La linea ferroviaria Pisa-Livorno chiusa per lavori: “Per aumentare il trasporto di armi al più grande arsenale Usa in Ue”
- Postato il 19 giugno 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Chiuso per guerra. Dal 10 al 20 giugno, tra le 9.50 e le 12.50, la circolazione ferroviaria tra Pisa e Livorno è totalmente interrotta. Per pendolari e turisti che aspettano inutilmente il loro treno nelle stazioni delle due città toscane, la spiegazione arriva gracchiante dagli altoparlanti: “Lavori di completamento del rinnovo degli scambi e dei binari a Tombolo”. Finora i cantieri avevano operato di notte, senza interferire con la circolazione. Ma ora, come scrive Rete ferroviaria italiana (Rfi) sul suo sito, per completare gli interventi “che garantiranno una gestione più flessibile, con impatti positivi sulla regolarità della circolazione”, è necessario proseguire i lavori di giorno e quindi interrompere la tratta. L’ennesimo disagio per i viaggiatori, hanno pensato in molti. Ma poi le denunce del gruppo Ferrovieri contro la guerra e del Coordinamento Antimilitarista Livornese, sostenute anche da rappresentanze politiche e sindacali locali, hanno aggiunto un tassello: “L’ultimazione di questi lavori comporterà un incremento sostanziale del traffico di armi, esplosivi e munizioni tra la stazione ferroviaria di Tombolo, il Canale dei Navicelli e Camp Darby, il più grande arsenale americano fuori dal suolo statunitense”.
Il progetto di potenziamento della base di Camp Darby è iniziato nel 2017, dopo il via libera prima del governo Renzi e poi dell’esecutivo guidato da Gentiloni. Prevede la realizzazione di una nuova linea ferroviaria che colleghi la stazione di Tombolo con un nuovo terminal, di 18 metri di altezza, all’interno di Camp Darby, una delle basi militari statunitensi più importanti d’Europa. Inoltre, nel 2022 è già stato completato, e inaugurato in pompa magna, un ponte girevole da 42 milioni di dollari pagati dagli Stati Uniti sul Canale dei Navicelli. “Si tratta di un grande canale pubblico di trasporto. Un’infrastruttura civile, la cui manutenzione è affidata alla Regione e al Comune di Pisa, utilizzata come via strategica per connettere Camp Darby con il porto di Livorno”, specifica Ciccio Auletta. Il consigliere comunale pisano di Diritti in Comune (lista formata da Una città in comune e Rifondazione Comunista) si oppone alla militarizzazione del territorio da oltre vent’anni.
“Ormai da un decennio, complice anche l’ultima proposta di realizzare una nuova base all’interno del parco di San Rossore, Pisa è diventato uno dei principali avamposti militari e strategici del Paese – commenta Auletta a ilfattoquotidiano.it – Governi di centrodestra o centrosinistra hanno sempre assecondato gli interessi americani. E ora siamo persino arrivati a bloccare la linea ferroviaria Pisa-Livorno, a grave danno dei pendolari, per potenziare il rifornimento d’armi. Il tutto senza trasparenza, senza dare informazioni ai cittadini, senza che le istituzioni si assumano la minima responsabilità. Eppure, quando il servizio si ferma per uno sciopero legittimo, non si perde tempo a colpevolizzare i lavoratori che incrociano le braccia per rivendicare i loro diritti”.
Lo snodo di Tombolo è un importante crocevia per il trasporto di armi, mezzi e truppe che arrivano a Camp Darby via mare dagli Stati Uniti e che poi vengono smistati verso i vari teatri di guerra. “Una volta ultimato il potenziamento della base, il traffico di treni carichi di armamenti aumenterà notevolmente. Da uno ogni due mesi a potenzialmente due al giorno”, commenta Auletta. Il progetto ha l’obiettivo di velocizzare e aumentare la segretezza dei trasporti del materiale bellico, sia via terra che via mare. Ma, secondo le associazioni e i partiti antimilitaristi, i lavori hanno anche il fine di impedire le mobilitazioni da parte dei cittadini. Come il “train stopping”, messo in pratica nel 2003 allo scoppio della seconda guerra in Iraq. Il gruppo Ferrovieri contro la guerra lo scrive chiaramente nel suo comunicato: “La guerra inizia anche qui, possiamo fermarla contrastando l’uso della rete ferroviaria a scopo bellico e sostenendo una circolazione sicura”.
