La manifestazione di Catanzaro. A che cosa servono i giornali

  • Postato il 10 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
La manifestazione di Catanzaro. A che cosa servono i giornali

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Per tre mesi l’AltraVoce-Quotidiano è diventata il megafono gentile della rabbia dei calabresi sulla questione Sanità. Una rabbia che parte da lontano, dai giri di protesta in auto intorno alla Regione durante il lockdown, dall’occupazione degli ospedali. Per tre mesi, abbiamo trovato ogni giorno una risposta alla domanda: a che cosa servono i giornali?


La prima risposta: a evitare che i terrapiattisti si siedano ai tavoli istituzionali e a quelli organizzativi. Nessun Ciccio74 o Pietro91 avrà una dignità politica nella soluzione dei problemi, a meno che non vinca le elezioni. Il giornale, in tutte le sue forme, è un luogo terzo, il luogo della denuncia e del dibattito pubblico. Che sempre più spesso, purtroppo, si trasforma in un dialogo fra sordi o con l’ombelico.


Crediamo di discutere di un tema sui social, ma non abbiamo tutti gli elementi a disposizione. Il progressivo perfezionamento dell’algoritmo ha raggiunto alla fine un malvagio risultato: noi siamo convinti di informarci e di essere informati, in realtà riceviamo solo i contenuti della nostra bolla, di quelli che la pensano come noi. O, in alternativa, vengono penalizzati contenuti che magari potrebbero interessarci, ma non piacciono ai grandi burattinai digitali. Rischia di scomparire quello che da centinaia di anni i mezzi di informazione propongono al lettore: la gerarchia delle notizie, lo spirito del tempo e il suo racconto, l’interpretazione della realtà.


A Castrolibero ci siamo messi in testa un’idea meravigliosa. Ogni giorno decine di professionisti confezionano un giornale regionale, con una convinzione: quello che succede all’ospedale di Soveria Mannelli riguarda anche Reggio. Perché ci sono grandi voci di spesa e di indirizzo regionali legate al welfare, una è appunto la Sanità. E i bisogni di chi sta nell’Alto Jonio cosentino sono simili a quelli degli abitanti di Bagnara.

La Calabria ha prima di tutto bisogno di uscire dalla visione novecentesca del consigliere comunale che parla di “scippo a CZ” ogni volta che danno qualcosa a CS e viceversa, e poi magari ne approfitta RC. Una mentalità molto diffusa e perdente.
Tutto è cominciato da un Direttore calato dal nord, che si trovava ogni giorno sul tavolo i comunicati dei comitati dai territori, i puntuali rilievi di “Comunità Competente”.

Da San Giovanni in Fiore a Locri, da Cariati a Lamezia, il mood è lo stesso. Se non c’è il diritto alla Salute garantito dalla Costituzione, i paesi chiudono, la Calabria si spopola, gli emigrati tornano mal volentieri. E sempre meno bambini nasceranno. Il Quotidiano ha messo insieme queste istanze, il bello è che i comitati oggi dicono “grazie” al Direttore.


C’è oggi la necessità di raccogliersi in un progetto comune: i cittadini chiedono servizi normali, bramano città normali. Un Pronto Soccorso efficiente, dove il medico non rischi il cazzotto quotidiano. Paesi di montagna che non devono essere lasciati soli. Liste d’attesa accettabili. Città che cercano un futuro, con i sindaci che oggi saranno in prima fila. E questa ricerca della normalità è un progetto politico nel senso più alto del termine, perché si basa sulla partecipazione e non sulla delega.


Questo abbiamo raccontato, con l’intenzione e la presunzione di essere di stimolo per le istituzioni, di illuminarle sulle soluzioni. Sempre al tempo della pandemia, quando il Pronto Soccorso di Cosenza fu paralizzato da un ingorgo di ambulanze, Rocco Valenti scrisse: sarebbe bastata una chiamata del Primario a un professore di ingegneria informatica dell’Unical a risolvere il problema. Raramente la Calabria è stata raccontata così bene in una sola frase. Anche a questo servono i giornali: unire i puntini, far sì che gli esperti non siano gelosi e si sentano al telefono, contribuire alla soluzione dei problemi in modo collettivo e interdisciplinare.


Mi ha colpito, nella campagna del Quotidiano, la denuncia della dottoressa Alessia Piperno. Una professionista che, a differenza di molti altri suoi colleghi, ha scelto di restare qui: ma la sua cronaca delle disfunzioni nell’area di Vibo è uno scandalo insopportabile. Come lei, hanno parlato e scritto in tanti.


E tutti questi racconti non li avete trovati da nessun’altra parte, perché il ritaglio su Facebook o whatsapp non può riprodurre il contesto. Sottovoce ricordiamo che il giornale si compra in edicola, l’edizione digitale singola costa meno di un caffè. Pensate ogni volta a quanto lavoro c’è dietro: giornalisti (spesso minacciati), impiegati, tipografi, trasportatori. Ma se siete a casa e non trovate un’edicola aperta: basta un tap sul tablet o sullo smartphone, e sapete bene che cosa avrete in cambio. Oggi, per esempio, una manifestazione con tante testimonianze di cittadini attivi. E per i giorni a venire, una sola Calabria, solidale e resistente, con tanta voglia di essere normale.

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