Lamezia, operazione “Quinta bolgia”: confermate le assoluzioni

  • Postato il 10 ottobre 2025
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Lamezia, operazione “Quinta bolgia”: confermate le assoluzioni

ospedale lamezia

La Cassazione conferma le assoluzioni degli imputati accusati di associazione mafiosa tra l’Asp di Catanzaro e L’ospedale di Lamezia a seguito dell’operazione “Quinta bolgia”


LAMEZIA TERME – La Cassazione conferma la sentenza di luglio 2024 quando la Corte d’Appello sgretolò l’inchiesta della Dda, allora guidata dal procuratore Nicola Gratteri, sulle presunte ingerenze mafiose all’Asp e all’ospedale di Lamezia in relazione all’operazione “Quinta Bolgia” che determino lo scioglimento per infiltrazione mafiose dell’Asp di Catanzaro. In appello, infatti, cadde l’associazione mafiosa (sette le assoluzioni), e alcune pene furono ridotte per altri capi d’accusa minori e confische revocate. La Corte di Cassazione ha ora rigettato il ricorso della Procura Generale di Catanzaro che aveva impugnato la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello con cui, in riforma della sentenza di primo grado, tutti gli imputati erano stati assolti dall’accusa di associazione mafiosa, reato ritenuto insussistente.

IL RIGETTO DELLE RICHIESTE DELLA SIPREMA CORTE

Nel corso dell’udienza in Cassazione, il procuratore generale della Corte di Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso del Procuratore di Catanzaro, sollecitando, invece, l’annullamento della sentenza relativamente alla revoca della confisca di tutte le società riconducibili a Putrino ed a Rocca. I difensori degli imputati, invece, nel chiedere che il ricorso dell’accusa fosse dichiarato inammissibile o comunque rigettato, hanno ulteriormente discusso chiedendo l’accoglimento dei rispettivi ricorsi relativamente ad un’ipotesi di illecita concorrenza, per cui vi era sentenza di condanna (seppur con i benefici di legge). In particolare per Vincenzo Torcasio, difeso dall’avvoco Antonio Larussa, per cui vi era la condanna per associazione mafiosa, è definitivamente confermata l’assoluzione dichiarata dal giudice di appello.

Per Pietro Putrino, per il figlio e per le società a loro riconducibili (difesi dagli avvocati Francesco Gambardella, Massimiliano Carnovale e Michele Cerminara), nonché per il nipote (difeso dall’avvocato Giuseppe Senese) confermata l’assoluzione per l’associazione mafiosa (per insussistenza del fatto) con il contestuale riconoscimento della legittimità delle società ad essi riconducibili. Per questi ultimi è stata, poi, confermata la responsabilità per il solo reato di concorrenza illecita. Anche per Ugo Bernardo Rocca (difeso dall’avvocato Antonio Larussa) confermata l’assoluzione per l’associazione mafiosa (per insussistenza del fatto). con la conferma della responsabilità per il reato di concorrenza illecita (con benefici di legge). Per il reato di illecita concorrenza confermata la pena anche per Franco Antonio Di Spena (difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere).

LA CORTE D’APPELLO SGRETOLO’ L’INCHIESTA DELLA DDA

Come si ricorderà, la Corte d’Appello di Catanzaro ribaltò sostanzialmente la sentenza di primo grado emessa a settembre 2021 dal gup di Catanzaro al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato, nei confronti di 8 imputati (accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente aggravato dal metodo mafioso, illecita concorrenza con violenza o minaccia, abuso d’ufficio e peculato nonchè presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autoambulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’Asp di Catanzaro) assolvendone 3, disponendo anche interdittive e confische di alcune società ritenute in odor di mafia e che avrebbero monopolizzato l’ospedale di Lamezia.

IL COMMISSARIAMENTO DELL’ASP

Il tutto scaturito dall’operazione di novembre 2018 “Quinta bolgia” che determinò anche lo scioglimento dell’Asp di Catanzaro per infiltrazioni mafiose (relativamente a presunte ingerenze della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, tramite i gruppi imprenditoriali Putrino e Rocca, società di onoranze funebri e servizi ambulanze, all’ospedale di Lamezia nonché per presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autoambulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’Asp di Catanzaro). 

La Corte d’Appello aveva assolto Diego Putrino, 42 anni, Diego Putrino, 57 anni, Pietro Putrino, Silvio Rocca, Bernardo Ugo Rocca e Vincenzo Torcasio “Enzino” Assolti anche perché il fatto non sussiste per un altro capo d’accusa Giuseppe Perri (all’epoca dei fatti dg dell’Asp) difeso dagli avvocati Larussa e Pasquale Cristiano; Diego Putrino, 42 anni, Diego Putrino, 57 anni.  I giudici della Corte d’Appello esclusero anche la responsabilità delle società Croce Rosa Putrino, La Pietà Putrino srl, Putrino Service srl e Rocca servizi perché l’illecito amministrativo non esiste.

LA SENTENZA DI PRIMO GRADO

In primo grado, invece, Il gup aveva inflitto 2 anni e 8 mesi a Franco Antonio Di Spena “Tony”, dipendente della Rocca servizi; 8 mesi (pena sospesa e non menzione) a Giuseppe Perri; 9 anni e 6 mesi (e 2 anni di libertà vigilata) per Diego Putrino, 42 anni, amministratore della Putrino service srl ; 9 anni e 6 mesi (e 2 anni di libertà vigilata) per Diego Putrino (57 anni) socio al 95% e amministratore delle altre società legate alla famiglia; 11 anni per Pietro Putrino, (e 2 anni di libertà vigilata) a capo dell’omonimo gruppo imprenditoriale.

Inoltre 9 anni e 2 mesi (e 2 anni di libertà vigilata), per Ugo Bernardo Rocca; 10 anni e 6 mesi (2 anni di libertà vigilata) per Silvio Rocca (poi deceduto) amministratore della Rocca Snc; 9 anni e 4 mesi (e 2 anni di libertà vigilata) per Vincenzo Torcasio, dipendente della ditta Putrino. Il gup aveva anche inflitto la sanzione -per gli illeciti amministrativi – di 206 mila euro per ciascuna società, ordinando la confisca della Croce Rosa Putrino srl e Putrino service srl.

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