L’uso del termine ‘terrorista’ è facilmente manipolabile: pochi media ne escono innocenti
- Postato il 12 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Quando giornali e giornalisti abbandonano il loro ruolo e fanno politica, dovrebbe suonare un campanello d’allarme collettivo. Con la tragedia in corso a Gaza, quasi nessun media ne esce totalmente innocente. Prendiamo l’uso del termine “terrorismo”: cosa significa davvero? Prima delle opinioni va ricordato che non esiste una definizione giuridica condivisa a livello universale.
Espressioni come “terroristi di Hamas”, “terroristi di Hezbollah”, o addirittura “giornalista terrorista”, come apparso sul quotidiano La Repubblica per Anas Al-Sharif, il collega di Al Jazeera ucciso in un attacco dell’Idf, sono cariche di implicazioni pesanti, spesso rimosse o corrette in seguito.
Le Nazioni Unite non hanno mai codificato una definizione formale di “terrorismo”, sebbene abbiano riconosciuto concetti come “movimento di liberazione nazionale” e “diritto all’autodeterminazione”. La parola “terrorismo” è facilmente manipolabile, a seconda del contesto storico, geografico o politico. Nel caso dell’Isis o di Al Qaeda, è stato relativamente semplice raggiungere un consenso nel definirli come organizzazioni terroristiche, perché erano entità amorfe, senza governance statale e con obiettivi poco coerenti. Viceversa, la Palestina (e Hamas) presenta caratteristiche tipiche di uno stato-nazione: governo riconosciuto, popolazione stabilmente radicata in un territorio con confini più o meno definiti, e riconoscimento diplomatico esteso.
Quando giornalisti italiani e internazionali ignorano il diritto internazionale e le dottrine in materia, si danneggia la neutralità dell’informazione e la reputazione della professione a prescindere dalle loro opinioni sull’attribuzione o meno dell’etichetta di “terrorismo” a Hamas. Infatti, Hamas non è considerata un’organizzazione terroristica dall’Onu e da 153 Stati su 193. E tra gli altri è riconosciuta come attore legittimo da Paesi, tra cui Turchia (secondo esercito Nato), Brasile e Norvegia.
Alcuni atti di Hamas, come gli attentati del passato e l’attacco del 7 ottobre, possono essere decisamente definiti “terroristici”. Tuttavia, azioni analoghe compiute dall’Idf, come arresti e bombardamenti nei territori palestinesi, hanno un impatto simile e sono parte della realtà quotidiana. Chi si sognerebbe di inserire l’Idf nella lista delle organizzazioni terroristiche?
Molti Stati mantengono rapporti con la realtà politica palestinese, considerando che la lotta armata (definita terrorismo da Israele e ripresa senza critica da molti media europei) è strettamente collegata all’occupazione dei territori palestinesi, ininterrotta dal 1967. La parola “terrorismo”, così come usata da Israele e amplificata dai media occidentali, si inserisce in un contesto storico di guerra ed emergenza permanente, non di pace o normalizzazione.
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