“Marco Mazzoli guadagnava 30 mila euro al mese. Claudio Cecchetto piaceva al pubblico, ma meno ai colleghi”: lo rivela l’ex patron della radio Alberto Hazan
- Postato il 8 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Tutto è partito da un regalo, una piccola radio ricevuta da bambino: “Siamo diventati inseparabili, la tenevo con me giorno e notte. Per colpa della radio mi hanno bocciato tre volte: la accendevo, iniziavo a sognare, dimenticavo lo studio e passavano le ore”. Da quel primo colpo di fulmine, Alberto Hazan costruisce il primo vero impero dell’FM privata in Italia.
La lampadina si accende con Audiola, azienda di hi-fi. “Intercettai per caso Radio Milano International che mi colpì per la musica che trasmetteva, così cominciai a fare pubblicità da loro, con 90 mila lire al mese avevo 20-30 spot di pubblicità al giorno: Audiola velocemente diventò famosa quasi quanto Pioneer”, racconta al Il Corriere della Sera. Poi arriva il fratello Edoardo e la proposta: “400mila lire per fondare una radio”. Nasce così Radio Studio 105, il 16 febbraio 1976, in un appartamento popolare.
Dallo scantinato di via Lorenteggio si passa a Galleria del Corso. E ben presto restano solo Hazan, suo fratello e Loredana Rancati. “Abbiamo cominciato a cercare quelli più bravi. Piano piano abbiamo messo su un’equipe di ragazzi, tutti allegri e simpatici. Avevamo Max Venegoni, Alex Peroni, Gianni Riso, Piero Cozzi/P3, Loredana stessa e c’era anche Claudio Cecchetto che piaceva al pubblico, ma meno ai colleghi”.
Il segreto? Uno stile nuovo. “Mentre allora tutte le radio avevano adottato uno stile impegnato o ‘all’americana’, noi ci orientammo a uno stile solare, allegro e amichevole, vicino alla gente: tutti ci consideravano degli amici”. Ma fuori, era il Far West. “Di notte, di nascosto, facevamo le prove sulle montagne per creare i ponti radio che permettessero la diffusione della trasmissione”. Arrivarono le denunce, poi i carabinieri: “Sono saliti sul tetto, hanno sigillato le antenne e ci hanno sequestrato tutto. Era il 1988”.
Quell’anno arriva la svolta. Una sentenza della Cassazione sblocca tutto e, con una settimana di ritardo rispetto a Berlusconi anche Hazan può andare in onda in tutta Italia. È la nascita della vera alternativa alla Rai: “Nell’88 avevamo tre reti nazionali (105, Monte Carlo e 105 Classic) con una dorsale che andava in tutta l’Italia. Tre radio come solo la Rai e 50 miliardi di lire di fatturato, nessuno faceva quei soldi lì”. Tutto imparato sul campo: “Non eravamo del campo, non sapevamo niente di questo mestiere… Per farlo abbiamo utilizzato antennisti che prima si occupavano di antenne tv nei condomini o di cercapersone e citofoni”.
Poi arrivano Cecchetto (“Era bravo. Piaceva al pubblico, ma un po’ meno ai colleghi… con i ragionieri non fai spettacolo”) e Mazzoli, anima dello Zoo di 105: “Lui guadagnava 30mila euro al mese e gli mandai una fattura falsa di 14 mila euro. Gli prese un colpo, è anche un po’ taccagno… Però quando vedevo che il fatturato era basso tornavo da lui e gli dicevo: “Di’ un po’ di parolacce per favore”.
Nel 2018, dopo 93 milioni di euro di fatturato, Finelco viene ceduta a Mediaset. Ma per Hazan non è un addio. “Certo quel mondo non c’è più: oggi tutte le radio hanno raggiunto la pace dei sensi, non c’è più concorrenza, nessuna schermaglia, c’è molta omologazione. RMC era chic, Virgin trasgressiva ma elegante, 105 casinista. Oggi sono ottime radio ma poco vitali”.
Eppure, qualcosa gli è rimasto: “Abbiamo i diritti mondiali per il marchio di Radio Monte Carlo e con MC2 un bouquet di 18 radio digitali… Abbiamo 12 milioni di accessi e 5 milioni di ascoltatori al mese che per radio ‘di nicchia’ è tantissimo”.
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