Limoni di Amalfi, riconosciuti dalla Fao come patrimonio agricolo mondiale

  • Postato il 27 agosto 2025
  • Ambiente
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I terrazzamenti in pietra a secco della Costiera Amalfitana, coltivati con limoneti, uliveti e vigneti, sono stati ufficialmente riconosciuti come patrimonio agricolo mondiale. Il prestigioso titolo, conferito dal comitato scientifico della FAO, inserisce il paesaggio rurale campano tra i Sistemi del Patrimonio Agricolo di rilevanza mondiale (Giahs), che oggi contano 102 siti in 29 Paesi.

L’Italia raggiunge così la sua terza designazione, dopo gli ulivi di Assisi e Spoleto e i vitigni del Soave, già premiati nel 2018. Il riconoscimento valorizza un’agricoltura secolare, resiliente e sostenibile, custode di biodiversità, cultura e saperi tradizionali, capaci di garantire sicurezza alimentare e mezzi di sostentamento alle comunità locali.

Il cuore di questo sistema è rappresentato dall’iconico limone Sfusato Amalfitano, coltivato sotto pergolati di castagno e raccolto con tecniche manuali dai cosiddetti “contadini volanti”, esperti nell’equilibrarsi sulle ripide strutture terrazzate. Un solo ettaro di terrazzamenti può ospitare fino a 800 alberi di limone, con rese fino a 35 tonnellate annue, senza l’uso di pesticidi. Oltre ai limoni, il territorio custodisce oltre 970 specie vegetali, inclusa flora mediterranea rara, dimostrando la straordinaria ricchezza ecologica della zona.

Un percorso lungo e condiviso

Per Amalfi, il riconoscimento non è arrivato per caso. Come ricordato dal sindaco Daniele Milano, si tratta del traguardo di una “maratona durata quasi dieci anni”, iniziata con l’iscrizione, nel 2018, al Registro nazionale dei Paesaggi Rurali Storici del Ministero dell’Agricoltura. Da lì è partita la candidatura ufficiale al programma internazionale FAO Giahs, accompagnata da verifiche e valutazioni per attestare il rispetto dei criteri richiesti.

Il sistema dei terrazzamenti, già parte del Patrimonio mondiale UNESCO, è oggi riconosciuto come esempio virtuoso di agricoltura montana mediterranea sostenibile. Non solo un modello produttivo, ma anche un patrimonio vivente che riflette l’intreccio tra comunità e territorio, dove tradizioni e pratiche agricole si tramandano di generazione in generazione.

 

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Autore
Blitz

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