“Luigi Mangione è stato picchiato da 7 donne transgender in Thailandia, mesi prima della sparatoria al CEO di UnitedHealthcare”: la rivelazione
- Postato il 22 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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In queste ore è saltata fuori una indiscrezione, riportata dal New York Times, martedì 21 ottobre, che mette al centro nuovamente Luigi Mangione. Sembra che il presunto assassino, attualmente in carcere, sia stato malmenato da un gruppo di donne transgender durante una notte di follia in Thailandia. Il fatto sarebbe accaduto nei mesi precedenti al presunto attentato all’amministratore delegato di UnitedHealthcare, Brian Thompson.
Mangione si è dichiarato non colpevole delle accuse per aver sparato a sangue freddo al boss cinquantenne del settore sanitario a Midtown, a Manhattan il 4 dicembre 2024.
Il ragazzo è stato arrestato in Pennsylvania dopo una drammatica caccia all’uomo durata cinque giorni. I federali chiedono la pena di morte per Mangione che tornerà in tribunale il 5 dicembre. Non è stata ancora fissata una data per il processo.
Il ventisettenne si sarebbe vantato con gli amici su WhatsApp della sua movimentata vita notturna durante un viaggio zaino in spalla in Asia, prima di tornare negli Stati Uniti nel luglio 2024 e di aver sparato a Thompson a dicembre. In un messaggio sconcertante, Mangione ha affermato di essere stato picchiato da sette “ladyboy” – un termine colloquiale per le donne transgender – a Bangkok e avrebbe condiviso una foto del suo braccio malconcio e graffiato.
Dunque Mangione è partito per un viaggio all’estero da solo all’inizio del 2024, stringendo amicizia con il calciatore Christian Sacchini e un altro ragazzo, non ancora identificato. Sacchini, che ha incontrato Mangione in un pub di Bangkok a marzo, ha dichiarato al New York Times che Mangione inizialmente con lui ha parlato di videogiochi e Pokémon, prima di toccare un altro argomento e cioè su quanto fosse “sballato” il sistema sanitario statunitense rispetto a quello thailandese.
“Non poteva crederci”, ha detto Sacchini riferendosi allo choc di Mangione per il basso costo di una risonanza magnetica nel paese del sud-est asiatico. Il presunto assassino si è poi spostato Monte Omine in Giappone, alla ricerca di un “ritmo più lento per meditare e scrivere”.
I compagni di viaggio, la gente del posto e gli appunti dello stesso Mangione riferiscono come sia “passato dal desiderio di contatto umano all’inizio del suo viaggio all’isolamento, ossessionato da come fare una dichiarazione drammatica sull’ingiustizia relativa alla copertura assicurativa”.
“Non ha usato alcun dispositivo digitale – ha detto Juntaro Mihara, proprietario di una piccola pensione a Tenkawa, dove il laureato dell’Università della Pennsylvania ha soggiornato per sei giorni -. Era silenzioso e aveva solo il minimo indispensabile di conversazione con gli altri ospiti o forse non parlava con nessuno”.
Familiari e amici hanno detto che Mangione al ritorno dal viaggio si è rintanato a San Francisco, smettendo di rispondere ai messaggi e di essere rimasto in silenzio sui social. In uno dei suoi diari, Mangione ha scritto di aver dormito male e di essersi sentito “annebbiato” mentre si concentrava su come combattere quella che riteneva un’ingiustizia. “Finalmente mi sento sicuro di quello che farò”, aveva scritto in una delle pagine, lasciando presagire quello che sarebbe accaduto.
Poi la certezza: “I dettagli stanno finalmente prendendo forma. E non ho alcun dubbio sul fatto che sia giusto e giustificato. Sono contento, in un certo senso, di aver procrastinato, perché mi ha permesso di saperne di più sulla copertura sanitaria universale. L’obiettivo è l’assicurazione. Soddisfa tutti i requisiti”.
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