Le proposte di Schillaci sono briciole: serve un nuovo percorso di cura per la sanità pubblica

  • Postato il 4 maggio 2025
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Da tempo ho scritto più volte che per rifondare una nuova sanità dalla parte esclusiva del cittadino bisogna ripartire dalla medicina di prossimità.

Il famoso medico condotto, poi della mutua o di famiglia, o comunque vi piace chiamarlo deve essere la base di partenza, le nuova fondamenta, la sicurezza dell’ascolto e dell’accompagnamento nel percorso di cura, sia esso clinico che chirurgico. Deve essere il medico di fiducia e non importa che sia sempre lo stesso o scelto dal paziente come continuano ad insistere le organizzazioni sindacali di categoria pronte allo sciopero.

Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha infatti capito che deve essere pubblico, non più privato accreditato, come dico da anni. Ed i sindacati dei medici con la “scusa” che deve essere scelto dal paziente non accettano il cambiamento al passo con i tempi. Eppure sono briciole quelle proposte fatte dal ministro perché secondo me occorrerebbe ripartire dalla base.

Una nuova facoltà di Medicina del Territorio che sforni ogni cinque anni medici del territorio dipendenti pubblici allocati negli ospedali di zona o nei servizi territoriali ampliati. Non Case di Comunità deserte ma piccoli e grandi ospedali in cui il cittadino trova sempre e comunque un medico a cui affidarsi nel percorso della sua salute da confermare o da riconquistare.

Potrà anche non essere proprio ma ci sarà comunque e fino al termine della scelta medica o chirurgica che solo un ospedale completo può garantire. Pensate quanto sarebbe valido poter avere una presenza continua, aggiornata ed a contatto con tutto ma proprio tutto ciò che serve ad una diagnosi, 24 ore su 24 e sette giorni su sette, liberando, fra l’altro i Pronto Soccorso, oggi oberati di lavoro che potrebbe essere risolto dalla base della medicina, lasciando le urgenze nel luogo prestabilito.

…”e questo farebbe la differenza tra un sistema che non ce la fa più a garantire ciò per cui era stato creato e un sistema che ricomincia a mettere al centro la persona. Domenico continuava a raccontare a tutti la sua rivoluzione pacifica, inascoltato.” (da Vicolo degli Onesti – pag. 167 – Raffaella Giuri – Linea Edizioni – Febbraio 2020).

Perché bisogna cambiare e bisogna assolutamente sfruttare la pessima figura che la sanità italiana ha fatto nel periodo pandemico. Forse la giustizia ci dirà quanti e quali errori abbiamo compiuto se il potere della politica, che vuole gestire il nostro vivere quotidiano ed in qualche modo appropriarsi e destinare sempre più al privato la nostra salute, non riuscirà a coprire ogni cosa che il corso della storia comunque scoprirà.

Ed allora occorre cambiare, nel cambiamento generale, proprio dal basso. Perché non dalle scuole di ogni ordine e grado? Perché non introdurre qualche ora alla settimana per spiegare l’importanza del nostro corpo sano? Perché non parlare ai giovani di alcol, fumo, alimentazione, sport, controlli clinici? Perché non spiegare l’importanza di una informazione corretta soprattutto per il mondo della salute?

Quanti errori hanno fatto i nostri politici proprio durante il periodo del Covid? La disorganizzazione e la mancanza di un piano pandemico semplice ed aggiornato quanto è stato determinante per la strage silenziosa? Il mandare le persone agli aperitivi o a una partita di calcio poteva essere “insegnato” meglio per evitare contagi?

Insomma riportiamo la sana e vecchia educazione civica nelle scuole e lasciamo del tempo all’insegnamento medico di base con persone competenti che possano raddrizzare con il tempo questo albero che ha subito troppe tempeste.

Riportiamo l’insegnamento della nostra Costituzione a contatto con i giovani, come Gherardo Colombo fa ormai da decenni in ogni scuola di ordine e grado; il rispetto delle regole e delle persone fragili per condizione sociale, economica e di salute devono prendere piede per ricostruire la base di una nuova società. Una nuova scuola ed una nuova università per il bene comune.

Passare dal mercato della cura, sempre più spinta verso il privato, alla cura del proprio organismo non può che essere salubre per la nostra società.

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Il Fatto Quotidiano

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