‘Marco e Mattio’ di Sebastiano Vassalli rivive in dodici stele nella Val di Zoldo. Un percorso paesaggistico letterario per mostrare “la curiosità della vita al di fuori dell’uomo”.

  • Postato il 26 luglio 2025
  • Cultura
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

“Zoldo non è un paese né una valle che prende il nome dal suo fiume, ma è – o per meglio dire, era – una dimensione dello spirito”. Soltanto le pietre del Mas di Sabe e il “grande spirito” dei letterati potrebbero confessarci se è stato più Sebastiano Vassalli a dare alla Val di Zoldo o la valle bellunese a dare al romanziere ligure. Marco e Mattio (Rizzoli), il romanzo storico che Vassalli preparò trasferendosi nella valle zoldana per un periodo, e pubblicò nel 1992, dopo aver vinto il Premio Strega con un altro romanzo storico – La chimera (1990) -, è un dono prezioso che solo un poeta visionario con i piedi ben saldi nella realtà come lui poteva comporre.

Un libro che sembra impregnato della fuliggine delle miniere e delle fucine zoldane, impastato nel fango e nelle acque del Maé e allo stesso tempo inchiodato all’ingiustizia, alla brutalità, al mistero della storia sconosciuta dei miserabili senza nome e ricordo. “La curiosità per la vita al di fuori dell’uomo: nelle erbe, negli insetti, nelle montagne, nei mondi lontani, è il legame che unisce tra loro i protagonisti della mia storia, ed è anche ciò che li unisce al loro autore, la ragione che mi ha spinto a cercarli, e a farli rivivere”, spiega Vassalli nell’introduzione del suo romanzo. Il “folle” ciabattino Mattio Lovat, figura realmente vissuta tra fine ‘700 e inizio ‘800 a Casal di Zoldo e morto a Venezia nell’isola di San Servolo nell’ospedale psichiatrico dopo aver tentato il suicidio, e il misterioso Don Marco, l’ “ebreo errante” di letteraria memoria.

E con loro, sotto e sopra di loro, dentro di loro, la Val di Zoldo. Valle che a dieci anni dalla prematura scomparsa dello scrittore gli dedica un Percorso “paesaggistico-letterario” che dal 26 luglio potrà essere ammirato da viandanti e turisti attraverso le dodici stele in vetro temperato che ripropongono citazioni dal romanzo vassalliano e che seguono un percorso ad anello che inizia (e finisce) a Forno di Zoldo e che toccherà diversi paesi citati nel libro, tra cui Casal, dove Mattio Lovat realmente nacque. Ad inaugurare il percorso il sindaco Camillo De Pellegrin; la moglie di Vassalli, Paola Todeschino; l’italianista Cristina Nesi e il professor Marco Cicala. Vassalli era già stato celebrato in valle con la consegna della cittadinanza onoraria il 3 gennaio del 2015 e dopo la sua morte nel 2019 con una mostra a lui dedicata zeppa di carte preparatorie a Marco e Mattio, lettere, appunti, perfino la macchina da scrivere, sulla sua “ricerca storica” nella professione letteraria tesa sempre attorno ad un perenne legame del passato dentro al nostro presente.

Questa volta il ricordo diventa monade organica intrisa dalla natura circostante, perché proprio come facevano Mattio e Don Marco, a Zoldo bisogna ogni tanto fermarsi e alzare gli occhi verso il cielo notturno stellato. “Mi piace perdermi col pensiero in quel pulviscolo di sistemi solari che si vedono tra una costellazione e l’altra, in quel buio che c’è dietro i sistemi solari, dove si muovono inutilmente milioni di mondi – scriveva Vassalli a proposito del romanzo. “Soffermarmi a riflettere sull’infinità di quello sperpero che chiamano universo mi fa bene e mi aiuta a stare bene. Che altro sono le nostre impercettibili vite, e le nostre microscopiche storie, se non sperpero nello sperpero?”.

L'articolo ‘Marco e Mattio’ di Sebastiano Vassalli rivive in dodici stele nella Val di Zoldo. Un percorso paesaggistico letterario per mostrare “la curiosità della vita al di fuori dell’uomo”. proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti