Israele, non cadiamo nella trappola: teniamo gli occhi aperti su Gaza

  • Postato il 18 giugno 2025
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di Riccardo Bellardini

È possibile che Israele sia venuto a redimere l’umanità, a salvare la democrazia con le bombe, perché la forza in certi casi è l’unico linguaggio possibile, l’unica strada davvero risolutiva, come con Putin ad esempio. La diplomazia va sotterrata se il nemico non si piega. È quindi probabile che, col suo lavoro sporco (definito così dal cancelliere tedesco Merz) Netanyahu riesca a far capitolare il regime fondamentalista degli ayatollah, restituendo all’Iran l’agognata libertà e mettendo al riparo le democrazie più evolute e progredite dell’Occidente libero dal rischio della barbarie terroristica.

Non sappiamo cosa si prospetterà al governo del paese dopo questo cambio. Poi ci si penserà.

Intanto però la regione sarà depurata dalle derive oppressive e criminali. Tutto molto bello in effetti. Una prospettiva lungimirante. L’Iran è di fatto una grave minaccia e ciò è stato ribadito anche nelle conclusioni dell’ultimo G7. Ben vengano dunque i salvatori. Ma dopo, chi salverà i palestinesi dallo Stato sterminatore? Chi fermerà il genocidio iniziato lentamente dalla Nakba nel 1948 e che ora vede in atto il suo finale? Ci sarà un Tajani che dirà: “fermatevi”? Ne dubito.

L’esercito israeliano ha una predilezione nel prender di mira i civili. Talmente lo fa bene, quel famoso lavoro sporco, che se ne frega altamente degli effetti collaterali. Già in Iran ne ha eliminati parecchi, molto più di quanto non abbiano fatto i rispondenti. In questi giorni poi, nella Striscia di Gaza, la democratica milizia, continua ad uccidere come mosche i civili in fila per un pezzo di pane. Chi spodesterà i governanti che permettono tali crimini disumani? Che si esibiscono in dichiarazioni pericolosamente sovrapponibili a quelle dei gerarchi nazisti, quando disumanizzavano gli ebrei?

Chi farà il lavoro sporco? Nessuno, probabilmente.

Perché le sante democrazie sono sante e intoccabili. E se girano tanti soldi i soldi son importanti. Se le fabbriche d’armi possono rimpinzarsi, ben vengano aggressioni mascherate da difesa. Tutto questo si sintetizza in una parola onnicomprensiva: potere. E se c’è in gioco il potere non c’è umanità che tenga.

Il potere decide se una vita è di serie A, di serie B, o proprio non è vita. Quest’ultimo è il tremendo, ignobile caso dei palestinesi.

Sembra di ripetere sempre le solite cose, eppure vanno ripetute, se del caso allo sfinimento, perché non bisogna cadere nella trappola. Non vanno assolutamente distolti gli occhi da Gaza. Proprio ora è fondamentale. Il nuovo fronte di guerra ha la funzione preminente di sviare l’attenzione dall’orrore della Striscia, ed infatti i grandi media già hanno provveduto. Sono ora più che mai sintonizzati sui martiri di Tel Aviv e di Kiev, mentre il resto è noia, stupido contorno.

Questi folli decisori, che tengono saldo il timone del mondo illuminato dei diritti umanissimi e inviolabili, con i corpi dei bambini fatti a pezzi sotto il tappeto, in nome del loro distorto doppio standard, ci chiederanno di andare in guerra. Sì, è molto probabile che lo faranno. E noi dovremo rifiutare, poiché il nemico è in casa e non fuori. Resistiamo dunque.

Urliamo anzi più forte il nostro sdegno. Non smettiamo di resistere.

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Il Fatto Quotidiano

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