L’incontro Putin-Trump a Budapest: l’incognita della rotta del volo del presidente russo e “l’obbligo di arresto”
- Postato il 17 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo l’annuncio di Donald Trump è arrivata anche la conferma del Cremlino. Il presidente Usa e Vladimir Putin hanno espresso e confermato la loro volontà di tenere un vertice a Budapest, in Ungheria, per provare a chiudere la guerra in Ucraina. Prima, comunque, “la questione sarà discussa tra il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il segretario di Stato statunitense Marco Rubio”, ha sottolineato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Dopo il faccia a faccia ad Anchorage – in Alaska (quindi in territorio statunitense) – il nuovo incontro si dovrebbe pertanto tenere a casa di Viktor Orbán. Un salto di livello essendo l’Ungheria uno Stato membro dell’Unione europea. Aspetto che complica, e non di poco, l’organizzazione del summit, in particolare per due questioni: il mandato d’arresto contro Putin emesso dalla Corte penale internazionale e, soprattutto, il rebus sulla rotta che l’aereo – con a bordo il presidente russo – dovrà seguire per raggiungere l’Ungheria, evitando lo spazio aereo di tanti Stati apertamente ostili a Mosca.
L’incognita della rotta dell’aereo – È stato lo stesso Peskov a sottolineare che “non è ancora chiara” quale sarà la logistica del volo di Putin per Budapest. Ad agosto, per raggiungere l’Alaska, l’aereo di Stato russo ha attraversato solamente il suo spazio aereo nazionale, lo Stretto di Bering, per poi sorvolare il territorio statunitense scortato dagli F-35 dell’Aeronautica Usa. In questo caso, invece, tutto è più complesso. Per raggiungere l’Ungheria è necessario sorvolare diversi Stati. Per questo molte rotte sono già escluse a priori: sembra essere escluso che l’areo di Putin possa attraversare lo spazio aereo di Paesi ostili alla Russia come come le Repubbliche baltiche, la Polonia o la Romania. La più veloce e diretta sarebbe la rotta che conduce all’Ungheria passando dall’alleata Bielorussia e dall’Ucraina: ma il sorvolo del Paese in guerra con la Russia è ovviamente irrealistico. In un’intervista a Izvestia, il politologo Ivan Mezyuho ha indicato come “opzione più probabile” quella di evitare i Paesi Ue: in pratica passare dal Mar Nero, attraversare la Turchia (Paese Nato ma non certo ostile), sorvolare il Mediterraneo e poi raggiungere l’Ungheria attraversando lo spazio aereo di Montenegro o Albania e Kosovo e, infine, quello della Serbia. Un percorso insolito ma non improbabile: basti pensare alla recente strana rotta del volo di Benjamin Netanyahu per raggiungere gli Stati Uniti (che ha evitato Spagna e Francia, ma sorvolato Italia e Grecia).
Lo spazio aereo ungherese – C’è poi un altro aspetto. L’Unione europea ha chiuso lo spazio aereo ai voli russi. Anche per attraversare quello ungherese, quindi, sarebbe comunque necessaria un’autorizzazione speciale dall’Ue. “Se il summit si farà a Budapest, sicuramente gli americani vorranno che Putin ci arrivi. Come, non lo so”, ha commentato una fonte diplomatica europea. La questione potrebbe essere sollevata dal ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, al prossimo Consiglio Affari Esteri di lunedì. Lo stesso ministro, in conferenza stampa, ha già fatto sapere che il governo ungherese “accoglierà con favore” Putin: “Gli assicuriamo che potrà entrare in Ungheria, condurre negoziati di successo e poi tornare a casa”, ha detto Szijjartó. “Non c’è bisogno di consultare nessuno. Siamo un Paese sovrano“, ha aggiunto. Su Telegram, nel canale Condottiero (gestito da un veterano della Wagner) viene sottolineato che dovranno esserci “garanzie rigorose di sicurezza in volo” per Putin e che non è escluso che “sopra l’Europa si unisca una scorta dell’Aeronautica militare statunitense”.
Spazio aereo e mandato di arresto della Cpi – Altro punto delicato quello legato al mandato d’arresto emesso dalla Cpi nel 2023. Secondo lo Statuto di Roma, i Paesi firmatari sono tenuti ad arrestare un ricercato della Corte anche solo in caso di ingresso nel proprio spazio aereo. Una circostanza che non si era posta per il vertice di Ferragosto in Alaska poiché gli Stati Uniti non hanno ratificato lo Statuto. Ma l’intercettazione del volo è tutt’altro che scontata e obbligatoria, considerando anche il recente caso del volo di Netanyahu (anche lui destinatario di un mandato di arresto della Cpi) che ha sorvolato Italia e Grecia senza nessuna conseguenza. Caso diverso l’arrivo all’aeroporto di Budapest.
“L’Ungheria ha l’obbligo di arrestarlo” – Se Putin tocca il suolo ungherese, lo Stato di Orbán ha “l’obbligo giuridico” di arrestarlo, fa sapere la Corte penale internazionale. L’Ungheria, in realtà, ha già ospitato – senza arrestarlo – un soggetto destinatario di un mandato di cattura della Cpi: il 3 aprile scorso, infatti, Viktor Orbán ha ricevuto in visita ufficiale il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lo stesso giorno ha anche annunciato l’intenzione del suo paese di ritirarsi dalla Statuto di Roma (che ha istituito la Corte penale internazionale): “È diventato un tribunale politico“, ha argomentato il presidente ungherese. Decisione confermata dal parlamento di Budapest il 29 aprile. Per la Corte penale, però, questo non cambia nulla: “Il recesso dallo Statuto di Roma ha effetto un anno dopo il deposito della notifica di recesso presso il Segretario generale delle Nazioni Unite, depositario dei trattati internazionali. Il recesso non ha alcun effetto sui procedimenti in corso o su qualsiasi questione già all’esame della Corte prima della data in cui il recesso ha avuto effetto”, viene spiegato. Immediata la replica dell’Ungheria che assicura di non avere intenzione di dare seguito al mandato di arresto: “Aspettiamo il presidente Vladimir Putin con rispetto, naturalmente”, ha chiarito il ministro degli Esteri Szjjarto.
La scelta simbolica di Budapest – In attesa di conoscere se e quando si terrà l’incontro, resta il fatto che la scelta di Budapest come sede del summit ha anche un valore altamente simbolico: fu proprio nella capitale ungherese, nel 1994, che Stati Uniti, Regno Unito e Russia firmarono il Memorandum di Budapest, garantendo all’Ucraina la propria sovranità e integrità territoriale in cambio della rinuncia all’arsenale nucleare.
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