La lotta contro la militarizzazione dell’area, infatti, non è solo una questione politica. Il fatto che a Camp Darby siano stoccate enormi quantità di armi preoccupa molto i cittadini. Sia per la loro sicurezza personale, sia per quella del territorio in cui vivono. “Ad oggi non esiste alcun piano di sicurezza relativo a Camp Darby e al trasporto di armi – commenta Auletta – Né su ferro, né su gomma, né su acqua. Viviamo seduti su una polveriera. Ed è il motivo per cui nessuna infrastruttura civile dovrebbe mai essere usata per scopi militari. Non credo che al pendolare faccia piacere sapere che, sulla stessa tratta che percorre ogni giorno per andare al lavoro, sta passando anche un treno carico di armi”.
La pretesa di associazioni e partiti antimilitaristi, in evidente controtendenza con lo scenario globale, è che le amministrazioni locali si rifiutino di mettere a disposizione le proprie infrastrutture per usi bellici. Che rifiutino qualsiasi complicità con la guerra, strumento di sofferenza per le popolazioni civili. “Ma davvero – osserva Auletta – in un Paese come il nostro, dove la mobilità non è un diritto garantito, gli investimenti infrastrutturali possono essere giustificati solo da esigenze militari? Poco importa se una minima parte di questi lavori avrà ricadute anche sui civili, i veri beneficiari sono i produttori di armi che incassano profitti. In Italia l’approccio alle infrastrutture è ormai quello di un’economia di guerra, come dimostrano il recente piano di riarmo europeo e l’intesa tra Rfi e Leonardo”.
Il riferimento del consigliere comunale di Pisa è all’accordo siglato dalle due società lo scorso anno, ad aprile 2024. Un’intesa di collaborazione, si legge nel comunicato congiunto di Rfi e Leonardo, “per realizzare un progetto condiviso nell’ambito della military mobility. Un’iniziativa Ue finalizzata ad aumentare le capacità infrastrutturali e digitali esistenti, per assicurare la movimentazione di risorse militari all’interno e all’esterno dell’Europa, anche con breve preavviso e su larga scala, garantendo capacità di trasporto sicure, sostenibili e resilienti”. Un progetto che, dietro il lessico della sostenibilità e della resilienza, normalizza l’idea di un continente strutturalmente pronto alla guerra, in cui anche le infrastrutture civili diventano funzionali alla logica militare.
Inoltre, tutto questo avviene a discapito dell’ambiente. “L’impatto è importante – spiega a ilfattoquotidiano.it Marco Chiuppesi, segretario della federazione livornese di Rifondazione Comunista – Sono già stati abbattuti mille alberi su area demaniale per creare la linea ferroviaria autonoma. E con il pretesto della difesa nazionale, l’opera è stata esonerata dal controllo di conformità urbanistica, in aperto contrasto con il piano territoriale”. Per Chiuppesi, il blocco della circolazione ferroviaria imposto in questi giorni ai cittadini è l’occasione per riportare l’attenzione sulle molteplici strategie di militarizzazione che il territorio pisano e livornese sta subendo. “Sono stati stesi i tappeti rossi agli americani per lo sfruttamento delle nostre infrastrutture e soprattutto del nostro territorio. È da qui che transitano le enormi quantità di armi che servono poi a rafforzare l’imperialismo statunitense nel mondo”, commenta. E conclude: “Senza l’esigenza militare, lo svincolo a Tombolo non sarebbe stato realizzato, non sarebbe servito a niente. Ci sarebbe bisogno di altri tipi di collegamenti per rafforzare il tessuto produttivo. Invece è stato scelto di lavorare a un’opera che non ha alcun profilo di miglioramento per il territorio. Né da un punto di vista industriale, né tantomeno civile”.
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