La Notte stellata di Van Gogh e l’analogia con l’instabilità quantistica di Kelvin-Helmholtz

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Scienza
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non è la prima volta che sulla Notte Stellata di Van Gogh viene pubblicato uno studio sua una rivista scientifica, ma è evidente ci debba essere qualcosa di ancora più profondo e poetico nelle spirali celesti. In un articolo pubblicato su PhysOrg si ipotizza che il quadro possa racchiudere una sorprendente analogia con uno dei fenomeni più misteriosi della fisica moderna: l’instabilità quantistica di Kelvin-Helmholtz.

Questa instabilità si verifica quando due fluidi di densità diversa scorrono a velocità differenti, generando vortici complessi e dinamici. Sebbene il fenomeno sia ben documentato nei fluidi classici – come nuvole o correnti oceaniche – è solo recentemente che i ricercatori sono riusciti a riprodurlo anche nei fluidi quantistici. Ed è proprio analizzando questi nuovi pattern che i fisici si sono accorti di un dettaglio sconcertante: le forme generate sembrano incredibilmente simili alle spirali presenti nel cielo notturno dipinto da Van Gogh.

Il team guidato dal professore Hiromitsu Takeuchi dell’Università Metropolitana di Osaka, in collaborazione con il Korea Advanced Institute of Science and Technology, ha individuato nei loro esperimenti una nuova forma di “skyrmion” quantistico, un vortice magnetico estremamente raro, ribattezzato eccentric fractional skyrmion (Efs). La loro particolarità? Hanno una forma a mezzaluna con distorsioni interne, simili – secondo gli scienziati – alla grande luna gialla che domina l’angolo in alto a destra del dipinto. Lo studio è stato pubblicato su Nature Phisycs lo scorso 8 agosto.

“Per me, la grande luna a forma di falce nella Notte stellata sembra esattamente un Efs”, ha dichiarato Takeuchi in un’intervista alla stampa giapponese. “È come se Van Gogh avesse dipinto un fenomeno che la fisica avrebbe scoperto solo oltre un secolo dopo“. Questa non è la prima volta che l’opera del pittore olandese stupisce anche la comunità scientifica. Già in passato, diversi studi avevano evidenziato come le pennellate del cielo di Van Gogh riproducessero fedelmente schemi di turbolenza atmosferica. Uno studio del 2024, ad esempio, aveva dimostrato che i vortici dell’artista ricalcavano con precisione le dinamiche dei moti turbolenti dell’aria, secondo le leggi fisiche della fluidodinamica (qui il link dello studio). E nel 2019, un team australiano aveva paragonato le forme presenti nel dipinto alle nubi molecolari che danno origine alle stelle: anche in quel caso, le analogie erano sorprendentemente coerenti. Che lo sguardo del pittore si spingesse fino a toccare le leggi della meccanica quantistica è qualcosa che apre nuovi orizzonti sull’intersezione tra arte e scienza. Forse, dopotutto, c’è davvero qualcosa di “quantico” nel genio creativo.

Lo studio su Nature Phissycs

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Il Fatto Quotidiano

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