Lezioni di morale da chi non segue il tennis: gli attacchi sballati a Sinner dopo il suo no alla Coppa Davis | Il commento
- Postato il 21 ottobre 2025
- Tennis
- Di Il Fatto Quotidiano
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Questa volta non avrei voluto difendere Jannik Sinner. Perché la sua scelta di rinunciare alla Coppa Davis non mi sembra così ponderata come in altre occasioni (poi mi spiegherò meglio). Ma mi tocca farlo dopo aver letto le ragioni di chi attacca Sinner per la sua decisione o gli chiede di ripensarci. La Gazzetta dello Sport ci titola a tutta pagina, “Sinner ripensaci”. Ma come? Non hanno imparato la lezione? Eppure sono passati giusto due anni: era settembre 2023 e la rosea definiva un “caso nazionale” la rinuncia dell’altoatesino a giocare la Davis. Lui provò timidamente a spiegare che avevano bisogno di allenarsi, ma in pochi (noi sì) lo presero sul serio. Ebbene, proprio dopo quel riposo cominciò l’ascesa di Sinner fino al trono del tennis, con la vittoria di 4 Slam e pure di due Insalatiere con l’Italia nei 24 mesi successivi. Tutti trionfi celebrati con grande enfasi dalla stampa nazionale, che ha subito completato il voltafaccia e lo ha eretto a eroe sportivo e morale. Sinner è perfetto in ogni cosa, hanno scritto. Testimonial di tutto, anche dei volontari delle Olimpiadi di Milano-Cortina. Invece è solo un tennista di 24 anni che vuole essere il più forte di tutti nel suo sport e sceglie sempre la strada che ritiene migliore per raggiungere questo obiettivo.
Chi ora si straccia le vesti per la rinuncia di Sinner, guarda caso, non è competente sull’argomento, sono giornalisti/opinionisti che non seguono il tennis e che quindi scrivono castronerie nelle loro analisi. I tuttologi che popolano i fondi dei giornali cascano tutti nello stesso errore: confondono la Coppa Davis con la Nazionale di calcio. Ma non è neanche lontanamente la stessa cosa. Per un tifoso di pallone il Mondiale è il massimo che possa esistere. Per un appassionato di tennis i tornei più belli da vedere sono gli Slam, con Wimbledon in testa. Vedere Sinner trionfare sull’erba londinese, per un vero tifoso della racchetta, ha avuto un valore immensamente superiore alle due comunque bellissime vittorie a Malaga. E questo vale ancora di più oggi, che il calendario, le esigenze di marketing e il format hanno ridotto la Davis a un evento secondario di fine stagione, già snobbato da tantissimi altri campioni prima di Sinner.
Molti di coloro che oggi vorrebbero spiegare perché Sinner avrebbe sbagliato, citano infatti a caso le cinque Davis vinte da Rafa Nadal e da John McEnroe. Ma dimenticano di raccontare tutta la storia. Nadal, ad esempio, ha vinto le sue Insalatiere giocando 15 volte con la maglia della Spagna in 23 anni di carriera: significa che in media un anno ogni tre ha rinunciato a disputare la Davis. E un anno fa ha voluto giocare a tutti costi, contribuendo all’eliminazione ai quarti degli iberici. Anche McEnroe, nonostante un’epoca diversa in cui questo torneo contava molto di più, ha giocato la Davis 12 volte in 16 anni. Nota a margine: entrambi hanno scelto quando partecipare e quando dare forfait. Per non parlare del mito Roger Federer, che inseguì a lungo l’Insalatiera per poi vincerla nel 2014 con la sua Svizzera. Un anno dopo disse addio alla Davis: “Dopo averla vinta posso finalmente dire basta – spiegò – Giocarla è stato un grande peso per me in tutta la mia carriera ed è una delle cose che hanno causato maggiori difficoltà nella mia vita”.
