La proliferazione nucleare dell’Iran nasce in Europa: da Francia e Germania le tecnologie più sofisticate

  • Postato il 17 giugno 2025
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I funzionari israeliani hanno descritto gli attacchi come un’operazione preventiva volta a paralizzare la capacità dell’Iran di costruire un’arma nucleare, a seguito di quella che hanno definito una forte e allarmante espansione dell’arricchimento dell’uranio negli ultimi sei mesi.

Le prime valutazioni dei danni indicano che gli attacchi all’impianto nucleare iraniano di Natanz sono stati particolarmente efficaci, interrompendo l’erogazione di energia elettrica nell’area sotterranea dove sono conservate le centrifughe utilizzate per arricchire l’uranio. Natanz rappresenta il fulcro dell’infrastruttura nucleare iraniana e il sito in cui è stata prodotta gran parte del combustibile nucleare a base di uranio. Il sito ospita alcune delle centrifughe più sofisticate dell’Iran, utilizzate per arricchire l’uranio ad alti livelli, ed è stato preso di mira più volte in passato, tra cui nel 2010 e nel 2021.

Il processo di arricchimento inizia con la trasformazione dell’uranio minerale, costituito principalmente da U-238 (circa il 99,3%) e solo dallo 0,7% di U-235, in esafluoruro di uranio, un composto che, riscaldato, sublima in gas. Questo gas viene poi immesso in centrifughe ad alta velocità, dove la forza centrifuga separa l’U-235 (più leggero) dall’U-238 (più pesante).

Negli anni passati fu il Pakistan a vendere vecchie centrifughe all’Iran per l’arricchimento dell’uranio (U235) utile alla costruzione di testate nucleari. Nei primi anni Settanta centrifughe in acciaio furono fornite all’Iran proprio dal Paese del prof. Khan. Teniamo presente che la bomba atomica in Pakistan è soprannominata come “bomba islamica” e il prof. Khan che ha rubato i segreti dai laboratori quando lavorava in Olanda, non solo ha fatto avere la bomba atomica alla nazione ma ha poi incoraggiato il possesso di tale tecnologia anche in altri paesi.

Tornando all’Iran ne servivano 50.000 per produrre 1 Gigawatt di materiale bombabile e per produrre 100 kg di U235 ne servivano 3.000 che lavorassero ininterrottamente per un anno intero. Di seguito per accelerare il processo di arricchimento vennero sostituite le vecchie centrifughe con delle nuove più sofisticate in fibra di carbonio, materiale che purtroppo proveniva dal Vecchio Continente. Al centro dell’attenzione, Francia e Germania. Proprio quest’ultime oggi sono pronte a tenere colloqui immediati con l’Iran sul suo programma nucleare, nel tentativo di de-escalation della situazione in Medio Oriente. Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, in visita in Medio Oriente, ha affermato di stare cercando di contribuire ad una risoluzione del conflitto tra Israele e Iran.

Data la natura dispersa e consolidata dei principali impianti nucleari iraniani, Israele potrebbe avere difficoltà a eliminare tutte le componenti del programma nucleare iraniano senza l’assistenza degli Stati Uniti. Raggiungere alcune strutture sepolte in profondità richiederebbe il supporto degli Usa, che possiedono l’avanzato Massive Ordnance Penetrator GBU-57, una delle poche munizioni in grado di penetrare obiettivi blindati.

Israele ha annunciato che si tratta di un’operazione in più fasi, che probabilmente includerà ulteriori attacchi al programma nucleare Se è vero che per Israele la minaccia dell’Iran è strettamente collegata al notevole processo di arricchimento dell’uranio, c’è purtroppo da constatare che la proliferazione nasce in Europa. Già in passato si chiedeva l’embargo di alcuni materiali destinati all’Iran che ad oggi gli hanno permesso sviluppare una certa tecnologia frutto innanzitutto di centrifughe sofisticate.

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Il Fatto Quotidiano

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