Le indagini su Xylella non si archiviano: dietro l’abbattimento c’è un disegno?

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La vicenda del disseccamento degli ulivi in Puglia e della presunta responsabilità dell’infezione da Xylella fastidiosa all’origine del fenomeno, mi hanno sempre grandemente interessato, tanto che nel corso del 2019 ne avevo scritto su questo blog ben quattro volte, a partire dalla Conferenza Stampa tenutasi alla Camera il 12 aprile di quell’anno. Ciò che più mi aveva colpito era, da un lato, la sistematica negazione della possibilità di cure efficaci e, dall’altro, l’enfasi posta sulla presunta “emergenza Xylella” per anni sulle prime pagine dei giornali anche se in realtà il fenomeno già allora datava da almeno 6 anni.

Proprio “grazie” allo stato di emergenza veniva abolita ogni regola esistente e ogni vincolo di tutela del territorio, tanto che all’articolo 8 del Decreto Emergenza letteralmente si affermava: “Le misure fitosanitarie ufficiali e ogni altra attività ad esse connessa, ivi compresa la distruzione delle piante contaminate, anche monumentali, sono attuate in deroga a ogni disposizione vigente”. Così, con il pretesto della Xylella, appariva chiaro il disegno criminoso di abbattere migliaia di alberi sani, anche millenari, in precedenza tutelati, facendo tabula rasa del patrimonio agricolo pugliese, un territorio unico al mondo, con tutto ciò che ne conseguiva non solo per la cultura, il turismo, l’economia, ma anche per la salute visto che venivano imposti ripetuti trattamenti su larga scala con pesticidi anche neurotossici.

Ora, a distanza di anni e grazie all’impegno di comitati locali e singoli cittadini tutta questa vicenda è approdata in Tribunale e, nonostante si paventasse l’archiviazione, il 28 ottobre ci sarà presso il Tribunale di Bari la Camera di Consiglio in cui il gip dovrà decidere se proseguire le indagini e quindi successivamente andare a processo. Il Giudice dovrà districarsi fra le oltre 7000 pagine depositate della “Operazione Xylella” e valutare se – scrive il Comitato UliVivo – i reati di “Distruzione di un intero habitat costituito dalla foresta di ulivi del Salento; falso ideologico e materiale, truffa, procurato allarme, indebito percepimento di erogazioni pubbliche rilevati dalla Polizia Giudiziaria” siano meritevoli di approfondimento allo scopo di riuscire finalmente ad associare a ciascun reato un responsabile.


Già, perché il problema è proprio questo, cioè in 4 anni di indagini gli inquirenti sono riusciti a contestare i reati su citati, ma sembra che non siano riusciti ad associare a questi reati i relativi “volti”.

Tutta l’intera vicenda è stata caratterizzata da un enorme un fiume di denaro derivante da finanziamenti europei e fondi pubblici, che è andato di pari passo col trasformare parti dei terreni pugliesi in deserto. Un giro d’affari milionario tenuto in piedi da monitoraggi manipolati e una narrazione mediatica allarmistica idonea a fomentare – si scrive negli Atti depositati – una ‘strategia dell’emergenza’, del vero e proprio ‘terrorismo psicologico’, specie attraverso i numeri delle piante infette in contrasto con le statistiche emerse dai dati ufficiali.

Anche se le piante abbattute non potranno tornare in vita, la speranza che verità e giustizia possano finalmente emergere rappresenta un traguardo importante per chi in questi anni si è impegnato per farle emergere e soprattutto – come scritto nel Comunicato Stampa del Comitato UliVivo – un auspicio a “fermare l’ecocidio in corso, difendere la nostra terra e tornare a prendercene cura, prima che sia troppo tardi”.

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Il Fatto Quotidiano

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