La morte di due giovani ignari scatena la lite: la sinistra fra sicurezza e democrazia
- Postato il 3 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Accade che nella nostra Italia del 2025 due giovani di 16 e 18 anni vengano uccisi per errore da killer che sbagliano perchè le loro vittime erano altre.
Ne nasce un putiferio: tutti piangono quei ragazzi, si raccontano le loro storie, la loro vita finita in un amen senza un perché.
Si dice che bisogna subito prendere dei provvedimenti che evitino queste stragi. I provvedimenti invocati riguardano il governo che una certa parte politica accusa di non risolvere i problemi urgenti che assillano l’Italia.
E subito si punta il dito contro chi vuole spendere oltre tredici miliardi di euro “per un ponte inutile”.
Si piange per i giovani uccisi per errore

Strano: come mai queste prefiche alzano la voce quando l’esecutivo vara leggi a favore della sicurezza? Perché in quel caso si dice che si vuole andare contro determinate libertà che la nostra Costituzione difende a spada tratta? Per quale ragione, ancora, Giorgia Meloni e i suoi ministri fanno il male della democrazia a discapito di persone che non hanno le armi per reagire?
Ricordiamo tutti le polemiche che nacquero all’indomani del decreto sicurezza: uno stato prevaricatore che aumenta le pene senza motivo, perché il codice penale le prevede già; un governo che vuole soltanto dimostrare la propria autorità calpestando la democrazia. E via di seguito.
Ora che nei dintorni di Napoli e di Messina due giovani perdono la vita solo perché stanno in un posto dove i killer debbono eseguire la loro sentenza, si grida allo scandalo, l’opposizione insorge ed è molto facile puntare il dito quando si verificano episodi del genere.
Il decreto sicurezza
Perché allora questi oppositori si sono indignati non molto tempo fa quando il governo, con un decreto d’urgenza, ha voluto evitare che tali violenze si ripetano in danno di vittime le quali non hanno nulla a che fare con quel regolamento di conti?
Stare all’opposizione è più facile che governare: non si corrono certi rischi ai quali va incontro chi guida il Paese. Il “cane da guardia” bisogna saperlo fare, altrimenti si pecca facendo un vero e proprio autogol.
È quello che molti commentatori di prestigio predicano e mettono in risalto. Lo stesso Romano Prodi (il padrino dell’Ulivo e della nuova sinistra) ritiene che parlare di democrazia morente e di paura dell’autoritarismo non giova alla causa di chi vuole combattere il predominio della destra. “Sono i guai di tutti i giorni che si debbono affrontare per mettere in ginocchio la maggioranza”, sostiene. Si affrontino i problemi del rincaro della spesa, della sanità, della scuola, cioè di tutte le più pressanti preoccupazioni a cui vanno incontro quotidianamente milioni di famiglie”
Al contrario, si grida soltanto al pericolo di una nuova destra che vuole addirittura “togliere il potere ai giudici e sottometterli”. Non sono questi i motivi per cui gli italiani a volte si ribellano.
Eppure Elly Schlein caparbia porta avanti e difende a spada tratta il suo “pallino”: la nascita di un campo largo, perché solo uniti si riuscirà a sconfiggere il melonismo.
È un credo che non piace a chi non ama la “rivoluzione” voluta dall’attuale segretaria. Prima i riformisti, ora anche i transfughi sotterranei storcono la bocca se sentono ripetere i soliti ritornelli.
La Schlein perde consensi? I sondaggi non lo confermano, ma non c’è dubbio che arrivati a questo punto chi non la pensa come lei cominci ad alzare la voce. Ironicamente un quotidiano di stamane ritiene che fra qualche mese quando qualcuno parlerà della segretaria si sentirà rispondere: “Elly chi?”, uno slogan che ripeteva spesso Bettino Craxi quando qualcuno gli rimproverava certe decisioni.
“Bisogna cambiare registro”, sostengono coloro che sono contro la politica dell’attuale segreteria. Ad esempio: è inutile continuare a ripetere che se al referendum sulla riforma della giustizia vincerà il “no”, Giorgia Meloni dovrà dimettersi e lasciare la poltrona di Palazzo Chigi.
Per quale motivo? Perché è in pericolo la democrazia? O perché la destra porterà alla rovina il Paese? Se queste accuse fossero vere, di certo la premier dovrebbe mollare il potere. Invece gli italiani non credono più a questi leitmotiv pubblicitari che non hanno nessun riscontro.
Tanto è vero che i sondaggi continuano a dar ragione al suo governo che cresce dopo tre anni, un fenomeno inverso a quello che succedeva ai precedenti esecutivi. Allora, per quale motivo dovrebbe andarsene?
Intendiamoci, se il responso del referendum desse torto alla divisione delle carriere qualche interrogativo Palazzo Chigi dovrebbe porselo.
Se ad andare alle urne fosse il 70 per cento dei votanti e non lo striminzito quaranta delle elezioni non c’è dubbio che le perplessità aumenterebbero e il governo dovrebbe mettersi a studiare se non vorrà perdere clamorosamente alle politiche del 2027.
Mentre se il “si” dovesse vincere a mani basse dovrà essere la Schlein ad interrogarsi e magari cedere lo scettro da numero uno del Pd.
Ricordate Josè Altafini, il meraviglioso centravanti che faceva sognare con i suoi gol milioni di tifosi? Oggi ha 86 anni, ma il calcio gli è rimasto sempre nel cuore. Osservando non solo il campionato attuale, ma pure i precedenti, dice che non si dà troppa fiducia ai giovani. Si preferisce andare a comprare all’estero acquistando “grosse bufale”. “Se i giovani sbagliano, pazienza. Ne faranno tesoro, se si darà loro questa possibilità”.
Parole sacrosante, tanto è vero che i nostri azzurri balbettano e per due volte sono stati esclusi dai mondiali. Si vuole continuare a sbagliare?
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