Luca Patriarca (Caritas): “L’immigrazione a Savona una risorsa, non un pericolo. Ecco come accogliamo chi arriva”

  • Postato il 12 ottobre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Luca Patriarca Caritas

Savona. Luca Patriarca è il responsabile del servizio immigrazione della Fondazione diocesana Comunità Servizi Onlus, braccio operativo della Caritas. Da 26 anni, ovviamente con ruoli diversi, si occupa di immigrazione. Per gli immigrati è quasi un “mito”, a molti di loro ha cambiato la vita. Ci sembra dunque la persona più adatta per fare il punto su questo fenomeno a Savona.

Patriarca lo fa nel modo migliore: in difesa degli immigrati, i più deboli, aiutandoli nell’integrazione, ma anche insegnando loro che il Paese che li ha accolti ha regole da rispettare.

Patriarca, il generale Teo Luzi, poco prima di lasciare la carica di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, ha detto che la concessione della cittadinanza italiana agli immigrati, in termini di buon senso come potrebbe prevedere una nuova legge, è il modo migliore per facilitare l’integrazione e risolvere problemi persino di ordine pubblico. Se lo dice una persona con quel ruolo significa che può essere davvero la strada giusta. Lei che ne pensa?

“Non posso ovviamente che essere d’accordo, tenendo conto che la cittadinanza è comunque la fine di un percorso spesso lungo e irto di difficoltà. Della regolarizzazione degli immigrati beneficiano tutti, ma ci sono leggi di trent’anni da modificare e con i tempi, anche politici, che viviamo, non mi pare che sia una cosa facile“.

Anche a Savona, con una percezione forse sbagliata ma legittima, alcuni pensano che, soprattutto in certi quartieri, ci siano troppi immigrati e che possano in qualche modo costituire un pericolo, un impedimento. A volte si sente dire: “Ma qui ci sono ancora italiani?”.

Io non rilevo problemi di integrazione, soprattutto nelle scuole, perché bambini e ragazzi sono il futuro di tutti e non minacciano certo, come alcuni pensano o vogliono far credere, i nostri valori. Si tratta invece di una risorsa, un arricchimento, una utile contaminazione“.

I numeri che cosa dicono?

A Savona città ci sono circa 6000 immigrati, con in testa gli albanesi, ed è dunque una percentuale del 10 per cento circa, perfettamente tollerabile, anzi in molti casi utile, simile ad altri centri come il nostro e addirittura assolutamente inferiore ad altre città, soprattutto quelle più grandi”.

Che cosa si può fare tra la gente per favorire l’integrazione ed evitare certe paure?

Il razzismo è ignoranza, il mio consiglio è quello di parlare con gli immigrati e di chiedersi che percolo può costituire la persona che ho davanti. Credo che un colloquio possa far cadere certi tabù, dovuti a copia e incolla di prese di posizione divulgate solo per convenienza politica, anche se la politica cerco sempre di lasciarla fuori dalla mia attività”.

A proposito, come si svolge il suo lavoro?

“Ammetto che è molto difficile. Intanto cerco di ascoltare chi arriva, con le ferite di un viaggio magari lungo e pericoloso. L’apparato dell’immigrazione, nonostante l’impegno di molti anche nelle istituzioni, è disastroso. Gli strumenti per aiutare i richiedenti asilo sono pochi e inefficaci”.

Nonostante tutto questo lei va avanti….

“La mia stanza è piena di regali, parlo di oggetti di poco valore ma ricchi di significato per il paese di appartenenza, che ogni tanto guardo e mi ripagano della fatica. Mi definisco un disoccupato retribuito, i risultati di cui lei parla sono dovuti al fatto di appartenere a un’organizzazione diocesana che ispira valori e fornisce mezzi pratici assai importanti. Le persone che si rivolgono a noi sono molte, un tempo uno veniva e gli parlavamo, poi è stato giocoforza necessario fissare degli appuntamenti, ci sono anche i social che costituiscono un canale cui prestare attenzione. Una cosa è certa, riusciamo a parlare con tutti. Per rispondere alla sua domanda, ogni tanto un po’ di stanchezza c’è, ma poi passa…”.

Per sintetizzare l’argomento di cui abbiamo parlato, è sufficiente magari dare un’occhiata all’uscita delle scuole di un quartiere come Villapiana: qualche volta colore della pelle diverso o tratti somatici differenti, ma bimbi e ragazzi che si tengono per mano e hanno sguardi in cui si intravede solo l’amicizia.

Autore
Il Vostro Giornale

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