La denuncia di Marevivo: “In Ucraina e nella Striscia di Gaza è in corso (anche) un disastro ambientale”

  • Postato il 29 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Di Marevivo

La guerra semina morte e distruzione. Non passa, si posa. Resta come una coltre letale, contaminando tutto. La guerra uccide il Pianeta: falde acquifere avvelenate, foreste bruciate, mari contaminati.

Le immagini dei conflitti arrivano nelle nostre case come una sequenza interminabile di macerie, dolore, vite spezzate. Però, dietro ogni esplosione, colonna di fumo, serie di proiettili sparati, ci sono altre ferite profonde che raramente fanno notizia: quelle inferte all’ambiente e in particolare ai mari e agli ecosistemi che garantiscono la nostra sopravvivenza. La Natura stessa è un’altra vittima degli scontri bellici che infiammano il mondo, colpendo soprattutto l’area del Mediterraneo.

Le guerre non sono solo una minaccia per l’umanità, ma anche per il Pianeta, con conseguenze ambientali che possono durare per generazioni: distruggono risorse naturali, provocano inquinamento che dura decenni, compromettono la biodiversità, aggravano la crisi climatica, spezzano l’equilibrio tra uomo e ambiente, impoveriscono la qualità della vita e la sostenibilità delle risorse naturali.

L’Ucraina è oggi uno dei luoghi dove questa ferita è più evidente. Secondo lo studio “Climate Damage caused by Russia’s War in Ukraine” su Climate Focus, nei primi 18 mesi del conflitto 150 milioni di tonnellate di CO₂ e altri gas serra sono stati dispersi in atmosfera (pari all’anidride carbonica emessa in un anno dal Belgio). Il l 25% delle emissioni totali è causato dalle operazioni militari, che comportano un elevato consumo di carburante. Inoltre, gli incendi boschivi non hanno solo carbonizzato ettari di foreste, preziosi habitat naturali, e messo in pericolo animali selvatici, ma hanno anche prodotto 22,2 milioni di tonnellate di CO₂ (il 15% del totale). A questo si aggiunge il 36% delle emissioni totali imputabile alla ricostruzione postbellica delle infrastrutture danneggiate e distrutte.

Bombardamenti e conseguenti incendi boschivi, deforestazione e inquinamento hanno devastato il territorio, lasciando cicatrici profonde: il 30% delle aree protette dell’Ucraina è stato colpito. La distruzione di centrali, dighe e impianti industriali ha liberato nell’ambiente tonnellate di metalli pesanti e idrocarburi. Il disastro della diga di Kakhovka, nel 2023, ha trasformato un intero bacino fluviale in una “bomba tossica”, con 90.000 tonnellate di inquinanti che hanno contaminato suoli, falde acquifere, corsi d’acqua, raggiungendo anche il Mar Nero. L’aria, l’acqua e il suolo locali sono inquinati da sostanze chimiche su larga scala e circa un terzo dell’Ucraina è disseminato di mine e ordigni inesplosi. Tra gli elementi più pericolosi presenti nelle munizioni vi sono metalli pesanti come Tnt, mercurio, arsenico e cadmio, tutti cancerogeni. Simili contaminazioni rischiano di compromettere la sicurezza idrica e avere conseguenze spesso irreversibili. Lungo le coste si stima la perdita di numerose specie di uccelli e la morte di almeno 50.000 cetacei. L’Ucraina, con danni ambientali stimati per oltre 52 miliardi di euro, dimostra quanto siano ingenti i costi della distruzione generata dalle guerre.

A Gaza si sta consumando un disastro ambientale senza precedenti, la sola fase iniziale del conflitto ha prodotto l’equivalente di quasi due milioni di tonnellate di CO₂ e la ricostruzione ne genererà altre decine di milioni. Nella Striscia di Gaza, una lingua di terra di circa 365 km² di superficie, la devastazione si mostra in tutta la sua evidenza: tra ottobre 2023 e dicembre 2024 si sono accumulati 37 milioni di tonnellate di macerie, la cui rimozione richiederà una quarantina d’anni e genererà 90.000 tonnellate di emissioni di gas serra (Environmental Research: Infrastrutture and Sustainability). Polveri tossiche e amianto inquinano l’aria, i terreni agricoli sono devastati e l’80% degli alberi è andato perso. Le infrastrutture idriche e fognarie distrutte riversano ogni giorno centinaia di migliaia di metri cubi di scarichi non trattati nel Mediterraneo, un mare che soffoca, avvelenato da macerie e polveri sottili, mentre milioni di tonnellate di detriti rilasciano amianto, metalli pesanti e microplastiche. Gaza è una ferita che non riguarda solo quelle coste, ma tutto il bacino del Mediterraneo, un mare condiviso.

Il mare è un ecosistema essenziale che regola il clima, produce ossigeno, ospita biodiversità. I conflitti, con il loro carico di distruzione e inquinamento, ne compromettono l’equilibrio e la capacità di proteggerci. Marevivo è contro la guerra, perché difendere la pace è difendere la vita e il Pianeta.

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Il Fatto Quotidiano

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