La denuncia: “Mio padre 94enne dimesso dal San Martino e lasciato in strada al buio da solo”
- Postato il 30 settembre 2025
- Altre News
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni


Genova. Un uomo di 94 anni visitato al pronto soccorso dell’ospedale San Martino dopo un trauma, dimesso in tarda serata senza che fosse presente alcun familiare, ritrovato dopo un’ora con l’aiuto della polizia. È la disavventura raccontata a Genova24 da Fabrizio Tubertini, research manager dell’IIT di Genova, che lo scorso aprile ha visto protagonista suo padre Rinaldo. Dall’episodio sono scaturiti un reclamo al policlinico e un esposto all’Ordine dei medici, ma entrambe le istituzioni hanno risposto, in sostanza, che le procedure sono state eseguite in modo corretto.
Tutto inizia la mattina del 22 aprile, quando Rinaldo Tubertini cade a terra durante una passeggiata in centro. Torna a casa in bus e dopo qualche ora inizia ad avvertire dolori al braccio, alle costole e alla schiena. Nonostante lo shock e la confusione, riesce a chiamare il figlio per avvertirlo. Alle 15.20 arrivano i militi del 118 che lo portano al pronto soccorso del San Martino.
Fabrizio Tubertini arriva al pronto soccorso, ma non può visitare l’anziano padre. “Scopro che tutto quello che posso fare, oltre ad attendere, è scaricare la app della Regione Liguria per il monitoraggio dei propri congiunti ricoverati”. Nell’orario di ricevimento dalle 18.00 alle 19.00 l’uomo è ancora in una zona inaccessibile ai visitatori. Alle 21.38, nonostante gli operatori dello sportello informazioni avessero preannunciato la chiamata di un medico per un aggiornamento, arriva una notifica che raggela Tubertini: “L’evento di pronto soccorso è terminato, non seguiranno ulteriori aggiornamenti”.
La disavventura e l’accusa: “È così che vi prendete cura delle persone?”
“Chiamo immediatamente mio padre al cellulare perché, dal messaggio un po’ criptico della app, deduco che lo stanno dimettendo – racconta -. È un uomo di 94 anni che è caduto, si è fatto male, per per fortuna è acciaccato in varie parti del corpo, ma nulla di rotto, sicuramente si è spaventato ed ha trascorso almeno sei ore al pronto soccorso. Non sono stato contattato da nessuno e lo mettono fuori, senza premunirsi di capire se c’è qualcuno che lo può andare a prendere o se lui sia in condizioni di tornare a casa autonomamente”.
Fabrizio Tubertini riesce a comunicare al telefono col padre, gli dice di restare in pronto soccorso, dopo 20 minuti arriva ma non lo trova più. L’anziano gli risponde: “Sono uscito, sono a Pegli“. Appare disorientato e parla “in maniera sconnessa”. Poco dopo afferma di trovarsi in via Cantore. I medici del pronto soccorso riferiscono che il 94enne Rinaldo è andato via dicendo che avrebbe chiamato un taxi. A quel punto partono le chiamate al 112 e alla polizia. Per fortuna intorno alle 23.10 il malcapitato viene trovato dagli agenti di una volante nei pressi dell’obitorio e riconsegnato al figlio. “Questa giornata me la ricorderò per tutta la vita“, le sue prime parole mentre lo riabbraccia.
“Situazione veramente imbarazzante – scrive Tubertini nel reclamo inviato al San Martino -. Avete mollato in strada di notte un 94enne reduce da un trauma e sotto shock senza avvisare un suo congiunto. Ma vi pare il modo di prendervi cura delle persone? Non ho ricevuto alcuna telefonata per aggiornarmi sullo stato di salute di mio padre né che stava per essere dimesso in orario notturno”.
Poi muove altre contestazioni: “Dal verbale di pronto soccorso si evince che non sono stati annotati i farmaci che mio padre assume e che avevo comunicato ad uno dei militi che lo hanno trasportato al pronto soccorso. Mio padre è caduto per strada nella tarda mattinata del giorno del ricovero, io non ero presente e non ci sono testimoni dell’accaduto. Apparentemente sono stati effettuati dei raggi X al torace e nessun esame diagnostico alla testa: come è possibile essere sicuri che non abbia battuto la testa cadendo? Sempre apparentemente, non è stato nemmeno verificato il caso che mio padre abbia subito un evento di tipo Tia (un’ischemia transitoria, ndr), considerato che era confuso quando è stato prelevato a casa e come è stato rilasciato”.
La risposta del policlinico: “Il paziente non è mai apparso confuso”
A un mese dal reclamo il San Martino risponde esprimendo “rammarico” per l’accaduto e riportando le dichiarazioni della dottoressa che ha preso in carico e dimesso Rinaldo Tubertini: “Durante la valutazione in sala di visita il paziente non è mai apparso confuso, sapeva riferire quanto accaduto e la dinamica della caduta, si muoveva in autonomia. Il paziente negava trauma cranico e l’esame neurologico era negativo. Durante la fase di dimissione il paziente davanti a me era al telefono con il figlio per accordarsi circa le modalità di rientro a domicilio e mi ha riferito che avrebbe atteso il proprio parente all’ingresso, pertanto non ho ritenuto di dover prendere accordi diversi”.
La professionista, che il policlinico avrebbe “sensibilizzato sull’importanza comunicativa non solo con i pazienti ma anche con i loro congiunti”, si dichiara “molto dispiaciuta” e però aggiunge: “Nulla di quanto ho potuto obiettivare durante la visita poteva far presagire quanto sarebbe accaduto dopo“.
La direzione del policlinico, contattata da Genova24, ribadisce che “il paziente non è mai apparso confuso risultando perciò autonomo. Al momento della dimissione il paziente risultava infatti idoneo al rientro a domicilio. Si specifica che tutte le segnalazioni, come la presente, che pervengono presso l’Urp sono oggetto di analisi, con conseguenti azioni di miglioramento dei percorsi e delle procedure“.
L’Ordine dei medici rigetta l’esposto: “Nessun elemento deontologicamente rilevante”
Lo scorso agosto, poi, è arrivata anche la replica di Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei medici di Genova, al quale Fabrizio Tubertini ha presentato un esposto. Sulla base di quanto riferito dalla dottoressa, l’Ordine “ritiene di non rinvenire nella condotta del sanitario elementi deontologicamente rilevanti, tenuto anche in conto che l’autorità ordinistica non è istituzionalmente deputata a verificare da un punto di vista clinico e medico-legale la correttezza delle valutazioni diagnostiche”.
“Per fortuna oggi mio padre sta bene – chiosa Fabrizio Tubertini -. Ho scritto alla sindaca Salis, alla Regione Liguria e all’assessore Nicolò, ma non ho mai ricevuto risposta“.