Roma, “Smetto quando NON voglio”: i precari del Cnr portano la ricerca in piazza

  • Postato il 9 ottobre 2025
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Roma, “Smetto quando NON voglio”: i precari del Cnr portano la ricerca in piazza

“Smetto quando NON voglio” – i ricercatori e le ricercatrici del CNR scendono in piazza per portare le proprie competenze fuori dagli istituti e tra i cittadini. Il 9 e 10 ottobre, a Roma, terranno due giornate di lezioni pubbliche e mobilitazione per denunciare la precarietà cronica che da anni affligge il principale ente di ricerca del Paese.


ROMA – La ricerca italiana torna a farsi sentire; questa volta all’aperto, in piazza, tra la gente. Il movimento Precari Uniti del CNR promuove due giornate di lezioni pubbliche e mobilitazione per denunciare la precarietà cronica che da anni affligge il principale ente di ricerca del Paese. Con il titolo provocatorio e simbolico “Smetto quando NON voglio”, i ricercatori intendono affermare con forza che la scienza non può essere fermata dalla burocrazia né soffocata dalla mancanza di fondi: il sapere non è precario, anche se lo sono le persone che lo producono. L’appuntamento è per mercoledì 9 ottobre dalle 15 alle 19 presso la sede centrale del CNR in Piazzale Aldo Moro 7. Giovedì 10 ottobre, alla stessa ora, l’evento si terrà in via San Nicola de’ Cesarini (zona Largo Argentina).

“Smetto quando NON voglio”: lezioni in piazza, scienza e mobilitazione

Da Nord a Sud, dalla Calabria al Piemonte, ricercatrici e ricercatori scenderanno in piazza per portare le proprie competenze fuori dagli istituti e tra i cittadini, trasformando la protesta in un momento di condivisione e partecipazione. La loro richiesta è semplice, ma ormai improrogabile: stabilità e dignità per chi fa ricerca, perché senza futuro per i ricercatori non può esserci futuro per la scienza italiana.

Le “lezioni in piazza” si terranno il 9 ottobre, insieme alla Flc CGIL, e il 10 ottobre, con la partecipazione di FLC CGIL, FIR CISL e UIL RUA. Nel programma: seminari, interventi, laboratori, poster e vignette. Si parlerà di intelligenza artificiale, sanità digitale, interazione uomo-robot, etica e tecnologia, cybersecurity, scienze naturali e clima, agrifood, neuroscienze, parità di genere e inclusione sociale. Una “fiera della conoscenza” aperta a tutti, ma con un messaggio chiaro: senza stabilità dei ricercatori, anche la ricerca più innovativa rischia di spegnersi.

Dietro la scelta di insegnare in piazza c’è un gesto simbolico potente. “Smetto quando non voglio” è il grido di chi non vuole interrompere il proprio lavoro, ma rischia di doverlo fare per mancanza di fondi e di prospettive. Il movimento e le organizzazioni sindacali chiedono al governo un intervento immediato per completare il processo di stabilizzazione dei precari avviato con l’art. 20 del d.lgs. 75/2017 e previsto dai fondi della Legge di Bilancio 2025 (art. 1, comma 591, L. 207/2024).

Le richieste dei precari del Cnr al Governo

Le sigle sindacali e il movimento Precari Uniti del Cnr avanzano quattro richieste precise:

  • aumento del Fondo Ordinario per le stabilizzazioni, vincolando i finanziamenti alla conclusione del percorso di assunzione a tempo indeterminato dei precari;
  • ripristino del turnover al 100% per gli enti pubblici di ricerca, eliminando il limite del 75% previsto per il 2026;
  • proroga dei contratti in scadenza nel 2025, per evitare l’interruzione di progetti scientifici nazionali e internazionali;
  • avvio immediato delle stabilizzazioni, con la pubblicazione della manifestazione di interesse da parte del Cnr.

Un capitale umano a rischio

«Il mancato rinnovo dei contratti – denunciano i Precari Uniti – metterebbe a rischio ricerche di rilevanza nazionale e internazionale, sprecando anni di investimenti pubblici e un enorme capitale umano di competenze e conoscenze». La manifestazione, oltre a essere un atto di protesta, vuole essere anche una lezione pubblica di civiltà. Una lezione che spiega come la ricerca non sia solo un lavoro, ma un servizio al Paese. E come tale, non può vivere di precarietà.

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