Macron, un triste fin de règne: governo in crisi, lui nell’angolo, cosa succede in Francia?
- Postato il 31 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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Macron, un triste fin de règne: governo in crisi, lui nell’angolo, cosa succede in Francia?
Il cattolicissimo François Bayrou ha scelto l’eutanasia. Politica, beninteso, ma eutanasia.
Preferisce far cadere il suo governo con un voto di sfiducia piuttosto che agonizzare per mesi durante uno sfibrante dibattito sulla Finanziaria.
Sarà il secondo esecutivo francese a schiantarsi contro il muro delle opposizioni riunite in meno di un anno. E si aprirà un terzo capitolo nella lunga fin de règne di Emmanuel Macron.
Presidente eletto due volte come François Mitterrand e Jacques Chirac (nel dicembre 1958 il generale de Gaulle non fu eletto a suffragio universale), al pari dei suoi predecessori non gli sarà risparmiato un lungo crepuscolo. Il paese gli ha voltato le spalle, i partiti sono in fibrillazione per le comunali del marzo prossimo e soprattutto le presidenziali della primavera 2027, le sue possibilità di manovra in politica interna sono ridotte al lumicino.
Non potrà ricandidarsi, poiché la costituzione vieta più di due mandati consecutivi, e solo sul fronte internazionale può ancora occupare la ribalta, sia pur con meno smalto di quando dominava la scena transalpina.
Macron presidente a 38 anni

Entrato all’Eliseo a soli 38 anni, Macron ha creduto di poter controllare il mondo politico e il paese come Giove controllava l’Olimpo.
Con il tempo si è reso conto che non era possibile, soprattutto perché sono cambiati i tempi e anche la Quinta Repubblica è invecchiata, si dimostra sempre meno adatta ai bisogni di una democrazia contemporanea.
La coabitazione tra un presidente e un’Assemblea nazionale di un altro colore è già stata sperimentata da Mitterrand e Chirac, ma all’epoca l’opposizione aveva la maggioranza dei seggi e il capo dello Stato si ritirava nel suo ‘dominio riservato’, cioè politica estera e difesa.
Oggi Macron ha di fronte un’Assemblea nazionale frammentata, senza nessuna maggioranza, in preda agli umori di partiti sballottati e incapaci di indicare una rotta.
La fin de règne, insomma, si sta trasformando anche in una crisi (passeggera? durevole?) del sistema politico-istituzionale francese. Che tra le sue basi aveva un pilastro non previsto dalla costituzione ma indispensabile : uno scrutinio maggioritario a doppio turno, capace di creare sempre le condizioni di una stabile maggioranza di governo.
Con l’esplosione dei populismi di destra e di sinistra e la crisi dei vecchi partiti il sistema è diventato zoppo. Macron non si rassegna alla sconfitta politica subìta alle politiche del luglio 2025 e le forze politiche si dimostrano incapaci di uscire dagli schemi tradizionali della Quinta Repubblica.
Come se non bastasse, lo stallo di questi mesi non ha solo costretto i due governi, Barnier prima e Bayrou poi, a limitarsi al disbrigo degli affari correnti o poco più. Ha anche messo in mostra la pochezza del personale politico transalpino: non si sente levarsi la voce di un leader capace di sormontare la mediocrità generale.
Pesano solo le estreme
Solo l’estrema destra e l’estrema sinistra riescono a farsi sentire, perlomeno a sprazzi. In questo vivacchiare, Macron appare come un’aquila in mezzo a una classe politica di scarsa levatura e soprattutto abituata a un sistema in cui il presidente dettava legge e gli altri si adattavano docilmente.
Rotto quel meccanismo, il sistema politico naviga a vista, con poche idee e soprattutto senza una cultura della discussione e del compromesso.
Non si sa cosa farà Macron dopo le inevitabili dimissioni di Bayrou.
Ha detto che non scioglierà per la seconda volta l’Assemblea nazionale e che andrà avanti fino alla scadenza del suo mandato. In ogni caso dovrà trovare qualcuno di più solido dei due primi ministri bruciati in meno di dodici mesi. Anche a costo di trovarsi di fronte una personalità capace di una vera autonomia.
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