La storia di Maria: l’infermiera da anni chiede di essere trasferita vicino ai suoi figli
- Postato il 26 ottobre 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 2 Visualizzazioni
Il Quotidiano del Sud
La storia di Maria: l’infermiera da anni chiede di essere trasferita vicino ai suoi figli

Maria è un’infermiera professionale con un grave problema gastrico, ha tre figli, la più piccola con trisomia 21; da anni chiede di essere trasferita vicino casa: nessuna risposta
«Voglio solo poter essere messa nelle condizioni di svolgere il mio lavoro. Io ho bisogno di lavorare». È la richiesta di Maria Di Cianni, infermiera che esercita la sua professione nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Castrovillari, ma che da oltre un anno, a causa di problemi legati alla gestione familiare e alla sua salute, è costretta a stare lontana dal lavoro.
Quello di Maria è un grido di aiuto, un appello per poter riprendere in mano la sua vita e quella della sua famiglia.
La sua storia comincia alcuni anni fa, quando, per stare meglio con se stessa e risolvere alcuni problemi di salute, decide di sottoporsi all’intervento di “bendaggio gastrico” (lap band) che serve a ridurre l’appetito e il bisogno di cibo. Lo fa in una clinica privata a Belvedere Marittimo con un’equipe che poi si dissolverà.
Da quel momento inizia il calvario di Maria. Dopo un periodo di momentaneo benessere, tutto si complica. Nessuno le aveva detto che dopo 5/6 anni avrebbe dovuto togliere il bendaggio, e ad oggi questo le crea problemi seri e fastidi.
MAMMA DI TRE BIMBI, L’ULTIMA CON TRISOMIA 21
Nonostante ciò continua ad andare avanti con la sua vita e riesce a formarsi una famiglia; realizza il suo sogno di diventare madre -lei che è cresciuta senza una figura materna- e lavora come infermiera.
«Sono mamma di tre splendidi bambini – come ci racconta lei stessa- la prima una femminuccia di 10 anni, il secondo un maschietto di 9 e l’ultima bambina di 6 nata con la trisomia 21».
E’ da più di un anno che Maria non lavora: ha fatto malattia, permessi, congedo parentale ed è riuscita così a gestire i bambini, ma ora ha bisogno di ricominciare a lavorare. Come dice lei: «È un mio diritto, ne ho bisogno per me, per la mia professione, per stare bene, ma anche economicamente».
Negli anni Maria inizia ad avere qualche difficoltà legata all’intervento e alla gestione familiare, soprattutto per occuparsi della sua ultima bimba con la trisomia 21. Lei però non molla mai e non fa pesare nulla ai suoi figli e al marito. Nonostante non stia bene continua a lavorare.
La sua condizione sì complica, la gestione della bimba più piccola richiede una presenza più continua. Così pensa di chiedere un trasferimento (il primo di una lunga serie) per gestire i figli e per il suo problema di salute. Vive a Tarsia con la sua famiglia, qui ha la casa, i suoi bambini vanno a scuola ed il marito svolge il lavora di autista, mentre lei finché è riuscita e la sua condizione di salute glielo hanno permesso, lavorava all’ospedale di Cetraro (53 chilometri da Tarsia).
LA PRIMA RICHIESTA DI ESSERE TRASFERITA DELL’INFERMIERA MARIA DI CIANNI
Nel 2021 però la situazione peggiora. Maria si informa se c’è possibilità di essere spostata al più vicino poliambulatorio di San Marco Argentano. Decide di muoversi, e chiede il trasferimento tramite la sigla sindacale Usb, come previsto anche dalla legge che tutela sua bimba (la 104 del 1992 che prevede: l’assistenza, l’integrazione sociale e la tutela dei diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari). Ottiene inizialmente il passaggio dall’ospedale di Cetraro, a Castrovillari (40 km da Tarsia). Il sindacalista le disse di accettare così si sarebbe avvicinata almeno un po’, in attesa di fare un’altra domanda per avvicinarsi ulteriormente. Anche se, come spiega bene la stessa Maria, la normativa prevede che nel caso di richiesta di trasferimento (come nel suo caso) bisogna essere spostati il più vicino possibile a casa.
A Castrovillari, Maria viene trasferita come infermiere d’urgenza nel reparto di ostetricia e ginecologia, (dove tra l’altro era stata visitata quando era in attesa della sua ultima bambina e non le avevano riscontrato un problema al cuoricino della bimba che portava in grembo).
