La missione top secret dei Navy Seals in Corea del Nord: “Così Trump fallì il tentativo di intercettare Kim”
- Postato il 5 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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All’inizio del 2019, mentre Stati Uniti e Corea del Nord erano impegnati in delicati colloqui sul nucleare, un’operazione segreta dei Navy Seals, le forze speciali americane, aveva l’obiettivo di portare un vantaggio tattico nei negoziati all’amministrazione Usa ma rischiò di far precipitare la situazione. Una squadra del SEAL Team 6, l’unità che nel 2011 aveva ucciso Osama bin Laden, fu incaricata di infiltrarsi in territorio nordcoreano per piazzare un dispositivo elettronico capace di intercettare le comunicazioni del leader Kim Jong-un.
L’inchiesta del New York Times
Il presidente Donald Trump, all’epoca al suo primo mandato, stava cercando da mesi una svolta con Pyongyang. Dopo anni di test missilistici e tensioni, Kim aveva accettato di sospendere le prove nucleari, aprendo la strada a un confronto negoziale diretto con Washington. Ma le agenzie di intelligence americane continuavano a sapere pochissimo sulle reali intenzioni del leader nordcoreano. Quindi proposero un’operazione clandestina sulle sue coste con l’obiettivo di poter ascoltare il presidente della Corea del Nord, dove da sempre gli Stati Uniti hanno difficoltà a reclutare spie per raccogliere informazioni. A svelare il tentativo di incursione e di spionaggio sul territorio nemico è stato il New York Times in un’inchiesta – firmata da Dave Philipps and Matthew Cole – dopo aver raccolto le testimonianze di oltre 20 persone tra funzionari civili, militari ed ex militari. La Casa Bianca e le strutture militari coinvolte si sono rifiutate di commentare.
L’incursione al buio
La missione fu preparata per mesi: il piano prevedeva che un sottomarino nucleare portasse due mini-sommergibili fino a ridosso della costa nella zona della baia di Yonghung. Da lì, otto incursori sarebbero sbarcati di notte, nuotando in acque gelide, per piazzare l’apparato e ritirarsi senza lasciare tracce, coperti dal buio della notte. L’assenza di droni e comunicazioni in tempo reale con i vertici militari costrinse a pianificare il raid affidando a immagini satellitari in bassa risoluzione e l’osservazione non in tempo reale basata su aerei spia in volo ad alta quota. Era chiaro a tutti che un minimo imprevisto avrebbe potuto scatenare una crisi internazionale.
L’ok di Trump e i piccoli errori
Nella notte prescelta con la “green light” definitiva di Trump, il mare era calmo e i sensori non rilevarono presenze. Ma diversi piccoli errori finirono per minare l’operazione: uno dei mini-sommergibili, arrivato sotto costa dopo essersi sganciato dal sottomarino nucleare, sbagliò posizione di arresto e dovette fare un’inversione U, rompendo la simmetria prevista con l’altra imbarcazione. Intanto i Seals raggiunsero la riva convinti di essere soli. Invece nelle vicinanze si trovava un’imbarcazione nordcoreana difficilmente individuabile con i visori notturni.
La nave sospetta e l’uccisione dei civili
Mentre il pilota del mini-sommergibile cercava di riposizionarsi allineandosi all’altro, la barca – forse a causa del rumore provocato o delle luci che risalivano dall’acqua limpida – si avvicinò. Le torce di prua a bordo illuminarono l’acqua e un uomo si tuffò in mare. Isolati, senza contatti con il comando e con la possibilità di essere scoperti, i Seals a terra, seppur a un passo dal loro obiettivo, presero la decisione più drastica: aprirono il fuoco nell’incertezza della natura di quella nave che avrebbe anche potuto essere un pattugliatore militare. L’equipaggio della nave, con ogni probabilità civili intenti a raccogliere molluschi, venne ucciso. E i Seals, una volta raggiunti i cadaveri, decise di affondarli colpendo i polmoni con i coltelli di modo che si riempissero di acqua. A quel punto, la missione era compromessa. I Seals non avevano più tempo di installare il dispositivo. Tutti gli incursori riuscirono a rientrare senza conseguenze per la loro incolumità, ma l’operazione si concluse in un fallimento totale.
Una missione classificata
Nei giorni successivi, i satelliti americani registrarono un aumento dell’attività militare nordcoreana nella zona della loro operazione, ma Pyongyang non fece alcun annuncio pubblico. L’episodio rimase segreto: il Congresso non fu informato, nonostante – secondo fonti del New York Times – la legge lo prevedesse. E tutta l’operazione venne classificata. Il vertice tra Trump e Kim, poche settimane dopo, non portò ad alcun accordo. A maggio la Corea del Nord riprese i test missilistici e in questi anni ha accumulato nuove testate e missili a lungo raggio. Trump e Kim si incontrarono ancora una volta nel villaggio di Panmunjom, nella zona demilitarizzata, ma il faccia a faccia ebbe valore soprattutto simbolico. I risultati sull’analisi del fallimento di quell’operazione sono stati portati all’attenzione delle commissioni del Congresso solo anni dopo e sono stati classificati.
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