La Francia affronta l’austerità e la sindaca di Parigi spende più di 80.000 euro per abiti di “rappresentanza”. La difesa: “È normale”

  • Postato il 3 ottobre 2025
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Da ieri chi vuole può andare all’Hôtel de ville per consultare la lista delle spese di rappresentanza effettuate dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, e dai sindaci di arrondissement della capitale. Un improvviso “choc di trasparenza” voluto dalla socialista, che invece si è sempre mostrata restia a pubblicare le sue note spese. Il punto è che nelle ultime settimana Hidalgo, che non si candiderà per un terzo mandato alle municipali del 2026 (aspirerebbe al posto di commissario Onu per i rifugiati), è finita al centro di molteplici polemiche per la sua gestione della città. Gli scontrini dei suoi acquisti, effettuati tra il 2020 e il 2024, sono finiti sui giornali ed è così che è scoppiata la polemica: in cinque anni, Anne Hidalgo ha speso più di 80 mila euro – per l’esattezza 84.200 euro – in spese di rappresentanza. Di questi, più di 70 mila euro sono stati spesi per acquistare vestiti di marca, tra cui due abiti Dior nel 2024 per un totale di 6.320 euro, oltre ad una camicia Dior nel 2021 a 1.120 euro, un cappotto e un giacca Burberry, rispettivamente a 3.067 euro (nel 2023) e 1.087 euro (nel 2020), un pantalone Saint Laurent da 1.526 euro o ancora due abiti più accessori di Diane von Furstenberg per 1.660 e 895 euro.

Figurano poi capi di abbigliamento firmati Gérald Darel o ancora Repetto, per un costo tra i 500 e i mille euro ciascuno. Tutto legale, tutto verificato e giustificato: come spiega la stampa francese, la sindaca ha a sua disposizione ogni anno poco meno di 20 mila euro per le spese di rappresentanza (esattamente 19.720 euro). Nei fatti, in cinque anni, non ha nemmeno utilizzato tutta la somma che era stata messa a sua disposizione. Dall’Hôtel de Ville spiegano che non c’è nulla di anormale nel fatto che la sindaca indossi capi eleganti di firme francesi poiché “rappresenta Parigi”, in particolare nei suoi impegni all’estero. Da parte sua, Hidalgo ha sporto denuncia per “calunnia” e “diffamazione” contro chi l’ha accusata di sperperare soldi pubblici. Eppure, mentre i francesi si preparano a una manovra di austerità, scendono nelle piazze per chiedere giustizia fiscale e sociale (i sindacati hanno contato circa 600 mila manifestanti nella mobilitazione di ieri), e pure il premier Sébastien Lecornu – ancora senza governo dopo più di venti giorni dal suo arrivo a Matignon – promette di ridurre le spese di funzionamento dello Stato, tutti questi acquisti in abiti di lusso, a spese dei contribuenti, sollevano una questione essenzialmente morale.

Il giornale Libération, dopo aver spulciato le note spese della Hidalgo e dei sindaci di arrondissement della capitale, di orientamenti politici diversi (che hanno diritto a 11.092 euro di spese di rappresentanza all’anno), ha pubblicato oggi la sua inchiesta in copertina: “Se i comportamenti individuati dalla nostra indagine non hanno nulla di illegale – scrive –, essi scioccano e alimentano la sfiducia verso la classe politica. Queste ricevute mostrano che la lezione del ‘caso Cahuzac’ e di tutti gli altri casi denunciati dall’Alta Autorità per la trasparenza della vita pubblica, non è stata imparata. Da più di dieci anni. Lo scandalo delle note spese – scrive ancora il quotidiano – rivela tanto gli eccessi individuali quanto la persistenza di una cultura politica fuori dalla realtà, incapace di comprendere la quotidianità dei cittadini”.

Ricordiamo che Jerôme Cahuzac era il ministro del Bilancio nel 2012, sotto la presidenza di François Hollande, ed è stato condannato per frode fiscale per aver nascosto un conto bancario in Svizzera. Sulla scia di quello scandalo era stata creata appunto l’Alta Autorità per la trasparenza. Quanto a Anne Hidalgo, un’inchiesta su di lei è già aperta per il viaggio in aereo a Tahiti nell’ambito delle Olimpiadi di Parigi del 2024, che lei ha prolungato (ufficialmente a sue spese) per passare delle vacanze con la figlia, che vive lì. Inoltre, un recente rapporto della Chambre régionale des comptes (CRC), a soli sei mesi dalle municipali, ha messo in discussione la sua gestione finanziaria della città, rilevando un debito colossale di 8,6 miliardi di euro nel 2024, contro 6,47 miliardi all’inizio del 2021. L’inchiesta di Libération ha spalancato il vaso di Pandora: Jeanne d’Hauteserre (sindaca dell’8/o arrondissement di Parigi), ha speso 35.779 euro in vestiti in quattro anni e mezzo; Philippe Goujon (15/o arrondissement) spende in media 150 euro a persona ogni volta che va al ristorante; Jean-Pierre Lecoq (6/o arrondissement) si è fatto rimborsare delle spese effettuate in viaggio a Londra e New York, tra cui acquisti da Harrods o alla boutique dell’Empire State Building; Florence Berthout (5/o arrondissement) ha fatturato venti appuntamenti dal parrucchiere. “Le nostre rivelazioni dovrebbero aprire il dibattito sull’uso dei fondi di rappresentanza da parte dei responsabili politici”, scrive Libération. C’è poi il caso di Éric Lejoindre, sindaco socialista del 18/o arrondissement, vicino alla Hidalgo e direttore di campagna di Emmanuel Grégoire, candidato Ps alle municipali a Parigi, di cui ha parlato anche Le Parisien ieri.

Tra le spese di 35.557 euro effettuate da Lejoindre tra il 2020 e il 2024, figurano anche 6.451 euro di lavanderia, cene a ristorante con i figli e altre cene chic con bottiglie di vino a più di cento euro, e persino spese di parrucchiere per le feste di Capodanno e un paio di cuffie per smartphone acquistate mentre era in vacanza.

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