‘L’uomo perplesso’, Nicola Vacca ci guida negli abissi filosofici di Emil Cioran
- Postato il 12 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“La conversazione di cinque minuti con una puttana vale infinitamente di più che intrattenersi con gli scrittori. Gli incontri che mi hanno segnato sono avvenuti fuori dalla letteratura. Non ho nulla da imparare da persone che si credono rivoluzionari perché criticano quegli idioti borghesi, mentre la vera rivoluzione consiste nel rimettere in discussione i fondamenti stessi dell’esistenza e di una classe comunque spacciata. Potrei essere reazionario, ma nel senso in cui lo è il diavolo.”
Sono parole di Emil Cioran, che si trovano ne L’uomo perplesso. Viaggio negli abissi di Emil Cioran, di Nicola Vacca (prefazione di Vincenzo Fiore; postfazione di Alessandro Serravalle; Edizioni Qed), che, in questa sua nuova opera, esplora, ancora una volta, quelle che potremmo definire “le stanze segrete della mente del filosofo fu romeno e poi apolide”. Più che un saggio, questo ottimo libro si rivela come una guida estrema, come un dialogo serrato con un amico scomodo, ma affascinante.
“Caro Emil, nelle prime ore del mattino riesco a conversare con te quando mi parli della tua lucida insonnia che ti ha permesso di vedere nella nostra tormentata notte. Quella dilaniante insonnia dello spirito e della carne che ha fatto di te un pensatore unico che come pochi è arrivato all’osso della nostra squartata condizione umana.”
Vacca sembra suggerire al lettore che l’l’incontro con Cioran non è innocuo. Si tratta di un’operazione a cuore aperto. Si esce da queste pagine senza più nessuna illusione; anzi, con la sgradevole certezza che le illusioni, in fondo, sono un peso morto, e non c’è nulla che valga la pena di salvare.
Emil Cioran, la cui opera è profondamente influenzata dal pessimismo esistenziale, caratterizzata da un uso marcato di paradossi, ossimori e provocazioni, emerge in tutto il suo iconico disagio. L’uomo perplesso, infatti, analizza i temi ricorrenti delle opere e della vita del filosofo: la vanità e l’assurdità dell’esistenza, l’insonnia, la morte e il dolore. Cioran, in queste pagine, non è un oggetto di studio sterile. È un percorso, un’ossessione che lega Vacca indissolubilmente a quella parola estrema nata alla periferia dimenticata d’Europa. È la bussola per navigare, o meglio, per affondare, nel mare magnum della contemporaneità.
L’autore raccoglie l’eredità squartante di Cioran con la spietatezza del cronista che non vuole consolare. Non lesina gli affondi letali al nostro tempo, a quel delirio degradante che sembra l’unica cifra rimasta al mondo. La sua critica è un’accusa formale alla superficialità organizzata che ci circonda.
“Il pensatore si interroga sulle ragioni del decadimento del suo tempo, ponendosi in rapporto con le contraddizioni e con i paradossi, assumendo una posizione scomoda e eterodossa e quindi mostrando in ogni sua parola un rigetto per le ortodossie del pensiero e i suoi modi edulcorati di ragionare. Cioran è prima di tutto un uomo che si porta addosso il peso straordinario delle sue illuminanti contraddizioni.”
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