Barcellona è una squadra fantastica, la migliore quando attacca. E’ sorretta dal talento di giovani fenomeni che sono esplosi nell’ultimo anno, se è vero che Lamine Yamal – appena 17enne – è già campione d’Europa da protagonista con la Spagna. Freschezza, qualità, sfrontatezza e voglia di scrivere la storia: i catalani hanno tutto per non tremare davanti al palcoscenico di questa doppia sfida e chi ha visto la finale della Copa del Rey vinta contro il Real Madrid (terzo successo di fila stagionale) può avere l’impressione che facciano uno sport diverso rispetto a quello dell’Inter di oggi.
Però… Intanto la fase difensiva non è all’altezza di quella offensiva e non è un dettaglio visto che si traduce in gol presi da situazioni tattiche che potrebbero essere favorevoli all’Inter. E poi c’è anche il rischio, per il Barcellona, di considerarsi molto più forte di questo avversario e di sottovalutare un po’ l’approccio alla sfida. Flick ha fatto di tutto per evitarlo, ma sono effetti collaterali della giovane età e dell’inesperienza. E poi storicamente il Barcellona c’è già caduto: ricordate Atene ’94 contro il Milan?
Il rientro di Thuram (e Dumfries)
Inzaghi ha una squadra con il serbatoio delle energie vuoto. Non c’è possibilità di rivitalizzarlo in tempi rapidi, ma la buona notizia è il ritorno al momento giusto di due giocatori che per caratteristiche fisiche e impatto sul gioco sono fondamentali. Il primo risponde al nome di Marcus Thuram, i cui strappi allungano le difese avversarie e potrebbero essere le chiave per provare a scardinare quella del Barcellona, soprattutto in trasferta.
L’altro è Denzel Dumfries che a destra è stato il migliore laterale fino a che non si è infortunato. I suoi numeri sono da centrocampista offensivo: 8 gol in 39 presenze. Un’arma tattica non convenzionale che Inzaghi può schierare anche se non conoscendone la durata perché il test contro la Roma non ha chiarito del tutto quanto possa reggere l’olandese.
I senatori della squadra all’ultimo ballo europeo
Ultimo, ma non ultimo: l’età media dell’Inter è la più alta tra le pretendenti rimaste in corsa. Può essere un limite, ma anche un vantaggio perché porta con sé l’esperienza di chi sa come si maneggiano partite così delicate oltre all’extra motivazione di un gruppo all’ultimo ballo. Mkhitaryan, Acerbi, Sommer, Darmian… Ora o mai più.