La storia non si fa con i morti di Gaza ma con l’essere Civiltà

PIERFRANCO BRUNI

L’Occidente ha nel suo interno una eredità dentro le culture orientali. È difficile poterlo affermare. Roma esiste in quanto ci sono stati i Mediterranei greci persiani egiziani.
L’Europa è un insieme di Stati deboli. Gli Stati Uniti d’America sono la contraddizione di diverse culture che non fanno comunque una Civiltà unitaria. L’Europa senza il Mediterraneo non può essere considerata tale e tanto meno di può pensare a una struttura di Stati Uniti Europei. Il Mediterraneo è anche Striscia di Gaza altrimenti non può essere considerato un Mediterraneo inclusivo.
Un filosofo come Spengler ci ha introdotto in uno spazio dell’Occidente che conosce l’alba e il tramonto. Vintila Horia ci ha attraversato con una Grecia sulle sponde del Mediterraneo. Maria Zambrano ci ha condotto nella stanza degli specchi tra Occidente ed Oriente.
Quando la mediocrità incontra la debolezza le Nazioni decadono. Stiamo vivendo la caduta di un “nuovo Occidente” e non perché abbiamo di fronte un Mondo forte, ma perché è un mondo terribilmente e tragicamente motivato da significati e a loro appartengono perché sono parte di un integralismo considerato elemento, purtroppo, di civilizzazione.
Restano per loro dei “valori” non condivisi da una parte dell’Occidente. Ma se non si penetrano le antropologie dei popoli non ci sarà civiltà. Ida Magli aveva ben compreso ciò quando sosteneva che una Nazione si fonda su una precisa idea di identità. Figuriamoci l’insieme di Nazioni.
L’Occidente addirittura ancora non ha compreso il genocidio armeno perché è una storia non economica ma puramente religiosa etnica e morale.

Occorre un Occidente forte che ritrovi la sua autorevolezza soprattutto nei valori e nella Tradizione, una Chiesa, e con Leone XIV sembra che ci si stia avviando verso questo percorso, che abbia coraggio di attuare scelte rigorose in momenti difficili, una cultura che metta al bando la leggerezza delle idee. Occorre che le Nazioni sappiano far valere i principi di identità, di appartenenza, di eredità.
Siamo alla caduta di un “nuovo Occidente”, ma assumiamoci responsabilità cercando di far valere la nostra storia nella nostra forza senza definire barbari chi ci abita in modo frontaliero.
Se abbiamo la forza ancora di essere Civiltà in un Occidente allo sbando non possiamo continuare a trattare il problema di Gaza con concetti pensieri e parole che hanno la voragine del vuoto e del sangue versato. La storia non è la sintesi della modernità e del passato. Si fa con la responsabilità di essere civiltà.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al  Ministero della Cultura

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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