La bonifica infinita dei capannoni Inalca a Reggio Emilia. Le associazioni: “Ci sono ancora amianto e carne putrefatta”

  • Postato il 30 ottobre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Alle porte del centro storico di Reggio Emilia, la bonifica delle aree esterne ai capannoni industriali Inalca, interessati dall’incendio divampato nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 2025, prosegue. Da quasi 9 mesi. Senza essere terminata. Tra ordinanze comunali, sopralluoghi dell’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL), dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPAE) dell’Emilia Romagna, interventi prima di Iren Ambiente Spa e poi di ACR Reggiani Spa. Ma anche segnalazioni degli abitanti dell’area e la “mappatura informale” realizzata a metà luglio, insieme all’associazione Reggio Emilia Ripuliamoci, dal Comitato Amianto Zero.

Praticamente rasi al suolo più di 20mila metri quadrati di capannoni, occupati dallo stabilimento per la lavorazione delle carni Inalca appartenente al gruppo Cremonini e dal magazzino di stoccaggio di materie prime della Quanta-Stock&Go, leader nella ristorazione collettiva in Italia. Distrutti più di un milione e 300mila chilogrammi di prodotti alimentari. Precaria la situazione di molti dei lavoratori impiegati nello stabilimento. Ci sono poi gli abitanti di una ampia zona che circonda lo stabilimento, in gran parte riuniti nel Comitato Amianto Zero, preoccupati per le operazioni di bonifica ancora in corso a dispetto del tempo trascorso dall’incendio.

“Nonostante i proclami trionfalistici del sindaco, sotto uno dei capannoni continua a marcire la carne non rimossa, diffondendo un odore insopportabile che infesta il quartiere”, scrive in un Comunicato il 4 settembre scorso il Comitato Amianto Zero. “E, mentre gli abitanti tappano le finestre nella speranza di difendersi, le fibre di amianto continuano a minacciare la salute pubblica”. Michele Lagano, Presidente del Comitato spiega a ilfattoquotidiano.it che “i cittadini si trovano davanti una bonifica effettuata solo sulla carta, condotta con metodi inefficaci che hanno lasciato le zone interessate nelle stesse condizioni di prima. Tre ditte incaricate, tre bonifiche annunciate in toni trionfalistici, tre fallimenti!”.

A spaventare è soprattutto la presenza di amianto nelle coperture. Che sarebbero dovute essere sostituite e smaltite come prescritto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale entro il 2014. Ma che la Direzione e Presidenza di UNIPEG e Assofood, la coop dalla quale Inalca acquista gli stabilimenti interessati dal rogo, decide di procrastinare, come si legge in un verbale del 20 aprile 2015. Coperture che, nella “valutazione” della Alfa Solutions Spa a giugno 2024, si presentano in uno stato di conservazionescadente”, al punto che ne è “consigliata la bonifica”. Che al momento del rogo non era evidentemente ancora stata effettuata.

Nelle ricognizioni effettuate da ARPAE e AUSL pochi giorni dopo l’incendio si individuano “frammenti di cemento-amianto provenienti dalle coperture dello stabilimento Inalca”. Per questo, si legge nella Relazione del 14 febbraio, “si ritiene urgente che si provveda con impresa specializzata alla raccolta dei frammenti a partire dalla zona occupata da alcuni edifici, all’esterno dello stabilimento, mentre per la zona più prossima del Parco della Resistenza, si suggerisce la chiusura al pubblico fino a quando non sia stata anch’essa liberata dagli eventuali frammenti rinvenibili sulla superficie a prato e pista ciclabile“.

Il comune provvede. Emettendo il 14 febbraio un’”Ordinanza per la rimozione dei frammenti di amianto”, affidata ad Iren, e chiudendo il Parco della Resistenza, un’area non lontana dagli stabilimenti dove ne è stata segnalata la presenza. Il 21 febbraio arriva una nuova ordinanza da parte del sindaco relativa alla bonifica dei residui amiantiferi, ma anche delle carni in stato di decomposizione presenti nel magazzino della Quanta Stock&Go.

Intanto ad Iren, nelle operazioni di bonifica, subentra ACR Reggiani. Che dal 3 al 14 marzo perlustra “i piazzali interni e nella viabilità esterna allo stabilimento, estendendosi alle strutture presenti entro 20 metri”. Ma il Parco della Resistenza, come le zone limitrofe, continuano a risultare ingombre di frammenti di amianto. Della loro bonifica per conto di Inalca, si occupa ancora, dal 10 al 12 maggio, dopo l’ennesima chiusura del Parco, ACR Reggiani. Mentre il 26 maggio prende avvio per poi concludersi la bonifica dei resti organici all’interno dell’edificio Inalca.

A giugno il problema persiste. Dopo numerose segnalazioni da parte dei residenti, i sopralluoghi di ARPAE insieme ad AUSL e Protezione civile nelle zone prospicenti Parco della Resistenza e nei cortili all’interno di Palazzi esistenti nella zona confermano la presenza di frammenti di amianto e quindi “la necessità di procedere ad ulteriori interventi di pulizia”. Insomma, la questione è tutt’altro che risolta. Nonostante le tre bonifiche.

A questo punto il Comune decide di intervenire direttamente, intanto stanziando il 10 luglio 30.500 euro. Mentre la Quanta Stock & Go dichiara di aver terminato la rimozione dei residui organici avviata il 3 marzo, all’interno dell’area. Il Comitato prova a fornire un aiuto concreto. Mettendo a disposizione una mappatura dei frammenti sulla base delle segnalazioni pervenute. Peccato che lo strumento non venga utilizzato, almeno inizialmente.

Si arriva al 26 agosto. Dopo il dissequestro completo dello stabilimento, il comune intima all’azienda di completare la bonifica dell’intero sito produttivo. Rimuovendo e smaltendo i materiali contenenti amianto e i sottoprodotti di origine animale ancora presenti nelle aree. L’11 settembre, Inalca risponde di aver avviato una ricognizione puntuale al fine di “verificare se effettivamente esistano all’interno dell’area cause di possibili rischi per la salute pubblica”. Il Comitato non arretra. Si fa sentire. “Chiediamo con forza che siano ARPAE, AUSL e Prefettura, a intervenire, per quanto di loro competenza, senza affidarsi alle rassicurazioni di chi ha interesse a minimizzare”.

Il sindaco Marco Massari interpellato da ilfattoquotidiano.it risponde che “l’amministrazione si è fatta carico delle pulizie e bonifiche esterne allo stabilimento sostituendosi alla ditta inadempiente”. Specificando che “l’incarico alla ditta specializzata è aperto e viene attivato ogni qual volta se ne rappresenti la necessità. Sono terminate le bonifiche nei punti più critici, ma resta aperta la procedura di segnalazione in caso di ritrovamenti, che vengono vagliati dagli enti competenti. Rispetto agli interventi all’interno dello stabilimento siamo in attesa della ricezione delle relazioni frutto delle ricognizioni effettuate sia dalla proprietà che dal conduttore. Sulla base di quelle analisi i due soggetti interverranno per quanto di loro competenza”. Insomma, per la bonifica si deve attendere. Ancora.

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Il Fatto Quotidiano

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