La Divina Commedia ora è anche un videogioco

  • Postato il 2 settembre 2025
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  • Di Artribune
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Durante l’evento inaugurale Opening Night Live della Gamescom di Colonia, la principale fiera europea di videogiochi, lo studio italiano Jyamma Games ha mostrato un primo video de La Divina Commedia, ispirato all’omonimo poema di Dante Alighieri e ambientato “in un mondo in cui La Divina Commedia ha sostituito l’antica fede”.

Dante Alighieri picchia tutti (nei videogiochi)

Nel teaser un personaggio simile a Dante uccide un mostro a colpi di spada. Electronic Arts rilasciò nel 2010 Dante’s Inferno, e anche lì Dante menava. Di recente è uscito, sempre ispirato all’opera dantesca, 33 Immortals di Thunder Lotus Games. E anche lì si mena, attraverso tutti e tre i regni dell’oltretomba. Pure in Paradiso (ma questa area non è ancora disponibile). 

La Divina Commedia in versione videogioco

Come la precedente opera di Jyamma Games, Enotria: The Last Song (2024), La Divina Commedia sarà un videogioco di ruolo d’azione dark fantasy che pare fortemente ispirato al lavoro dello sviluppatore giapponese FromSoftware, responsabile della serie Dark Souls. Nel comunicato stampa che presenta La Divina Commedia si parla però anche di elementi “generati proceduralmente”: i labirinti e le sfide saranno composti in maniera semi- casuale in modo diverso a ogni partita.

Le controversie su Enotria: The Last Song

Lo sviluppo di Enotria: The Last Song incontrò varie difficoltà tra rinvii, una promozione confusa e attacchi contro la stampa. Durante il suo intervento agli IVIPRO Days 2024, Ivan De Gregori, che ha lavorato come artista ai suoi personaggi, ha per esempio parlato del conflitto tra chi chi il gioco lo sviluppava e chi lo finanziava. Ma è stato messo sotto accusa anche l’ambiente lavorativo, e le sue basse paghe.

Sappiamo tra le altre cose che ci sono stati periodi di “crunch”, una pratica diffusa nel settore in cui una compagnia pretende (o promuove) straordinari spesso non pagati, per settimane o a volte per mesi. Giacomo Greco, CEO e fondatore di Jyamma Games, ha spiegato che nello studio non vengono pagati gli straordinari perché non ci sono dipendenti: le persone hanno lavorato al gioco come libere professioniste.

Matteo Lupetti

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Autore
Artribune

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