I PROBLEMI DI SALUTE
Ma la situazione precipita ulteriormente, Maria non sta bene, la sua condizione di salute peggiora, la lap band le crea problemi, ci sono giorni in cui i fastidi sono tali che non riesce neanche a mangiare. Ci racconta che per attenuare le coliche ha dovuto fare delle flebo e per tre volte gli episodi acuti sono avvenuti mentre era in ospedale in servizio. «Rischio la perforazione dello stomaco e la peritonite», ci spiega e aggiunge che circa un anno fa i fastidi erano tali che voleva fare una gastroscopia ma nessuno si assumeva la responsabilità. Poi è riuscita a eseguire una tac privatamente, in modo da poter almeno monitorare la situazione dello stomaco, Successivamente è stata rassicurata da uno specialista che le ha spiegato la prassi da seguire per poter arrivare ad un eventuale intervento.
«Io lavoro in un reparto di emergenza-urgenza e non posso mettere a rischio le pazienti a causa del mio problema. Prendo un protettore che mi aiuta, ma devo gestire il mio stomaco: ho dei tempi per mangiare e devo stare tranquilla. Quindi se mangio, poi ho dei problemi con la digestione. Come faccio a lavorare in quel reparto sapendo che posso avere dei fastidi e creare di conseguenza io dei problemi? Forse conducendo – aggiunge – una vita più tranquilla e regolare riuscirei anche a risolvere parzialmente i miei problemi di salute».
“Non voglio lasciare la mia eredità di orfana ai miei figli”
Maria ci spiega anche che potrebbe fare un intervento per rimuovere il bendaggio allo stomaco e ripristinarlo in modo corretto la digestione, ma ciò deve avvenire fuori regione perché in Calabria non lo fa nessuno. Dovrebbe andare a Milano e stare lì per lungo tempo, cosa impensabile per lei che si deve occupare dei suoi bambini, senza poter contare su nessuno tranne che sulle forze sue e di suo marito, perché è orfana di mamma. E per questo ci dice anche: «Non voglio lasciare la mia eredità di orfana ai miei figli. Voglio essere messa nelle condizioni di riprendermi, di condurre un’esistenza tranquilla, di lavorare in modo sereno così da poter regolarizzare la mia vita e poter pensare e arrivare con calma ad un intervento».
LA RICHIESTA DI MARIA: ESSERE TRASFERITA; L’INFERMIERA NON RICEVE RISPOSTE DA ANNI
Maria chiede altri trasferimenti, lo fa appellandosi alla legge 104 cui ha diritto per la sua bambina di 6 anni, si rivolge anche ad un avvocato e ad un’altra sigla sindacale ma non riceve risposte. Una sola volta riceve una mail in cui l’impiegata della Asp le spiegava che aveva preso servizio da poco e non riusciva a darle risposte, perché non abbastanza esperta.
Così dopo la richiesta del 2021 per cui ottiene il trasferimento dallo spoke di Cetraro all’ospedale di Castrovillari, il 23 gennaio del 2023 protocolla un’altra richiesta di trasferimento dallo spoke di Castrovillari ai poliambulatori della Casa della Salute di San Marco Argentano. Nessuna risposta. E lo stesso accade per la richiesta protocollata il 2 febbraio 2024, per quella dell’8 giugno 2025 e per quella del 24 luglio sempre di quest’anno a cui è seguita anche una diffida ed un sollecito dopo 30 giorni, tramite il suo avvocato.
Intanto viene a sapere che a San Marco Argentano è stato trasferito altro personale, e che addirittura il poliambulatorio funziona grazie a personale che viene pagato a “gettoni”, dunque affrontando spese superiori a quanto costerebbe un’infermiera regolarmente assunta come lei.
Insomma. Perché? Perché non rispondere a Maria? E perché non traferirla, visto che ha motivazioni serie e legittime per essere avvicinata a casa?
Queste sono le domande di Maria Di Cianni, donna orgogliosa del suo lavoro di infermiera professionale e di essere mamma. Le stesse di chi come lei non ha risposte nell’esercizio di un diritto: non il diritto di starsene a casa, ma il diritto di lavorare e di svolgere la sua professione d’infermiera per cui ha fatto tanti sacrifici.
Il Quotidiano del Sud.
La storia di Maria: l’infermiera da anni chiede di essere trasferita vicino ai suoi figli