Marvin Bell, Marco Polo e gli ingranaggi del mare (Traduzione di Stella Sacchini)
- Postato il 12 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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In questa poesia, finora inedita in italiano, il poeta laureato dell’Iowa Marvin Bell ci presenta un Marco Polo eroico e sfuggente, innamorato degli ingranaggi del mare, scultore raffinatissimo che con il suo scalpello plasma e domina l’ignota materia oceanica. Con immagini potenti e fortemente evocative traccia un ritratto vivido dell’esploratore veneziano e lo consegna al lettore in tutta la sua inesauribile sete di conoscenza: punta la bussola sull’oro e sull’avorio, e il dizionario sul cinese, leviga con lo scalpello la prua e dirige “il suo sparuto ingranaggio verso un angolo sfuggente del globo”. Così inizia il viaggio, ci racconta il poeta. Così inizia ogni viaggio, così si innescano i misteriosi ingranaggi dell’immaginazione.
S.S.
Marco Polo
1
Era eroico, sfuggente, innamorato degli ingranaggi
del mare, e al mare dedicava ogni suo canto.
D’oro aveva il sorriso, e il ghigno di uno scheletro
interrato, perché ogni sorriso finisce in un ghigno.
Nelle sue mani celebri, lo scalpello cinguettava:
in mani come le sue, anche un insetto canterebbe.
Lui, la cui sorte cavalcava gli oceani schiumosi
verso abiti eburnei di un materiale ignoto.
Così, nella cenere, un angelo sparuto può cantare,
dal fondo del suo ventre nudo, di una delicata vacuità.
2
Quando Marco Polo impostò la bussola sull’oro
e sull’avorio, e il dizionario sul cinese,
quando Marco Polo posizionò lo scalpello per lisciare la prua
(per rimestare le onde e farle schiumare) e render la poppa di ghiaccio,
quando Marco Polo fissò lo sguardo sulle vesti seriche
e sui visi di porcellana della Cina, e quando poi diresse
il suo sparuto ingranaggio verso un angolo sfuggente
del globo, e i volti della ciurma si erano fatti cinerei,
e persino il sartiame sogghignava come uno scheletro, ecco,
proprio allora Marco Polo sbarcò e gli insetti in gabbia cantarono!
3
Con lo scalpello, trovò l’oro. E l’avorio, e le ceneri.
Con un dizionario in prestito, parlò e cantò.
Con gli ingranaggi, la schiuma. Con gli ingranaggi, l’eroe sfuggente.
Con gli ingranaggi, un ghigno. Con gli ingranaggi, gli insetti.
Con gli ingranaggi, uno scheletro. Con il sartiame sparuto,
un ventre cinereo in uno scheletro sfuggente. Con lo scalpello,
l’oro per gli ingranaggi per trasportare gli abiti bruniti
in Inghilterra, anche se cantava soprattutto dell’oro.
Era il Marco Polo del tè e della polvere da sparo,
divorato dagli ingranaggi dei bachi da seta orientali.
*
Marco Polo
1
He was heroic, fugitive, in love with the machinery
of the sea, and every song he sang was of the sea.
His smile was golden, and a skeleton’s grimace
in the earth, for every smile ends up in a grimace.
In his famous hands, a chisel could whistle,
and in hands such as his, an insect might sing.
He whose chances rode the foaming oceans
toward ivory-hued dresses of a new substance.
Thus, among ashes, a scrawny angel may sing,
from a naked belly, of a delicate emptiness.
2
When Marco Polo set his compass for gold
and ivory, and his dictionary for Chinese,
when Marco Polo set his chisel for a smooth bow
(to stir the waves to foam) and a stern like ice,
when Marco Polo fixed his stare on silky dresses
and the porcelain look of China, and when he had
sailed his scrawny machine to a fugitive corner
of the globe, and the faces of his crew were ashen,
and even the rigging grimaced like a skeleton, why
then Marco Polo landed, and the caged insects sang!
3
With a chisel, he found his gold. And ivory, and ashes.
With a borrowed dictionary, he talked and he sang.
With machinery, foam. With machinery, the fugitive.
With machinery, a grimace. With machinery, insects.
With machinery, a skeleton. With scrawny rigging,
a belly of ashes in a fugitive skeleton. With a chisel,
the gold for machines to carry the burnished dresses
to England, though he himself sang mainly of the gold.
He was the Marco Polo of tea and gunpowder,
devoured by the Oriental machinery of the silkworm.
Il poeta e critico americano Marvin Bell (3 agosto 1937 – 14 dicembre 2020) nasce a New York da una famiglia ebrea di origine ucraina. È stato il primo poeta laureato dello stato dell’Iowa. È autore di più di venti raccolte poetiche, tra cui: The Book of the Dead Man (Copper Canyon Press, 1994), Ardor: The Book of the Dead Man, Vol. 2 (Copper Canyon Press, 1997), Nightworks: Poems 1962–2000 (Copper Canyon Press, 2000), Mars Being Red (Copper Canyon Press, 2007), e Vertigo: The Living Dead Man Poems (Copper Canyon Press, 2011).
Bell ha insegnato per quarant’anni all’Iowa Writers’ Workshop presso l’Università dell’Iowa.
Premi e onorificenze: American Academy of Arts and Letters Award in Literature, Guggenheim and National Endowment for the Arts fellowships, Senior Fulbright appointments in Yugoslavia e Australia, Flannery O’Connor Professor of Letters all’Università dell’Iowa, primo poeta laureato dell’Iowa, Lamont Poetry Selection of the Academy of American Poets. Le sue poesie non sono mai state tradotte in italiano.
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