La Città della Salute di Torino non trova pace: la sanità piemontese è sempre più debole
- Postato il 18 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La Città della Salute torinese (Molinette più altri tre ospedali), secondo polo d’Italia dopo il Cardarelli di Napoli, non riesce proprio a trovare pace. Prima una gestione che ha lasciato un buco stratosferico a cui potrebbe seguire il rinvio a giudizio di una folta pattuglia di amministratori e dirigenti, poi i travagli per la nomina del nuovo direttore generale con l’Università a frenare e opporsi – tanto da costringere la Regione a scegliere di nominare un commissario straordinario; tante puntate di una vicenda che ho provato a raccontare a testimonianza dello stato della Sanità piemontese dopo sei anni di guida di un centrodestra imbarazzante e con un centrosinistra inconcludente a fingere opposizione.
L’arrivo delle inchieste ha quantomeno obbligato la giunta regionale ad abbozzare una soluzione dal nome di Thomas Schael. Si è insediato il primo marzo di quest’anno, solo 5 mesi fa, e lo stanno già buttando dalla finestra.
La prima consegna: asseverare il bilancio 2024, ancora da chiudere, risanare la gestione del polo ospedaliero/universitario alla luce delle risultanze emerse dalle inchieste della magistratura che, se ancora non hanno prodotto sentenze, comunque hanno messo in luce problemi e comportamenti a cui porre rimedio immediatamente. Tutt’oggi il bilancio 2024 è sospeso, il Commissario non firma finché non è sicuro che sia veritiero.
Seconda consegna: ridurre le liste d’attesa per esami diagnostici e visite specialistiche. Il Commissario ha manifestato l’intenzione di applicare l’overbooking, come da direttive ministeriali; consiste nell’accettare un numero di prenotazioni per visite superiore alla disponibilità, facendo conto che una parte dei prenotati non si presenta. Annunciato, ma non ancora attivato, eppure il sindacato CIMO ha già ottenuto un pronunciamento favorevole che, fra le altre cose, lo smonta perché il Commissario non lo avrebbe concordato con loro. Di qui una condanna per attività antisindacale.
Terza consegna: intervenire sull’ALPI (l’intramoenia interne e esterna), mettendo ordine nei conti e riportandone l’esercizio all’interno dell’Ospedale. Il Ministero della Salute, nella “Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria”, così scrive: “Al 31/12/2023 le percentuali maggiori di intramoenia svolta esclusivamente all’esterno si registrano in Campania (30% sul totale ALPI), Lazio (23%), Basilicata (23%), Piemonte (16%), Umbria (13%), Calabria (12%), e Sardegna (11%), mentre l’ALPI esercitata esclusivamente fuori dalle mura è pressoché assente o nulla in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Marche, Toscana, Veneto e nelle P.A. di Trento e Bolzano”. L’ALPI interna del Piemonte è la più bassa d’Italia. Trattasi di riportare il Piemonte a percentuali di ALPI coerenti con la media delle regioni equiparabili. Da qui l’allestimento di nuovi spazi ambulatoriali all’interno dell’ospedale, revisione delle convenzioni, avvio di controlli più ficcanti, così cresce il malumore delle cliniche e dei laboratori privati.
Che la cuccagna stesse per trovare un freno lo si capiva dalla conflittualità sempre più accesa fra Commissario “spigoloso” e sindacati dei medici e del personale: polemiche continue, dal camice al bar all’utilizzo della cucina, fino alla scoperta che sono ben 73 i soggetti delegati dai sindacati a occuparsi di sicurezza con il suo proposito di ridurli a sei. L’Università, che concorre con la Regione alla gestione del polo ospedaliero, subito all’attacco del Commissario spigoloso.
Non si sono però fermati i magistrati che, sulla scorta delle indagini fin qui concentrate sulle Molinette, proprio in relazione alla gestione delle attività in intramoenia all’esterno, hanno aperto un fascicolo d’inchiesta a carico della Clinica Fornaca del gruppo Humanitas. Il tema dei compensi stratosferici l’avevo trattato qualche settimana fa raccontando dell’intramoenia all’esterno in un altro grande ospedale/clinica universitaria del Piemonte, quella di Orbassano. Gira anche voce che il Commissario stesse per mettere mano alla questione dei rimborsi per le prestazioni in intramoenia coperte dalle assicurazioni private stipulate dai pazienti, generando un qualche allarme ulteriore.
Quando vai troppo vicino al fuoco – e lo fai senza le dovute cautele – rischi di scottarti. La fiamma sembra essere stata la condanna per attività antisindacale a seguito del ricorso promosso da uno dei sindacati dei medici, CIMO. Schael, sfiduciato dalla stessa Regione che lo ha nominato 5 mesi fa, ora sembra fare marcia indietro, tendendo la mano per ricostruire un nuovo quadro di relazioni sindacali. Non è ancora chiaro se la denuncia del CIMO abbia aperto la strada a pressioni e retromarce più corpose. Si vedrà presto. Resta il fatto che l’annuncio della rinuncia di Schael a presentare appello genera almeno due conseguenze di un certo rilievo e non solo per lui: l’intera struttura di governo della sanità piemontese è diventata più debole, difficile che qualche altro direttore generale voglia provare a rendere più efficiente il servizio, magari scontentando i potentati; grazie all’azione del sindacato dei medici ospedalieri, (dunque pubblici) la sanità privata festeggia (eterogenesi dei fini).
L’assessore alla Sanità Riboldi ha prima voluto Schael resistendo alle pressioni (“interessate” e non) che venivano da più settori a cominciare dall’Università, poi lo ha delegittimato, convincendolo a non ricorrere. Si è incaprettato da solo e d’ora in poi dovrà andare a chiedere il permesso a CIMO e ai privati perfino per cambiare il colore della carta igienica. Cirio, il beneficiario di questo caos, cerca il consenso dei medici e delle strutture private, il conflitto lo pagano i piemontesi.
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