L’uomo della bomba atomica: il tragico destino di Robert Oppenheimer
- Postato il 6 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Uscita dal progetto Manhattan, il 6 agosto 1945 esplode a Hiroshima la bomba nucleare compiendo la sua opera di sterminio e distruzione. Ai lati dell’ordigno è collocato come materiale fissile (in grado di indurre l’esplosione) l’Uranio 235. L’esito è spaventoso e mai visto prima. Il centro della città è raso al suolo. Il punto di caduta dell’ordigno è ora sede del Memoriale della pace di Hiroshima e là, dove sorgeva il vecchio borgo, c’è ora un parco.
Tre giorni dopo, alle 11,02, è lanciata su Nagasaki un’altra bomba, di natura leggermente diversa con materiale fissile Plutonio 239 posto al centro dell’ordigno. Si stima che le due esplosioni abbiano provocato circa 210.000 morti e 150.000 feriti. La disintegrazione dei corpi e le morti prodotte nel tempo dalle radiazioni non hanno permesso di fornire un computo esatto sugli effetti di questo sterminio.
Da dove arriva questa nuova tecnologia in grado di far sparire l’intera umanità e di rendere la terra un luogo inabitabile? Senz’altro il salto in avanti è prodotto negli anni Venti del Novecento dalla fisica quantistica che studia i fenomeni di piccolissima scala legata agli atomi e alle molecole. Protagonisti di questa stagione sono il danese Nils Bohr e il tedesco (poi premio Nobel) Werner Heisenberg. È in questo momento che si forma in Europa, tra il Cavendish Laboratory di Cambridge e Göttingen in Germania, l’uomo che sarà a capo nel 1943 del progetto Manhattan: Robert Oppenheimer. Si tratta di uno scienziato dotato di notevoli capacità intuitive e apprezzabili qualità manageriali dal momento che la struttura di cui è capo, nell’isolata sede di Los Alamos nel New Mexico, arriva a impiegare 6.000 persone nell’estate del 1945 con una ricaduta su altre 200.000 per l’esorbitante spesa di 2,2 miliardi di dollari.
Dapprima la grande preoccupazione, nella comunità dei fisici americani, si era manifestata nel 1939 dopo che i due chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann avevano scoperto la fissione nucleare, ovvero la possibilità di dividere il nucleo dell’atomo in due nuclei più piccoli generando energia. La risposta statunitense si avvia nel 1940 con l’Office of Scientific Research (ma il Paese entra in guerra solo nel dicembre 1941) anticipando negli esiti le sperimentazioni nucleari tedesche che, a detta di Werner Heisenberg, si sono incanalate in una direzione infruttuosa.
La ricerca non è in nome della scienza, ma si stabilisce un rapporto, in una dimensione mai vista prima, tra potere politico-militare e comunità scientifica, dove quest’ultima viene posta sotto stretto controllo. In particolare, è proprio con l’Office of Scientific Research (Osrd) che politici, militari e scienziati si ritrovano nello stesso organismo guidato dai livelli più alti dell’establishment statunitense: il vicepresidente, il segretario di Stato, il capo di Stato maggiore.
Il progetto Manhattan dà vita a una nuova dimensione del potere orientando i finanziamenti sulla comunità scientifica con il fine di salvaguardare la sicurezza nazionale, ma in realtà arrivando a garantirsi il predominio strategico mondiale.
Quanto Oppenheimer è integrato dentro a questo progetto? Lo è in pieno, dal punto di vista scientifico: i suoi studi proiettano la fisica nel XXI secolo. Il responsabile militare del progetto Manhattan, il generale Leslie Groves, insiste per avere Oppenheimer preferendolo a Ernest Lawrence, premio Nobel nel 1939. Al di là dell’indiscutibile profilo scientifico, il generale Groves sente che è su Oppenheimer che si può stringere il massimo controllo, a causa del suo recente passato che l’ha visto compagno di viaggio di esponenti comunisti legati all’ala più sociale del New Deal roosveltiano. Inoltre, la sua amante Jean Tatlock era comunista e sua moglie era vedova di un antifascista caduto in Spagna.
Già dal 1941 l’Fbi controlla Oppenheimer e le informazioni sul suo fascicolo raggiungeranno le migliaia di pagine. Uno dei suoi biografi, David Cassidy, lo definisce un uomo docile nella catena di comando. La possibilità di essere ricattato rende Oppenheimer più integrato di altri, benché egli abbia considerato superato il suo passato senza però mai rinnegarlo.
Per Oppenheimer l’esplosione atomica è un successo scientifico, ma è irrimediabilmente oscurato dalla drammaticità delle sue conseguenze, dall’orrore che il lungo cammino della fisica possa culminare con la distruzione del pianeta pensando a un modo diverso con il quale la scienza debba porsi al servizio dell’umanità.
Molto noto, anche grazie al film Oppenheimer di Christopher Nolan, l’incontro tra il fisico e il presidente degli Stati Uniti Henry Truman. Lo scienziato confessa il suo senso di colpa: “Sento di avere sangue sulle mie mani”, ma il presidente – vero decisore dei lanci nucleari – lo liquida come un piagnone, ordinando al segretario di Stato Dean Acheson: “Non voglio più vedere qui quel figlio di puttana”.
Nel clima di caccia alle streghe del dopoguerra statunitense, Oppenheimer sarà messo sotto pressione affinché confessi nomi di colleghi comunisti. Nel 1950 Oppenheimer si trova in difficoltà perché un fisico del suo gruppo, Klaus Fuchs, confessa di avere passato segreti all’Urss. Oppenheimer sarà scaricato al momento opportuno dal generale Leslie Groves, al punto che sarà sospeso nel 1954 dall’accesso alle informazioni riservate, nel tentativo di delegittimarlo anche nei confronti della comunità scientifica.
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