“L’impronta sulla gamba di Chiara Poggi è compatibile con una stampella, fu calpestata in segno di disprezzo”: l’ipotesi del settimanale Giallo
- Postato il 13 giugno 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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A quasi diciotto anni dal delitto che sconvolse l’Italia, il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di Garlasco il 13 agosto 2007, continua a riservare nuovi dettagli e colpi di scena. L’ultimo arriva dal medico legale Pasquale Mario Bacco che, in un’intervista al settimanale Giallo, analizza un’impronta lasciata sulla gamba della vittima. Giallo mostra per la prima volta la foto della coscia sinistra di Chiara, su cui si nota una traccia dalla forma geometrica, formata da tre pallini. Un segno che, secondo il professor Bacco, apre a uno scenario inedito: “Dovremmo immaginare un tacco con tre elementi protuberanti, piuttosto strano”, spiega al magazine. La sua ipotesi è un’altra: l’impronta “è compatibile con il piedino di una stampella con pallini antiscivolo”. Bacco, lo ricordiamo, ha avuto notorietà in particolare durante la pandemia, quando era diventato il leader del Movimento No Vax e aveva rilasciato dichiarazioni controverse sui vaccini di cui poi si è pentito. L’ematoma, secondo lui, non sarebbe stato prodotto da un calcio, ma da un colpo secco, con un’azione precisa: “Chiara è stata calpestata con un oggetto mentre era stesa. È il classico segno che definiamo di disprezzo”.
Questa nuova analisi, che escluderebbe la compatibilità con le scarpe attribuite all’epoca ad Alberto Stasi (condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio), riporta inevitabilmente l’attenzione su un altro personaggio della vicenda: Paola Cappa, cugina di Chiara, mai indagata. Il settimanale Giallo ricorda come, nei giorni successivi al delitto, la ragazza, descritta come “emaciata“, si muovesse con una stampella a causa di un precedente incidente in bicicletta. Fu lei stessa, all’epoca, a rivelare di aver tentato il suicidio pochi giorni prima.
Ulteriori novità potrebbero emergere anche dal documentario in onda stasera, venerdì 13 giugno, su Sky Tg24 (“La verità di Garlasco – L’omicidio di Chiara Poggi”), che riaccende i dubbi sul racconto di Alberto Stasi. A parlare sarà Gennaro Cassese, ex comandante dei Carabinieri di Vigevano e tra i primi a interrogare Stasi, rivela un particolare che lo colpì fin da subito: “Una delle cose che mi colpì nel suo racconto del ritrovamento del corpo di Chiara Poggi, fu che descrisse il volto della ragazza pallido, quando invece aveva il viso completamente sporco di sangue e coperto dai capelli”. Questa discrepanza, racconta Cassese, lo spinse a farsi mandare una foto della vittima da Pavia, che fu poi mostrata a Stasi. La sua reazione? “Ebbe una reazione di estrema calma e freddezza”. Nello stesso documentario, anche l’ex comandante del RIS di Parma, il generale Giampietro Lago, ammette le criticità delle prime fasi dell’indagine: “È innegabile che siano stati commessi, soprattutto nella prima fase, degli errori o delle negligenze, ma questo è già nelle sentenze”. Il caso Garlasco, aggiunge, “più di altri ha stimolato l’istituzione a prendere atto che era sicuramente migliorabile l’approccio investigativo, soprattutto il primissimo approccio alla scena del crimine”.
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