La sfiducia a von der Leyen spacca i partiti in Ue: dai Socialisti a Ecr, ecco chi si divide. Ursula salva ‘grazie’ alla destra
- Postato il 8 luglio 2025
- Zonaeuro
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il voto di censura a Ursula von der Leyen si è trasformato in una enorme resa dei conti tra i banchi dell’Eurocamera. Se la sfiducia alla presidente della Commissione, per la quale servono i voti dei due terzi degli eurodeputati presenti, sembra un’ipotesi irrealistica, il voto del 10 luglio mostrerà la debolezza della sua leadership, della sua maggioranza e anche fratture, di diverso grado, all’interno della famiglie europee. Tanto che, alla fine, a salvare veramente la poltrona della politica tedesca non saranno i suoi alleati, ma coloro che questa mozione l’hanno presentata: pur di non votare una proposta dell’estrema destra, in molti tra centristi e sinistra si tureranno il naso.
Il caso alla base della mozione, lo scandalo Pfizergate, non è nemmeno oggetto di discussione in queste ore. Quello di giovedì sarà un voto sull’operato globale della capa del Berlaymont e della sua squadra e a provocare malumori sono soprattutto le sue decisioni in tema di riarmo e politiche green. È emerso chiaramente dalle dichiarazioni di lunedì dei capogruppo alleati di von der Leyen che, intervenuti nel corso del dibattito a Strasburgo, non hanno dato una chiara indicazione di voto, ma hanno prima accusato lei e il suo partito, il Ppe, di aver favorito l’ascesa delle destre in Europa e poi hanno potuto promettere solo che non appoggeranno la mozione. Questo non vuol dire, però, che voteranno contro di essa.
“Come presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici, voglio chiarire fin da subito che questa mozione, guidata dall’estrema destra, non riceverà il nostro sostegno. Non perché difendiamo la linea della Commissione, ma perché non daremo un solo voto a coloro che, come Orbán, Le Pen o Abascal, vogliono distruggere l’Unione europea”, ha chiarito la presidente Iratxe Garcia Perez. Parole chiare: non stiamo premiando von der Leyen per il suo lavoro, stiamo evitando di fare il gioco della destra. Parole che la politica del Psoe ha pronunciato dopo quella che, secondo quanto risulta a Ilfattoquotidiano.it, è stata una riunione di gruppo molto accesa, tesa, nella quale si è assistito a un confronto duro gtra le anime del partito. Tanto che, come conferma un esponente del Pd, non si è arrivati a una decisione sul da farsi. Per questo sarà necessario un nuovo summit che si terrà giovedì stesso.
Ma le posizioni tra i Socialisti sono eterogenee. L’accordo è che nessuno voterà con la destra, ma sono diverse le sensibilità all’interno della seconda famiglia europea. Tra chi è intervenuto, si apprende, la maggioranza ha espresso la volontà di non dare appoggio a von der Leyen, ma di astenersi. In questo modo, non permetterebbe alle destre di raggiungere un numero sufficiente di consensi per sfiduciare la politica tedesca, ma allo stesso tempo lancerebbe un segnale politico ai vertici del Berlaymont. Anche nel Pd, conferma la fonte, le spaccature rimangono: l’ala riformista, quella che non ha mai fatto mancare il suo appoggio alla presidente anche su temi divisivi come il riarmo, continuerà a sostenerla votando contro la mozione, ma la maggioranza potrebbe decidere di astenersi.
La stessa aria sembra tirare all’interno dei liberali di Renew. Nel corso del dibattito, la capogruppo Valerie Hayer ha usato parole simili a quelle della collega socialista, puntando il dito contro l’operato di von der Leyen senza sbilanciarsi sulla posizione che sarà assunta dal gruppo: “Oggi, signora presidente, lei sta assistendo all’impasse che lei e la sua famiglia politica avete causato consentendo al Ppe di favorire alleanze di comodo con l’estrema destra. La Commissione è troppo centralizzata e sclerotizzata e il Parlamento europeo sta vivendo un’instabilità che ci impedisce di ottenere risultati, nonostante la nostra buona volontà di democratici e liberali. Renew Europe ha difeso la maggioranza che l’ha eletta, nessuno di noi ha firmato la mozione di censura perché vogliamo procedere con un’agenda ambiziosa e pro-europea. Ma ora siamo in stallo e lo stallo è a causa del fallimento di una metodologia, dove l’ideologia prevale sugli accordi politici, qualcosa deve cambiare e lei deve rimettere ordine nella sua famiglia politica”. Uno stallo che potrebbe tradursi in una divisione interna.
Si divideranno anche le opposizioni. E qui, più che in altre famiglie, a fare la differenza sono le situazioni interne ai singoli Stati membri. In The Left, ad esempio, la discussione è stata accesa. I duri e puri, nello specifico Movimento 5 Stelle, Partito del Lavoro del Belgio e Partito Comunista e Bloco de Esquerda portoghesi, apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti interne, voteranno a favore della mozione, mentre la maggioranza si asterrà o non si presenterà al voto. In quest’ultimo caso, l’assenza in aula farà abbassare il numero di eurodeputati necessari al raggiungimento dei due terzi per sfiduciare von der Leyen. Nel corso della riunione di lunedì, La France insoumise e Linke hanno dichiarato che per loro votare con la destra è una linea rossa da non superare. Ha replicato il M5s che, invece, ha ricordato che per sfiduciare il governo Barnier i deputati guidati da Jean-Luc Mélenchon hanno beneficiato anche del supporto dei lepenisti, mentre la formazione tedesca ha votato contro la nuova Commissione prima del suo insediamento, esattamente come fece l’estrema destra. Il gruppo, così, andrà in ordine sparso.
Divisioni anche a destra. Protagonista della spaccatura è Fratelli d’Italia che voterà contro una mozione presentata dal suo stesso partito. La mozione di censura contro la Commissione von der Leyen è “un errore, un regalo ai nostri avversari politici. Io voterò contr per difendere il lavoro dell’ex copresidente del’Ecr e attuale vicepresidente della Commissione europea, l’italiano Raffaele Fitto“, ha annunciato Nicola Procaccini. La poltrona di von der Leyen è salva, cataclismi permettendo. Ma la maggioranza è tutt’altro che stabile.
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