La “scienza coatta”: “Fisica, chimica e crisi climatica: in romanesco è tutto più divertente”
- Postato il 17 giugno 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ammazza che cielo rosso, pare de sta’ su Marte. ‘nvece semo ‘n California, dove er cielo dovrebbe essere azzurro e nun rosso. Che succede?”. E ancora “Regà quando se parla de li problemi dell’umanità, tenete sempre che per coronavirus se troverà un vaccino, ma per clima ce dovemo rimboccà tutti ‘e maniche!”.
Usare il dialetto romano per parlare di crisi climatica. Anzi, usarlo più in generale per raccontare e spiegare la scienza. È quanto fa da dieci anni su Facebook e Instagram il gruppo “La Scienza Coatta”. Divulgazione scientifica in romanesco, sia sui social, che tramite spettacoli, eventi e libri (come “Il Manualetto di fisica coatta”, con prefazione di Giorgio Parisi). Il gruppo sarà a Roma il 20 giugno prossimo per prendere parte al “Là Fuori-Festival della scienza e dell’arte” (tema di quest’anno, “Transizioni”) con il loro Quizzone Scientifico che si terrà, come gli altri eventi del Festival, a Centocelle nel Piazzale delle Gardenie.
Abbiamo intervistato uno dei fondatori, Paolo Barucca, fisico, professore associato al Dipartimento di Informatica dell’University College London, città in cui ha da poco inaugurato il The Divine Comedy Club, che organizza serate di stand-up comedy in italiano a Londra.
Quando e perché è nata La Scienza Coatta?
Ormai sono più di dieci anni, l’idea era di fare divulgazione e farla in maniera diversa. Erano gli anni di Zoro, l’arte spiegata ai “truzzi”, c’era la voglia di fare un discorso sulla ricerca che non fosse edulcorato ma molto più animato e verace. Il romanesco ci permetteva di declinare tutto in chiave ironica.
Partiamo da come non si dovrebbe fare divulgazione scientifica, dagli errori che si fanno in Italia, anche sul tema ambientale.
La comunicazione scientifica è cambiata negli ultimi anni, c’è stata una rincorsa all’attenzione che ha reso i contenuti anche scientifici sempre concepiti per qualcuno che deve guardare uno schermo e questo rischia di portare tutto sull’aspetto più sensazionalistico delle nozioni, facendo perdere il contesto, la profondità della conoscenza. Come recuperare il momento di approfondimento, passando dalla singola nozione a una conoscenza più strutturata della materia, è ancora tutto da capire.
Voi come state cercando di risolvere questo problema?
Ad esempio rimandando a dei piccoli manualetti che abbiamo fatto, come quello di fisica coatta, scritto in un romanesco soft accessibile a tutti. Prima ancora avevamo fatto il libro “Scienza Coatta”, sulle biografie di scienziati in romanesco e poi ancora “Chimica Coatta” sempre nell’ottica dell’approfondimento. Poi ci sono gli spettacoli e gli eventi, grazie anche all’associazione di promozione sociale “Tavola Rotonda”, tramite cui riusciamo a partecipare a bandi e collaborare con alcune istituzioni. Collaboriamo anche con Legambiente su iniziative legate all’ambiente nelle scuole.
Venendo nuovamente al tema climatico. Come è cambiato il racconto della crisi in questi anni?
Negli ultimi anni anche a causa delle vicende geopolitiche che sono successe, dalle guerre al covid, all’elezione di Trump, la percezione del rischio della crisi climatica è mutata e non è facile farla tornare alto in agenda. Guardiamo Greta, oggi va, giustamente, a Gaza e non concentra i suoi sforzi solo sul tema climatico, ma anche altrove.
Il tono apocalittico è utile?
No, credo di no. Il punto è il continuo arrivo di nuovi livelli di crisi che ovviamente non cancellano gli altri. Forse, in quest’ottica è definitivamente emerso il carattere globale della crisi climatica e la conseguente necessità di coordinarsi a livello mondiale per fornire una risposta convincente, uscendo dall’attuale stallo legato agli individualismi emergenti. Fermo restando che le persone hanno anche bisogno di percepire la presa diretta sul proprio mondo circostante, fare qualcosa qui e ora. Consolidare un rapporto sano e non tossico con il proprio territorio è fondamentale, tutti dobbiamo poter rivendicare uno spazio nel verde e una boccata d’aria pulita.
In Italia abbiamo un problema di scetticismo verso la scienza, non a caso abbiamo il più basso numero di laureati.
Io credo che si soffra il rapporto con il potere, cioè si diventa scettici quando la scienza viene vista come un gruppo di privilegiati, incapace di avere una visione concreta della società. Per questo abbiamo provato a rompere le barriere, anche rispetto alla possibilità di includere le persone in una conversazione, cercando un linguaggio comune. Una conversazione magari non paritaria rispetto al contributo sui contenuti ma rispetto all’ascolto, per questo ci piace fare anche spettacoli, stare davanti alle persone, interagire, vedere la loro reazione rispetto a ciò che diciamo.
Sui social media, invece, quali temi e post sono andati meglio?
Quelli legati all’attualità, come l’articolo scientifico che spiega la teoria fisica della cacio e pepe, oppure il volo supersonico che permetterà di collegare Roma e New York in un’ora, ma che forse servirebbe per evitare la tangenziale la mattina. Riportiamo i fatti con un taglio ironico con la missione di raccontare un mondo della scienza inclusivo e accessibile che permetta alle persone di sentirti parte di una comunità, sentirsi rappresentati e non esclusi. La scienza non deve essere percepita come qualcosa per pochi eletti ma come una fonte di conoscenze e orizzonti da condividere per tutti.
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