L’egemonia Usa sui pagamenti elettronici: dall’Europa segnali incoraggianti ma dal retrogusto amaro
- Postato il 9 luglio 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 4 Visualizzazioni
.png)
di Alessandro Raboni*
1º giugno 2018, milioni di europei si trovano improvvisamente impossibilitati a pagare un caffè, fare la spesa o salire su un taxi. Il motivo? Un blackout tecnico nei server di Visa. Per circa sei ore, i terminali POS in tutto il continente iniziano a rifiutare le carte con il logo blu e oro. Le autorità avviano indagini, mentre i commercianti si arrangiano come possono, accettando solo contanti o alternative locali. Mastercard resta operativa, ma il danno è fatto. Un singolo punto di fallimento ha messo in ginocchio interi settori, alimentando un dibattito mai davvero risolto: è accettabile che i pagamenti di centinaia di milioni di cittadini europei dipendano da infrastrutture private e statunitensi?
Sette anni fa, questo episodio mise in luce il rischio sistemico legato alla dipendenza dai due colossi americani dei pagamenti. Oggi, in un contesto geopolitico sempre più incerto, le preoccupazioni si acuiscono. “La dipendenza da sistemi statunitensi espone l’Europa a potenziali forme di coercizione economica”, ha ammonito Philipp Lane, Capo Economista della Banca Centrale Europea (BCE), nel marzo 2025.
Il rischio riguarda soprattutto i pagamenti retail: se possiamo dormire sonni relativamente tranquilli grazie al circuito pan-europeo SEPA per i bonifici bancari, lo stesso non si può dire per i pagamenti con carta, dove Visa e Mastercard processano due transazioni su tre. La musica non cambia per i mobile wallet, con Apple Pay che domina il mercato: è l’opzione preferita dal 30 al 60% degli europei, a seconda del Paese, aggiungendo un ulteriore strato di “americanizzazione” ai pagamenti quotidiani.
È in questo contesto che, tra il 2020 e il 2023, prendono forma due iniziative fondamentali per la sovranità europea nei pagamenti. Da un lato, il digital euro, progetto pubblico guidato dalla BCE per garantire l’accesso diretto dei cittadini a una moneta digitale emessa dalla banca centrale, dall’altro, l’European Payments Initiative (EPI), sforzo privato promosso da un consorzio di grandi banche europee per creare un’alternativa concreta ai circuiti di pagamento targati Usa. La prima esprime la sovranità monetaria, la seconda quella infrastrutturale.
La fase di sperimentazione dell’euro digitale prosegue da quasi due anni e il lancio tecnico è previsto per ottobre 2025, al quale seguirà una decisione politica nel 2026. Che cosa sappiamo finora? Che non sarà basato su blockchain (sigh!), che avrà limiti di utilizzo contenuti (simili al contante) e che sarà distribuito – forse gratuitamente – dalle banche. Si tratterà di un portafoglio digitale, con funzionalità in parte simili a quelle di Satispay – nota app italiana per i pagamenti alternativi, con oltre 5 milioni di utenti – e consentirà di pagare tramite QR code, NFC e altri metodi.
Se il digital euro procede a rilento e con contorni ancora incerti, appare invece più promettente il lancio di Wero, il wallet che concretizza il progetto EPI e lo trasforma da ambizione politica a infrastruttura reale: già attivo in Germania, Francia e Belgio, conta oltre 40 milioni di potenziali clienti.
Eppure, nonostante siano segnali incoraggianti, queste iniziative lasciano un
L’impressione è che l’Europa guardi il dito, mentre gli Stati Uniti puntano direttamente alla luna. Con la nuova legge sul GENIUS Act, Washington ha incluso le stablecoin nella propria strategia ufficiale per consolidare il ruolo del dollaro come valuta globale. “Due trilioni di dollari in stablecoin? È uno scenario ragionevole”, ha dichiarato il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent.
L’approccio europeo, invece, resta cauto e conservativo. Esclude soluzioni tecnologicamente più avanzate e trasparenti – come l’emissione di stablecoin da parte di issuer europei – che avrebbero potuto non solo facilitare i pagamenti digitali di tutti i giorni, ma anche rafforzare il ruolo dell’euro come riserva di valore nelle operazioni finanziarie internazionali e nelle rimesse transfrontaliere.
* Head of Growth in Transak, una startup che facilita pagamenti con asset digitali. Ha fondato EthMilan.xyz, il più grande evento di divulgazione Blockchain/AI in Italia.
L'articolo L’egemonia Usa sui pagamenti elettronici: dall’Europa segnali incoraggianti ma dal retrogusto amaro proviene da Il Fatto Quotidiano.