ll terzo salvavita di Trump a TikTok non piace alla base del Gop. Ecco perché
- Postato il 20 giugno 2025
- Verde E Blu
- Di Formiche
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Tutto come ampiamente previsto. Donald Trump ha firmato l’ennesimo ordine esecutivo per prorogare l’entrata in vigore del divieto di TikTok negli Stati Uniti. È la terza volta che il presidente americano prende questa decisione, la prima appena pochi giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. Il motivo del ritardo sta nelle relazioni con la Cina. Non sono buone, ma dopo il pesante braccio di ferro sui dazi che aveva portato i cinesi a irrigidirsi e a non dare il via libera alla vendita del social network, Washington e Pechino stanno provando ad intendersi. Per questo la proroga serve a non frenare nuovamente i discorsi, affinché si possa arrivare a un accordo che vada bene a entrambe le superpotenze. Per questioni di sicurezza, gli americani vorrebbero che ByteDance – società madre di TikTok – vendesse a un’azienda statunitense, così che questa possa avere la maggioranza. Per raggiungere un’intesa ci sarà tempo fino al 17 settembre.
“Ringraziamo il presidente Trump per il suo sostegno nel garantire che TikTok resti accessibile agli oltre 170 milioni di utenti americani e 7,5 milioni di imprese negli Stati Uniti”, afferma la piattaforma cinese promettendo di “continuare a collaborare con la vicepresidenza di JD Vance”. Era infatti il braccio destro di Trump a essere indicato come volto delle trattative per parte americana. Non tutti però sono così entusiasti della scelta del presidente americano.
A storcere il naso non sono soltanto i Democratici, che sia a maggio sia a inizio mese avevano scritto una lettera indirizzata a Trump per chiedergli di ritornare sulla sua decisione. In entrambe le occasioni gli ricordano della legge bipartisan approvata al Congresso, il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, che chiedeva l’esatto opposto di quello che sta facendo la Casa Bianca: “Lei e la sua amministrazione avete concesso a TikTok numerose proroghe che hanno ritardato sia il disinvestimento qualificato di TikTok dalla Cina sia il tanto auspicato trasferimento a una proprietà americana”, si legge nell’ultima missiva. “Questa posizione è sconcertante, dato che la vostra amministrazione ha dimostrato contemporaneamente di essere capace di indagare in modo aggressivo sulle aziende americane di social media e tecnologia”.
A far più rumore, però, sono le lamentele interne al Partito Repubblicano. Il malumore di alcuni senatore di livello è stato raccolto da Axios: “Non sono particolarmente entusiasta, non credo sia una buona idea”, afferma Roger Wicker (Mississipi); “Non è quello che vorrei. Sono d’accordo che cerchi di venderla, va bene, ma penso che a un certo punto dovremo far rispettare questa legge”, gli fa eco Josh Hawley (Montana); “Vorrei che la legge entrasse in vigore”, è il desiderio di John Cornyn (Texas); “Probabilmente è secondaria a tutto il resto che accade nel mondo”, osserva Mike Rounds (Dakota del Sud), convinto “a un certo punto” la piattaforma dovrà essere venduta o cancellata; “La Cina ha utilizzato TikTok per spionaggio e propaganda”, sentenzia Ted Cruz (Texas), un trumpiano della prima ora, “ecco perché il Congresso ha approvato a larga maggioranza una legge per costringere il governo comunista cinese a disinvestire, spero e mi aspetto che ciò accada”.
Nei calcoli che sta facendo la Casa Bianca su TikTok, c’è dunque da tener dentro anche i mal di pancia della base repubblicana che lo ritiene ancora una minaccia per la sicurezza nazionale.