Matteo Formenti stava riparando un impianto e non era vicino alla piscina quando il bimbo cadde in acqua
- Postato il 27 giugno 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Matteo Formenti, il bagnino 37enne trovato senza vita nella giornata di ieri, mercoledì 25 giugno, a Cologne, in provincia di Brescia, stava riparando l’impianto ed era lontano dalla piscina, dove lo scorso venerdì ha perso la vita il bimbo di 4 anni annegato in un momento di distrazione dei genitori. È quanto emerso dalle prime indagini come riportano alcuni quotidiani. L’uomo, che era stato iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto insieme ad altre persone, lavorava da quattro anni nel parco acquatico Tintarella di Luna a Castrezzato.
Dalle prime ricostruzioni, l’ipotesi più accreditata dagli investigatori è che Formenti, forse sconvolto dagli eventi di venerdì e dalla morte del bambino, si sia tolto la vita. La procura di Brescia ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio.
Il bagnino viveva con i suoi genitori a Chiari, nel Bresciano, e si guadagnava da vivere alternando lavori stagionali, tra turni in piscina, in ristoranti e alberghi. Viene descritto da chi lo conosceva come un ragazzo molto riflessivo, taciturno. La madre ne aveva denunciato la scomparsa lunedì, quando Formenti, uscito di casa la mattina per andare al lavoro, non ha più dato notizie di sé.
Nel weekend gli inquirenti avevano sequestrato il telefono del 37enne, insieme a quello di tutti i colleghi presenti nel giorno della tragedia, e proprio lunedì i carabinieri avrebbero dovuto notificargli l’avviso di iscrizione nel registro degli indagati.Si trattava di un atto formale dopo quanto accaduto nella piscina in cui l’uomo lavorava. Formenti non sapeva di essere ufficialmente indagato, ma probabilmente lo sospettava.
Domenica era stata data la notizia della morte del bimbo caduto in piscina, dopo che da due giorni era ricoverato all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Il giorno dopo Formenti aveva preso l’auto per allontanarsi da casa e l’aveva parcheggia nei pressi del bosco ai piedi del Monte Orfano, non lontano da Chiari. Proprio lì, 48 ore dopo, è stato trovato in mezzo alle sterpaglie da due runner il suo cadavere. Aveva la testa in un sacchetto di plastica e le mani erano legate con con un lucchetto da bicicletta, probabilmente per evitare che l’istinto di sopravvivenza avesse la meglio. La causa della morte sembra infatti essere il soffocamento, un filo rosso che unisce le due tragedie. Nonostante ciò, la pm di turno, Lisa Saccaro, ha disposto l’autopsia. Sebbene si pensi a un suicidio, i carabinieri stanno ancora indagando sull’esatta dinamica degli eventi.
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