Sinner quindi – legittimo o meno – si comporta come gli altri grandi del tennis nel passato. E viene da due anni in cui ha messo la Coppa Davis tra le sue priorità. Un atteggiamento diverso da quello di Carlos Alcaraz, ad esempio, che viene anch’egli citato a sproposito. In molti oggi scrivono: il numero 1 al mondo ha scelto di giocare, lui sì che dimostra attaccamento. Eppure finora il suo comportamento in Coppa Davis non è stato dei migliori: l’anno scorso ha partecipato sì, ma mostrando la versione peggiore di se stesso, tanto che la Spagna in casa fu eliminata dall’Olanda ai quarti. Nel 2023 ha dato forfait e nel 2022 ha saltato la fase finale, anche se per via di infortuni fisici. Insomma, finora l’apporto di Alcaraz alla causa spagnola è stato pari a zero, mentre Sinner ha già alzato al cielo due Insalatiere.
È un po’ paradossale poi che ad accusare Sinner di scarso patriottismo siano proprio coloro che non vedono l’ora di osannare il suo rivale straniero. Si torna sempre al punto di partenza: in fondo la maggior parte dei commentatori considera il tennista di Sesto Pusteria poco italiano. Tanto da avere atteggiamenti al limite dell’offensivo. Nel suo Caffé, ad esempio, Massimo Gramellini chiama Sinner “Gianni“, italianizzando il suo nome vero, Jannik. Probabilmente senza sapere che questo era ciò che realmente faceva il fascismo negli Anni 20, quando il Süd Tirol era appena diventato Italia. I nomi degli abitanti di quella terra, tutti tedeschi, riscritti in italiano sui documenti e persino nei cimiteri.
Resta lo sbigottimento degli esperti di tennis di fronte allo stupore di tutti gli altri. Nel mondo della racchetta era noto da tempo che Sinner avrebbe probabilmente saltato la Coppa Davis. E il primo a dirlo apertamente è stato Simone Eterno (Eurosport) già una settimana fa. E la rinuncia a un torneo, seppure di squadra, fa parte delle normali dinamiche di una stagione tennistica, in cui ogni giocatore sceglie le proprie priorità e la propria programmazione. Sinner viene da un’altra annata massacrante da un punto di vista mentale. I tre mesi di stop sono stati difficili da accettare e gli hanno fatto perdere il numero 1 del ranking Atp. Ripartire subito forte ha lasciato degli strascichi, così come il continuo duello con Alcaraz.
Io non condivido la scelta di Sinner di rinunciare alla Coppa Davis, per un semplice motivo: si gioca in Italia, a Bologna. È vero che l’ha già vinta due volte, ma riconquistare l’Insalatiera per il terzo anno di fila, davanti al pubblico italiano che ha pagato i biglietti per vederlo dal vivo, avrebbe avuto un sapore speciale per tutto il movimento tennistico. Anche se va sottolineato che la Davis si giocherà a Bologna anche nel 2026 e nel 2027. Ci sarà tempo per recuperare. Sinner avrebbe potuto accordarsi con Volandri per ridurre al minimo il suo sforzo, chiedendo di non giocare i quarti contro l’Austria per recuperare dopo le Atp Finals e chiedendo di disputare solo i singolari nelle eventuali semifinali e finali. Così il suo tour de force sarebbe stato meno traumatico. Ma probabilmente questo approccio non fa parte della sua mentalità: vuole esserci solo se sa di essere al 100%. E probabilmente vuole proprio staccare la spina: anche giocando poco, avrebbe comunque subito una pressione mediatica enorme. La sua motivazione principale, però, l’ha spiegata ieri: guadagnare una settimana in più di preparazione in vista del 2026. Un fattore che a suo parere può fare la differenza, anche se appare a chi scrive una giustificazione non così solida. Soprattutto dopo un autunno in cui ha deciso di giocare il Six Kings Slam e l’Atp di Vienna. La sua scelta si può assolutamente non condividere, ma va rispettata. Sinner pensa alla sua carriera e al suo bene: oggi si stupisce chi lo ha eretto a eroe morale, invece di esaltarne solamente le gesta sportive.
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